Scritto per Il Fatto Quotidiano dello 05/07/2016
Fuochi
d’artificio sul mall di Washington, nell’Independence Day: un 4 Luglio blindato,
parate e barbecue, ma anche massima allerta. Arriva nell’America di Obama l’eco
dei botti che lasciano un’impronta di terrore in tutto il Medio Oriente: almeno tre, forse quattro attentati suicidi in Arabia saudita, uno vicino
al posto di sicurezza del recinto sacro della moschea del Profeta a Medina,
città santa dell’Islam – un po’ come se una bomba scoppiasse a San Pietro -.
Immagini mostrano una colonna di fumo levarsi da un
parcheggio nei pressi della moschea dov’è sepolto Maometto. Medina è la seconda
città santa saudita, dopo la Mecca, che è meta ogni anno di milioni di
pellegrini musulmani da tutto il Mondo. La striscia di sangue del Ramadan
continua ad allungarsi: c’è il timore che la serie di attacchi, sicuramente in
qualche modo coordinati, voglia segnare un crescendo fino alla fine del mese
del digiuno, questa settimana; attentati come grani del rosario d’una preghiera
blasfema e infinita.
Gli attentati di ieri sono sostanzialmente falliti,
stando alle cronache frammentarie e contraddittorie: secondo alcune fonti, sono
morti solo i kamikaze; secondo altre fonti, a Medina sono state uccise due
guardie. Nulla di confrontabile con l’orrore di Dacca, nella notte tra venerdì
e sabato, e con quello di Bagdad, nella notte tra sabato e domenica. Nella
capitale irachena, il numero delle vittime sale di ora in ora e supera ormai le
200 – 213 secondo un bilancio ufficiale del governo iracheno, con oltre 200
feriti-. Falciate famiglie intere e decine di bambini: erano in strada dopo la fine
del digiuno, nel quartiere commerciale sciita di Karrada, quando un kamikaze
del sedicente Stato islamico ha fatto esplodere un’autobomba.
Le tv panarabe al-Arabiya e al-Jazira forniscono
notizie e immagini degli attacchi in Arabia saudita: oltre a quella alla
Medina, una o esplosioni sono avvenute a Qatif, capoluogo della regione nell’Est
del Paese a maggioranza sciita: qui, i kamikaze entrati in azione sarebbero due,
donde l’ipotesi che dovessero condurre un doppio attacco. Gli attentati non
risultato, al momento, essere stati rivendicati.
All’alba era fallito un’azione suicida contro il
consolato Usa a Gedda, sempre in Arabia Saudita: l’unico attacco di giornata dichiaratamente
anti-americano. La detonazione dell’ordigno innescato dal kamikaze ha
ferito due agenti locali. Nel 2004, lo stesso consolato era stato colpito in
modo letale: nove allora le vittime. In un avvertimento ai cittadini
americani diramato dopo l'attacco, l'ambasciata li ha invitati a fare
attenzione negli spostamenti interni e a prendere precauzioni supplementari se
si devono mettere in viaggio nel Paese.
Il ministero dell’Interno di Riad ha diffuso un comunicato: il kamikaze
avrebbe attivato il giubbotto esplosivo, quando le guardie di sicurezza gli si
sono avvicinate, vicino al parcheggio d’un ospedale, nei pressi del consolato
americano.
Le attività jihadiste sono molto cresciute negli ultimi mesi anche in
Algeria, dove le forze dell’ordine hanno ucciso 107 integralisti, durante varie operazioni condotte in tutto il Paese. Altre 31 persone sospette e 78 presunti
fiancheggiatori sono stati arrestati, mentre due si sono costituiti. Sempre nel
primo semestre 2016, sono stati scoperti e smantellati 254 depositi di armi e
sette laboratori per la fabbricazione di esplosivi.
Ieri, è stata una giornata di sanguinosi ‘autogol’ da parte dei terroristi integralisti. In un campo d’addestramento dei talebani in Afghanistan, c’è stata una strage di aspiranti kamikaze: una serie d’esplosioni innescate dalla deflagrazione d’una cintura esplosiva ha provocato la morte di almeno 25 guerriglieri. Fra le vittime, un leader religioso, il mullah Hashim Khan.
Ieri, è stata una giornata di sanguinosi ‘autogol’ da parte dei terroristi integralisti. In un campo d’addestramento dei talebani in Afghanistan, c’è stata una strage di aspiranti kamikaze: una serie d’esplosioni innescate dalla deflagrazione d’una cintura esplosiva ha provocato la morte di almeno 25 guerriglieri. Fra le vittime, un leader religioso, il mullah Hashim Khan.
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