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domenica 13 luglio 2014

Italia/Ue: presidenza, nomine scacciano flessibilità

Scritto per EurActiv.it il 13/07/2014

Nomine in corso nell’Unione europea: quelle relative alla Commissione europea s’intrecciano con le designazioni del presidente del Consiglio europeo – dopo Herman van Rompuy - ed eventualmente del presidente dell’Eurogruppo, oltre che dell’alto responsabile per la politica estera e di sicurezza comune, che, come vice-presidente, è pure membro dell’Esecutivo.

La prossima settimana, è fitta di scadenze: lunedì, il Parlamento europeo farà l’esame ai quattro neo-commissari europei che sono succeduti ai colleghi eletti a Strasburgo.

Alcuni Paesi, come la Finlandia, hanno già scelto quello che sarà il commissario del prossimo mandato, mandando a Bruxelles, al posto di Olli Rehn, l’ex premier Jyrki Katainen. Altri Paesi, come l’Italia, hanno fatto una scelta ponte, mandando a Bruxelles non un politico, ma una personalità competente, come l’ambasciatore Ferdinando Nelli Feroci.

La scelta dell’Italia per la prossima Commissione è subordinata alla possibilità di ottenere per Federica Mogherini il posto attualmente tenuto da Lady Ashton.

Martedì, l’Assemblea di Strasburgo voterà l’investitura al presidente designato della Commissione europea Jean-Claude Juncker, che non pare compromessa dall’intreccio di dichiarazioni –contraddittorie- fatte dallo stesso Juncker, incontrando la scorsa settimana i gruppi politici.

L’ex premier lussemburghese e presidente dell’Eurogruppo è stato soprattutto sollecitato sulle sue intenzioni per la responsabilità degli affari economici e monetari che i socialisti rivendicano all’ex ministro francese Pierre Moscovici, ma che pareva destinato al popolare Katainen.

Mercoledì, il Vertice potrebbe mettere qualche punto fermo. In questi giorni, viene preparato da consulti ‘di partito’, come quello fra i leader socialisti promosso sabato dal presidente francese François Hollande, o ‘di ruolo’, come quelli fatti venerdì dal premier Renzi, avendo l’Italia la presidenza di turno del Consiglio dell’Ue, chiamando, in particolare, la cancelliera Angela Merkel e il cancelliere austriaco Werner Faymann, oltre a Hollande e van Rompuy.

La composizione della Commissione –esercizio che impegnerà Juncker tra estate ed autunno- sarà un puzzle, nel quale tenere conto di vari fattori: facile quello di base nazionale –un commissario per Paese-; più complicati quelli ‘di genere’ e ancora di più ‘partitici’. E l’assegnazione dei portafogli dovrà tenere conto dei desideri nazionali.

A Juncker si presta l’intenzione di creare qualche ‘portafoglio’ nuovo, come l’immigrazione, o il Mediterraneo; ma c’è pure chi gli suggerisce, piuttosto che ‘disintegrare’ ulteriormente le competenze esistenti, di ‘aggregare’ commissari sui temi forti.

Di recente, su ‘l’Unità’, Pier Virgilio Dastoli evidenziava possibili clusters: energia, ambiente e clima; industria, innovazione e ricerca; dimensione sociale, cultura e formazione; cittadinanza, affari interni, giustizia e libertà; affari economici e monetari, bilancio e fiscalità; coesione territoriale e agricoltura e pesca; tutto l’insieme delle relazioni esterne. Una difficoltà starebbe nell’avere poi commissari ‘senior’ e altri ‘junior’, come ministri e sotto-segretari.

La settimana delle nomine potrebbe allontanare per qualche giorno l’attenzione dal dibattito, fin stucchevole, nella sua prevedibilità, sulla flessibilità, i cui termini stanno nelle dichiarazioni di Juncker: il Patto di Stabilità sarà applicato con buon senso, ferma restando la sua “allergia” a deficit e debito.

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