Scritto per Il Fatto Quotidiano dello 06/07/2014
Il califfo esce dall’ombra e va
alla conquista del web: Abu Bakr al Baghdadi pronuncia un sermone in una
moschea di Mosul, la seconda città dell’Iraq, nel Nord, presa dalle milizie
jihadiste, e lo posta online, invitando tutti i musulmani a ubbidirgli.
Il messaggio, una predica nel
venerdì di festa, all’ora della preghiera comune, non ha la ieraticità dei
video di Osama bin Laden, postura da profeta e mitra accanto, che giungevano
dalle montagne al confine tra Afghanistan e Pakistan. Ma la sua diffusione prova
che il leader dello Stato islamico auto-proclamatosi califfo tra Siria e Iraq
si ropone come leader di tutta la comunità musulmana, o almeno dell’area
integralista e sunnita, incurante delle scomuniche comminategli.
E gli jihadisti, oltre che i successi
militari sul terreno, cercano quelli mediatici sul web. La notizia del video
arriva da twitter, sui profili di militanti ‘portavoce’ di al-Baghdadi e
milizie –fra di essi, un cileno di 25 anni-. Una strategia di comunicazione
che, più che bin Laden e il suo successore Ayman al Zawahiri, non a loro agio
con i tweets, ricorda i talebani 2.0 del mullah Omar, con veri addetti stampa e profili sui social
media.
Internet è uno strumento di
propaganda, ma anche di raccolta di fondi: dai social network, arrivano alla
galassia di al Qaeda finanziamenti cospicui, stimati a miliardi di dollari, e
migliaia di volontari reclutati ovunque nel Mondo. Per Angel Rabasa, dell’Iiss, già analista
dell’Amministrazione Usa, "dei 10mila volontari stranieri giunti in Siria
per combattere Assad, 2mila venivano dall’Europa".
In un precedente messaggio, solo
audio, diffuso dopo la proclamazione del califfato, Al Baghdadi aveva detto il
2 luglio che "è dovere religioso di tutti i musulmani riunirsi nel
califfato islamico" e aveva promesso di reagire “all'oppressione dei
musulmani nel mondo". "Superate le divergenze e rimanete uniti: se
seguirete le mie indicazioni, e se Allah lo vuole, vi porterò alla conquista di
Roma e del Mondo intero". Una
minaccia simbolica, avevano prudentemente reagito le autorità italiane, ma da
prendere sul serio.
Il video di al-Baghdadi non è stato ancora “autenticato”
dall’intelligence occidentale. Grande barba, tunica e turbante neri, volto
ancora giovane, l'uomo indicato come "principe dei credenti Abu Bakr al
Baghdadi" è molto somigliante all'identikit fornito mesi fa dai servizi di
sicurezza americani e giordani. Gli Stati Uniti hanno posto su di lui una
taglia di dieci milioni. E Washington e Riad concordano nel giudicare “una
minaccia” il califfato.
Nel giro
di un mese, le milizie si sono impossessate di larghe parti del territorio
siriano e iracheno. Gli echi delle loro imprese contagiano il Libano e i
Territori. A Baghdad, il premier al Maliki, che gli Usa hanno scaricato, non
vuole passare la mano, ma non riesce a organizzare una controffensiva né
politica né militare. E i curdi, che hanno preso Kirkuk, stanno delimitando i
nuovi confini del loro territorio e preparano il referendum per indipendenza.
Durante
la predica durata poco più d’un quarto d'ora, al Baghdadi s’è rivolto ai fedeli
da un ambone in pietra decorato con ricami di pietra, salmodiando versi del
Corano, prima di guidare la preghiera intonando sure. Il califfo ha
innanzitutto elogiato il Ramadan, il mese sacro dell’Islam, in corso.
Al Baghdadi,
ha esaltato i mujahidin (i combattenti per la jihad), esortandoli a fare il
loro "sforzo" sulla via di Dio, perché "l'annuncio del califfato
è un dovere di tutti i musulmani". L'imam se l’è poi presa con i
miscredenti e gli ipocriti, esaltando le "vittorie dei
musulmani" a "Occidente e Oriente”.
Poche ore prima della diffusione del video, Yusuf al-Qaradawi, eminente teologo del sunnismo, aveva
espresso l’ennesima sconfessione, una vera e
propria 'scomunica' –diremmo noi- del califfato. Qaradawi è stato lapidario:
“Quel califfato è vietato dalla sharia, la legge coranica, ed è nullo”.
Originario dell'Egitto, a lungo
ritenuto uno degli intellettuali di riferimento dei Fratelli Musulmani, ora
residente in Qatar dove conduce un seguitissimo programma sull'interpretazione
del Corano per 'al-Jazira', fondatore su Internet del popolare sito
'IslamOnline', autore di decine e decine di volumi, presidente dell'Unione
Internazionale dei Dotti Musulmani nonchè direttore del Consiglio europeo per la Fatwa e la Ricerca , Qaradawi, 87
anni, è un'autentica autorità in campo dottrinale.
"Tutti attendiamo
ansiosamente la venuta, quanto prima possibile, del califfato", scrive il
teologo, riferendosi alla forma di governo che garantisce l'unità politica
della comunità musulmana, che cessò d’esistere ufficialmente nel 1923, dopo 1300
anni di storia, alla fine dell'Impero Ottomano. Ma il califfato tanto auspicato
non è quello di al-Baghdadi. “Il titolo –spiega Qaradawi- può essere assegnato
soltanto dalla Nazione Musulmana nella propria interezza", non da un
singolo gruppo; e tanto meno da un gruppo "conosciuto per le sue atrocità e
per le opinioni estremamente radicali". Le une e le altre messe al bando
dalla stessa sharia.
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