Scritto per Il Fatto Quotidiano del 19/07/2014
Quanta suggestione!, in un anniversario: se sono cent’anni
poi, pochi vi sfuggono. E, così, i media si riempiono di paralleli tra
l’abbattimento del Boeing malese nei cieli dell’Ucraina orientale e l’assassinio
-28 giugno 1914, a
Sarajevo- dell’arciduca Francesco Ferdinando e della moglie Sofia ad opera d’un
irredentista bosniaco, pretesto scatenante della Grande Guerra.
Ma la storia non (sempre) si ripete. Che sia stato un errore
–comunque, criminale-, oppure un vero e proprio atto di terrorismo deliberato,
l’abbattimento del Boeing non sarà la miccia d’una guerra senza quartiere su
larga scala. Certo, può innescare un’escalation della violenza nella Regione.
Ma può anche dare una chance alla pace. Perché mette ucraini e russi, e la
diplomazia internazionale, davanti all’orrore, ed ai rischi, d’un conflitto
fuori controllo.
Il terrorismo è spesso utilizzato dagli architetti di
catastrofi per esasperare le tensioni e innescare reazioni. Non di rado, però, i
risultati sono stati di segno opposto rispetto a quelli perseguiti: la scia d’attentati
anti-americani fatti da al Qaida negli ultimi anni del XX Secolo culminò, l’11
Settembre 2001, nell’attacco combinato su New York e Washington,
complessivamente oltre 3000 vittime. Ne derivò una guerra, dichiarata e condotta
dagli Stati Uniti contro il terrorismo integralista.
Ed episodi come quello di giovedì sull’Ucraina sono già
avvenuti, pur tralasciando gli attentati più ‘classici’ contro aerei in volo:
la strage di Lockerbie è l’episodio più famoso, ma vi fu anche tutta una
mini-serie misteriosamente firmata Nord Corea, senza un’apparente logica
politica dietro-. Nella carrellata, l’Italia entra con il ‘caso Mattei’ –il
presidente dell’Eni Enrico Mattei morì in un incidente aereo mai chiarito, il
27 ottobre 1962-, oltre che con la strage di Ustica -27 giugno 1980, 81 le
vittime-.
Negli archivi della Guerra Fredda, c’è il volo Kal007: un Boeing
sudcoreano abbattuto da un Sukoi il 1° settembre 1983, mentre volava sulla
penisola di Kamciatka. Tutte le 269 persone a bordo perirono. L’aereo era fuori
rotta e aveva violato lo spazio aereo sovietico.
In tempi più recenti, un alone di sospetto, magari
artificioso, continua a circondare l’incidente all’aereo del presidente polacco
Lech Kaczynski: il Tupolev Tu-154 si schiantò il 10 aprile 2010, tentando di
atterrare sull’aeroporto di Smolensk nonostante una fittissima nebbia. Nessun
superstite fra i 96 a
bordo. I polacchi andavano a una cerimonia di commemorazione delle vittime
dell’eccidio di Katyn, perpetrato dai sovietici nella Seconda Guerra Mondiale,
ma attribuito ai nazisti.
E c’è pure un caso Usa. Il 3 luglio 1988, il volo IranAir 655 venne abbattuto da un missile lanciato dall’incrociatore Vincennes, sullo stretto di Hormuz: l’Airbus A300, decollato da Bandar Abbas e diretto a Dubai, aveva a bordo 290 persone, 66 bambini, tutti morti. Un errore, per gli americani: l’A300 fu scambiato per un caccia F-14 Tomcat dell’aeronautica iraniana. Un crimine deliberato, per il governo iraniano. Ma il tragico episodio, in un’area delicatissima, fra due Paesi ostili, non portò a un conflitto: tutto si risolse in tribunale, davanti a una corte internazionale. Gli Stati Uniti pagarono 61,8 milioni di dollari a titolo di risarcimento alle famiglie delle vittime, senza ammettere responsabilità né esprimere scuse formali. Anche la pace ha un prezzo.
E c’è pure un caso Usa. Il 3 luglio 1988, il volo IranAir 655 venne abbattuto da un missile lanciato dall’incrociatore Vincennes, sullo stretto di Hormuz: l’Airbus A300, decollato da Bandar Abbas e diretto a Dubai, aveva a bordo 290 persone, 66 bambini, tutti morti. Un errore, per gli americani: l’A300 fu scambiato per un caccia F-14 Tomcat dell’aeronautica iraniana. Un crimine deliberato, per il governo iraniano. Ma il tragico episodio, in un’area delicatissima, fra due Paesi ostili, non portò a un conflitto: tutto si risolse in tribunale, davanti a una corte internazionale. Gli Stati Uniti pagarono 61,8 milioni di dollari a titolo di risarcimento alle famiglie delle vittime, senza ammettere responsabilità né esprimere scuse formali. Anche la pace ha un prezzo.
Triste elenco di tragici episodi, con rimando ad uno dei più efferati e cinici eccidi della II guerra mondiale: Katyn, tomba di migliaia di ufficiali polacchi falciati a raffiche di mitra e buttati in una fossa comune. Il senso d'impotenza che deriva da questi fatti per le vittime innocenti é quasi insopportabile.
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