Scritto per Il Fatto Quotidiano del 18/07/2014
Il sussulto, tragico, arriva quando la crisi ucraina è fuori
dai radar della diplomazia internazionale da prima pagina, il giorno dopo che
Usa e Ue coordinano un inasprimento delle sanzioni contro russi e filo-russi.
L’abbattimento di un Boeing 777 della Malaysian Airlines nei cieli dell’Ucraina
riaccende i fari sulle tensioni mai sopite nel triangolo tra Kiev, Mosca e le
regioni dell’Est del Paese, dove i separatisti tengono in piedi un santuario d’autonomia,
la repubblica di Lugansk.
Sulla dinamica dell’abbattimento, c’è incertezza e
confusione: Kiev accusa i filo-russi; questi replicano sostenendo che l’azione
è opera d’un caccia ucraino; Mosca si chiama fuori, negando qualsiasi
coinvolgimento; il Pentagono per il momento tace, certo in attesa di raccogliere
tutti i dati dei satelliti spia.
Ci sono coincidenze da brivido: l’aereo in viaggio da
Amsterdam a Kuala Lumpur con 295 persone a bordo –presumibilmente, tutte morte-
era dello stesso modello e della stessa compagnia di quello misteriosamente
scomparso l’8 marzo, tra Kuala Lumpur e Pechino. L’abbattimento è avvenuto dove
il traffico aereo è interdetto, per ragioni di sicurezza, perché lì sono già
stati abbattuti velivoli militari ucraini –l’ultimo, martedì-, fino alla quota
di 7900 metri .
Ma una quota di 10mila metri era ritenuta sicura.
Nessuno, chiaramente, ipotizza un’azione criminale freddamente
voluta e pianificata, anche se, dagli archivi della Guerra Fredda, esce il
ricordo del Boeing sudcoreano abbattuto da un caccia Sukoi sovietico il 1° settembre
1983, alle ore 03.26, mentre volava sulla penisola di Kamciatka: tutte le 269
persone a bordo perirono. Il volo 007 era fuori rotta di circa 300 miglia nautiche: aveva
inavvertitamente violato lo spazio aereo sovietico.
I presidenti americano e russo Barack Obama e Vladimir Putin
si sono parlati al telefono. E’ chiaro che, se la matrice filo-russa
dell’abbattimento sarà confermata, la causa dei separatisti ne uscirà
indebolita. Ma il messaggio forte è che la diplomazia internazionale non può
distrarsi, o limitarsi, come fa a caldo il segretario generale dell’Onu Ban
Ky-moon, a esprimere sgomento.
Bisogna continuare a dialogare con Putin, magari anche
duramente, come fa la cancelliera tedesca Angela Merkel, e mantenere la
pressione su di lui e sul presidente ucraino Petro Poroshenko perché cerchino
una soluzione alla crisi.
E l’Ue deve uscire dalle logiche divisorie degli anti-russi
per storia, i Baltici e i Paesi dell’ex blocco comunista, e dei filo-russi per
convenienze economiche ed energetiche –ad esempio, Germania e Italia-. La
contrapposizione è andata in scena mercoledì a Bruxelles, al Vertice delle
Nomine, dove la candidatura della Mogherini alla guida della politica estera
europea non è passata anche per il suo asserito ‘approccio morbido’ verso la Russia.
La telefonata tra Putin e Obama doveva servire a discutere l’inasprimento
delle sanzioni, che colpiscono soprattutto il gigante degli idrocarburi russo
Rosneft e la banca di Gazprom. Washington
stigmatizza il gioco della Russia nella crisi e vuole che Mosca non
incoraggi, e soprattutto non assista militarmente, i separatisti.
L’iniziativa della chiamata è stata di Putin, “fortemente
deluso” dalle decisioni americane ed europee: le sanzioni non sono
“costruttive” e possono “danneggiare” le relazioni bilaterali e “compromettere”
gli sforzi per superare la crisi.
Obama e Putin hanno pure parlato dell’abbattimento del Boeing, che cambia le carte in tavola. La notizia era appena arrivata: il russo ha informato l’americano di un rapporto che indicava che un aereo malaysiano s’era schiantato al suolo in Ucraina.
Obama e Putin hanno pure parlato dell’abbattimento del Boeing, che cambia le carte in tavola. La notizia era appena arrivata: il russo ha informato l’americano di un rapporto che indicava che un aereo malaysiano s’era schiantato al suolo in Ucraina.
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