Scritto per Il Fatto Quotidiano del 26/11/2014
Cinquant’anni
dopo, negli Stati Uniti è ancora e sempre ‘Mississippi Burning’: ‘Le radici
dell’odio’ è un film del 1988 di Alan Parker, con Gene Hackman e Willem Dafoe, che ricostruisce l’assassinio di tre
attivisti per i diritti civili avvenuto nel 1964 nel Mississippi, la notte del
solstizio d’estate. C’era un vice-sceriffo tra i colpevoli.
Quella era
l’America di Lyndon B. Johnson: il presidente Kennedy era stato ammazzato pochi
mesi prima. Nel 1962, a quasi un secolo dalla fine della Guerra Civile, che
aveva sancito l’abolizione della schiavitù, c’era voluta la Guardia Nazionale, mandata
proprio da Kennedy, per consentire a James Meredith, primo studente nero
iscritto all’Università del Mississippi, di entrare nell’Ateneo.
Le leggi
federali smantellavano la segregazione, che resisteva non solo negli Stati del
Sud. Kennedy aveva ancora fatto in tempo a vedere la marcia su Washington per i
diritti civili, il 28 agosto 1963, che Martin Luther King concluse con il discorso
simbolo di quella lotta, “I have a dream”.
Morto
Kennedy, Johnson, un uomo del Sud, un democratico del Texas, firmò il Civil
Rights Act, che bandiva ufficialmente la discriminazione razziale. E’ una fase di
forte avanzata dei diritti civili, ma anche di battute d’arresto e di venature
violente: 1965, Malcom X viene assassinato ad Harlem, a New York; 1966, nasce il movimento delle Pantere Nere;
1968, il 4 aprile l’apostolo dei neri, MLK, viene ucciso a Memphis, nel
Tennessee; pochi mesi più tardi, Tommie Smith e John Carlos, sul podio olimpico
dei 200 metri a Città del Messico, salutano la bandiera a stelle e strisce levando
il pugno chiuso in un guanto nero.
L’estate è
la stagione delle ‘rivolte razziali’, spesso innescate da fatti di cronaca che
vedono polizia e giovani di colore contrapporsi: fra le più drammatiche, le sommosse
di Detroit e Newark del 1967. Le fiammate estive delle tensioni bianchi/neri sono
una tragica costante delle cronache americane, un po’ come i roghi nelle
banlieues parigine: Ferguson è il caso del giorno, ma non sarà l’ultimo.
Il video del
pestaggio di Rodney King, un mezzo balordo, ad opera di quattro poliziotti, il 2
marzo 1991, scatena in California proteste come oggi nel Missouri. Quando gli
agenti vengono tutti assolti, interi quartieri di Los Angeles vivono giorni
tesissimi, vittime, violenze, incendi, saccheggi.
Nel 2001,
l’estate fu calda a Cincinnati, nell’Ohio, dove le tensioni razziali erano
andate covando e crescendo per anni con episodi di pestaggio di neri da parte
di agenti di polizia. Poi, toccò di nuovo a Los Angeles e, più di recente, alla
Florida: nel febbraio 2012, a Orlando, la città di DisneyWorld, un vigilante
ispanico uccide Trayvon Martin, 17 anni, il ragazzo col cappuccio di cui Obama
disse “poteva essere mio figlio”.
Il copione è
(quasi) sempre lo stesso: un nero ‘sospetto’, un agente prevenuto –e
impaurito-, oppure una gang di poliziotti violenti e determinati a ‘impartire
una lezione’. Certo, capita pure che l’essere afro-americano ti tiri
d’impaccio: succede nel 1994 a O.J.Simpson, campione di football. Giocando sul
sospetto di pregiudizio razziale nei suoi confronti, l’avvocato riesce a farlo
assolvere dall’accusa di duplice omicidio, la ex moglie e il suo nuovo
fidanzato. Non s’era mai visto assolvere un nero così palesemente colpevole.
Gli afro-americani guadagnano spazi: 1983, Guion Bluford Jr. è il primo astronauta nero; 1989, Colin Powell è il primo capo di Stato Maggiore nero (e nel 2001 è il primo segretario di Stato). Fino al 2008, quando Barack Obama è il primo nero eletto presidente degli Stati Uniti. Alla Casa Bianca, fa avanzare un’altra frontiera dei diritti civili, quella dell’uguaglianza per gay e lesbiche. Ma, come ‘avvocato’ degli afro-americani, sembra quasi frenato dal timore di apparire di parte.
Gli afro-americani guadagnano spazi: 1983, Guion Bluford Jr. è il primo astronauta nero; 1989, Colin Powell è il primo capo di Stato Maggiore nero (e nel 2001 è il primo segretario di Stato). Fino al 2008, quando Barack Obama è il primo nero eletto presidente degli Stati Uniti. Alla Casa Bianca, fa avanzare un’altra frontiera dei diritti civili, quella dell’uguaglianza per gay e lesbiche. Ma, come ‘avvocato’ degli afro-americani, sembra quasi frenato dal timore di apparire di parte.
Nessun commento:
Posta un commento