Scritto per Il Fatto Quotidiano dello 07/11/2014
L’eco del risultato delle elezioni di Mid-term negli
Usa rende euforiche in Europa la destra storica e quella populista: l’Empire
State Building tutto rosso repubblicano le emoziona, quasi che a vincere siano
stati loro. Gasparri è nostalgico di Bush figlio e dei suoi neo-cons; Salvini
spera di raccogliere alleati nelle sue crociate anti-immigrati. Se conta di
trovarli fra gli ispanici di seconda generazione, che, come gli italo-americani
una ventina d’anni fa, si fanno conservatori, sbaglia di grosso: l’America è
terra d’immigrati, di ius soli, di ‘e pluribus unum’.
I progressisti europei, però, in qualche modo avallano
la tracotanza delle destre: vestono a lutto, temono di subire i contraccolpi
della sconfitta del ‘comandante in capo’ che li aveva ispirati.
Senza dubbio, il risultato del voto di Mid-term segna
una battuta d’arresto dei progressisti e un’avanzata dei conservatori, che,
però, in America sono una galassia meno definita che in Europa.
Liberismo
economico e fondamentalismo religioso, ‘piccolo governo’ e pari opportunità
s’intrecciano con populismi e qualunquismi. La sigla di moda, il ‘Tea Party’,
s’ispira agli albori dell’indipendenza degli Stati Uniti: a muovere i patrioti,
l’ostilità a pagare le tasse al re. Ci sono similitudini con leghisti e
grillini, ma leggere un parallelismo delle situazioni è grottesco.
Quello di martedì è stato un voto più contro il
presidente che per i repubblicani. Quando l’economia va male, l’elettore
americano punisce l’Amministrazione incapace di rimetterla sui binari; quando
va bene, pensa che l’ ‘economia è stupida’ e non premia necessariamente
l’Amministrazione. E stavolta, a passare per stupido, “più che l’economia è
stato Obama”, dice Bill Schneider, l’analista della Cnn per molti anni, oggi
docente alla George Mason University.
Obama, lui, ha dunque perso il voto di Mid-term. Anzi,
l’ha riperso, come aveva già fatto nel 2010: i repubblicani si presero la
Camera e la luna di miele del presidente con l’America, durata due anni, finì.
Ma non è affatto detto che i democratici perderanno le prossime presidenziali,
che s’annunciano nel segno dell’alternanza di colore –sicuro- e di genere
–possibile-, non forzatamente di partito. Il sito www.270towin.com, che tiene
il conto giorno per giorno dei Grandi Elettori, ne dà ancora 332 ai democratici
e 206 ai repubblicani, a due anni esatti dall’Election Day, l’8 novembre 2016.
Quella del voto di Mid-term è un’America quasi
dissociata, che elegge i candidati conservatori (e molti del Tea Party) e manda
a casa i democratici. Però, anche negli Stati più rossi, cioè più repubblicani,
nel cromatismo politico di laggiù, passano referendum per marijuana libera, aborto,
unioni omosessuali, controllo della vendita delle armi, aumento del salario
minimo: molti sono punti del programma di Obama.
E’ come se la politica e la società vadano
contemporaneamente a destra nella scelta delle persone ed a sinistra nelle
scelte sui temi. E, di questo, l’agenda del prossimo biennio dovrà tenere conto:
è stato un voto anti-presidente più che di adesione alla linea dell’opposizione;
un voto di delusione, disillusione, astensione, specie fra i giovani.
Ci sono tracce di anti-politica, nel voto di Mid-term,
e dell’impazienza di cambiare che è divenuta una costante occidentale, quasi
che aspettare la fine d’un mandato sia troppo lungo. Bisognerà tenerne conto,
nel tracciare l’identikit dei candidati 2016. Ma se i repubblicani, fidando su
quelle, punteranno su un candidato del Tea Party o fondamentalista andranno
incontro a una netta sconfitta.
Ci vuole qualcuno che occupi il centro e trascini le estreme con il miraggio della vittoria. Chi? E’ presto. Ma i nomi fioccheranno presto. Due che verranno buoni prima o poi sono Elizabeth Warren democratica, senatrice del Massachusets, e Shelley Moore Capito, repubblicana, neo-senatrice della West Virginia, il colonnello che scuoiava il maiale.
Ci vuole qualcuno che occupi il centro e trascini le estreme con il miraggio della vittoria. Chi? E’ presto. Ma i nomi fioccheranno presto. Due che verranno buoni prima o poi sono Elizabeth Warren democratica, senatrice del Massachusets, e Shelley Moore Capito, repubblicana, neo-senatrice della West Virginia, il colonnello che scuoiava il maiale.
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