Scritto per Il Fatto Quotidiano del 27/11/2014
A dirla proprio tutta, sembra il miracolo della moltiplicazione dei pani e dei pesci – ve lo ricordate?, quello dei Vangeli, con Gesù che sfama facile una moltitudine di persone -: i soldi freschi sono, se va bene, 21 miliardi e diventano 300 nell’economia reale, facendo da volano all’ammodernamento di infrastrutture produttive ed energetiche, banda larga, trasporti, sanità, ricerca, istruzione.
A dirla proprio tutta, sembra il miracolo della moltiplicazione dei pani e dei pesci – ve lo ricordate?, quello dei Vangeli, con Gesù che sfama facile una moltitudine di persone -: i soldi freschi sono, se va bene, 21 miliardi e diventano 300 nell’economia reale, facendo da volano all’ammodernamento di infrastrutture produttive ed energetiche, banda larga, trasporti, sanità, ricerca, istruzione.
E’ l’attesissimo ‘piano
Juncker’: il presidente della Commissione europea, impegnato a dribblare
mozioni di sfiducia grilline ed euro-scettiche, l’ha presentato a Strasburgo al
Parlamento europeo.
Attenzione!, però: il
piano non è ancora operativo. Il programma d’investimenti dell’Ue per drogare
la crescita e l’occupazione sarà definito entro fine anno e partirà
materialmente in primavera. Se ne parlerà all’ultimo Vertice europeo del
semestre di presidenza di turno italiana, il 18 e 19 dicembre.
Jean-Claude Juncker ci
mette a sorpresa una ciliegina per l’Italia: i contributi dei governi nazionali saranno fuori dal Patto di Stabilità. E così Renzi
e Padoan, presente all’illustrazione del piano, alzano il gran pavese della
soddisfazione e della vittoria. In attesa del via libera Ue, forse domani, alla
Legge di Stabilità.
“Serviva uno choc per
la crescita”, dice Padoan, prima di rientrare in Italia: c’era “un rischio
serio di movimento verso la stagnazione”.
Per Palazzo Chigi, l’iniziativa
è “solo l’inizio d’una nuova politica d’investimenti
europea”.
Ma fioccano i dubbi
sull’efficacia del programma. A BankItalia, c’è scetticismo sulla disponibilità
delle risorse e, soprattutto, sulle capacità dell’Italia di produrre progetti
adeguati in tempi brevi. E c’è chi ricorda, a Bruxelles, che l’Italia ha saputo
finora spendere solo il 60% dei fondi di coesione riservatile nel periodo
2007-’13: come riuscirà, nel giro di tre anni, utilizzare il 40% rimanente e pure
i fondi del ‘piano Juncker’?
L’ingegneria
finanziaria dell’ex premier lussemburghese prevede la creazione di un nuovo Fondo europeo per gli investimenti strategici (Feis), garantito con
fondi pubblici, frutto di collaborazione con la Banca europea per gli investimenti (Bei): il Feis sarà
dotato di 16 miliardi di euro provenienti dal bilancio Ue (Connecting Europe Facility e Horizon 2020) e di 5 miliardi Bei.
Per arrivare ai
vagheggiati 300 miliardi, bisogna
contare su un prodigioso effetto moltiplicatore: ogni euro garantito
dalla Commissione ne
produrrà almeno 15 in investimenti pubblici e privati. Addirittura, in base
alle stime fatte dall’Esecutivo Ue, le misure potrebbero fare crescere il Pil
dell’Unione di una somma oscillante tra i 330 e i 410 miliardi di euro e creare
fino a 1,3 milioni di posti di lavoro nuovi in tre anni. Il fatto che i
contributi statali siano “fuori dal deficit e dal debito” dovrebbe consentire il
coinvolgimento anche dei Paesi con i conti meno in ordine.
Juncker la vede così: “Il piano rappresenta un modo nuovo e ambizioso di
stimolare gli investimenti senza creare nuovo debito. È ora d’investire nel
futuro, in settori strategici
chiave”. Il suo vice Katainen ammette che “non è una bacchetta magica, ma
aiuta”.
Le perplessità però
sono grandi. Molti giudicano irrealistico l’ ‘effetto volano’ previsto e parlano d’un esercizio di ingegneria
finanziaria più che di un piano di investimenti; altri, come i Verdi, temono
che si guardi più alla quantità che alla qualità –e alla sostenibilità- dei
progetti lanciati. C’è la sensazione è che potrebbe ripetersi l’esperienza
negativa della Garanzia Giovani. O del Patto per la Crescita
varato al Vertice europeo del giugno 2013 e rimasto lettera morta. Le borse
reagiscono senza entusiasmo, chiudono miste, Milano debole.
I prossimi passaggi avranno ritmo serrato. A dicembre, Parlamento e Consiglio europei devono approvare il programma, mentre una task force congiunta Commissione-Bei stilerà un primo elenco di progetti praticabili, “per costituire una riserva europea trasparente”. Un “polo di consulenza” fungerà da sportello unico per promotori di progetti, investitori e autorità di gestione pubbliche. Grazie alla Bei, il piano sarà operativo entro la primavera del 2015.
I prossimi passaggi avranno ritmo serrato. A dicembre, Parlamento e Consiglio europei devono approvare il programma, mentre una task force congiunta Commissione-Bei stilerà un primo elenco di progetti praticabili, “per costituire una riserva europea trasparente”. Un “polo di consulenza” fungerà da sportello unico per promotori di progetti, investitori e autorità di gestione pubbliche. Grazie alla Bei, il piano sarà operativo entro la primavera del 2015.
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