Scritto per www.GpNewsUsa2016.eu il 25/11/2014
C’è un nuovo termine, il 30 giugno 2015, per raggiungere un accordo sul programma
nucleare iraniano, inclusi tutti gli aspetti tecnici ed operativi, così da avere
la garanzia che esso si limiti al settore energetico e non abbia risvolti militari.
Entro marzo, s’ipotizza un’intesa politica. I negoziati di Vienna di sono
conclusi lunedì con un nulla di fatto, nonostante un’accelerazione diplomatica
negli ultimi giorni: i "5+1" hanno concordato con Teheran, di
spostare ancora una volta il termine per l'accordo definitivo (che scadeva alla
mezzanotte del 24/11). Il ministro degli Esteri britannico Philip Hammond ha
spiegato che, nel frattempo, a Teheran, non solo non saranno inflitte ulteriori
sanzioni, ma sarà concesso il prelievo, dai fondi congelati all'estero, di 700
milioni di dollari al mese fino al raggiungimento dell'intesa. Le trattative, che vanno avanti
tra alti e basi da 12 anni, proseguiranno a livello non ministeriale: 'paletti'
al programma atomico iraniano in cambio di alleggerimenti delle sanzioni al regime
degli ayatollah. A Vienna c’erano tutti, per quello che molti speravano fosse
il rush finale, anche il ministro degli Esteri cinese Wang Yi, con i colleghi
di Stati Uniti, Russia, Francia Regno Unito e Germania, per trattare con l'iraniano,
Mohammed Javad Zarif. Le parti sembrano ancora distanti su due questioni
cruciali e parallele: l'arricchimento dell'uranio –il processo che, oltre un
certo livello, lo rende utilizzabile a scopi militari- e l'alleggerimento delle
sanzioni. A gioire per il rinvio, è il premier israeliano Benjamin Netanyahu,
che considera il regime degli ayatollah il principale nemico dello Stato ebraico:
"Questo è il risultato di gran lunga migliore -ha detto alla Bbc-. L'accordo
che Teheran voleva raggiungere era terribile: lasciava all'Iran la capacità di
arricchire uranio per arrivare all’atomica mentre sarebbero state annullate le
sanzioni”. Preoccupato, invece,
il presidente Usa Barack Obama: i repubblicani, che, dopo le elezioni di
Mid-term, controlleranno il Congresso da gennaio, prospettano un inasprimento
delle sanzioni che sconfesserebbe gli impegni appena assunti. (AGI-gp)
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