Scritto per www.GpNewsUsa2016.eu e Formiche.net il 19/07/2016 e utilizzato per il pezzo de Il Fatto del 20/07/2016
Il discorso a Cleveland di Melania, la ‘dama in bianco’,
echeggia quello fatto, a Denver, nel 2008, da Michelle, che stava per diventare
la prima first lady nera. E scoppia la polemica mediatica, che, vista
dall’Italia, dove tutti copiano tutti e nessuno cita la fonte, appare speciosa
ed evanescente, ma che negli Stati Uniti, dove il plagio è colpa grave, dalle
scuole alla politica, può lasciare il segno.
La tempesta sulla moglie, protagonista della prima
giornata della convention repubblicana, manda su tutte le furie – dice chi gli
è vicino in queste ore - Donald Trump e fa passare in secondo piano tutto
quello che ha segnato l’apertura della kermesse: la fallita rivolta dei
delegati dissidenti dentro la ‘Quicker Loans Arena’ e le manifestazioni
pacifiche fuori, pro e contro il magnate; l’intervento nel segno di ‘Legge e
Ordine’ dell’ex sindaco di New York Rudolph Giuliani; e i discorsi bellicosi di
alcune star non proprio di primissima grandezza dello showbiz televisivo
americano.
Tutti a prendersela con Hillary dal palco, in attesa
che qualcuno scopra che il discorso di Michelle del 2008 assomigliava a quello
della Clinton nel 1992 e che, cioè, il discorso di Melania l’ha scritto l’arci-rivale
del marito. Perché, in fondo, le aspiranti ‘first ladies’ alle convention
finiscono sempre con il ripetersi: l’elogio del marito, quant’è bravo come
compagno e come padre e come migliorerà l’America.
Le somiglianze tra i discorsi sono inequivocabili, ma
la campagna del magnate liquida come "assurde" le accuse di plagio. Nessuno,
nell’Arena di Cleveland, s’è accorto di nulla e gli applausi sono scrosciati spontanei:
lei, Melania, ci ha messo di suo l’emozione, l’eleganza e la bellezza, tutte
cose che non guastano.
Il passaggio più controverso è quello per descrivere i
valori insegnatile dai suoi genitori. Le parole di Melania quasi si
sovrappongono a quelle di Michelle: “Si deve lavorare duro per ciò che si vuole
nella vita, le promesse vanno mantenute, si deve fare ciò che si dice e si deve
trattare la gente con rispetto"; nonché l'importanza di trasmettere tali
valori "alle future generazioni perché vogliamo che i nostri figli
sappiano che il limite per i nostri traguardi è rappresentato dalla forza dei
nostri sogni e dalla volontà di realizzarli". Nulla di veramente
originale, in fondo, neanche in bocca a Michelle.
Alla vigilia, Melania aveva dichiarato di avere
scritto di proprio pugno il suo discorso durato circa 15’. Adesso, si apprende
che "Melania e il suo team hanno preso spunti dalle fonti di ispirazione della
sua vita”. Trump su twitter difende la moglie: “Il suo discorso e il suo
atteggiamento sono stati formidabili". Ma il capo del partito gli
suggerisce di licenziare gli autori di Melania. E lo showman deve pure parare
un altro attacco: i Queen contestano il suo uso del loro ‘We are the
champions’.
Fallita la rivolta degli irriducibili delegati anti-Trump,
nella giornata inaugurale hanno parlato star di Hollywood, come Willie
Robertson di ‘Duck Dynasty’ e Scott Baio, di ‘Happy Days’, entrambi molto
critici nei confronti di Hillary. L'esperienza della Clinton, ha poi rincarato la
dose l'ex sindaco di New York Giuliani, "è il motivo per cui non deve
diventare presidente degli Stati Uniti". L'ultima ad intervenire è stata
la senatrice Joni Ernst dell'Iowa, dopo le 23.00, in un'Arena quasi vuota: "Non
possiamo permetterci altre quattro anni delle stesse fallimentari
politiche", e' stata la chiosa.
Più della ex modella slovena, e più di Giuliani, che
sarà forse il segretario alla Giustizia di Trump, un’altra donna ha scosso la
convention: Patricia Smith, madre di uno dei quattro americani uccisi nell'attentato
di Bengasi, in Libia, nel settembre del 2012. Sempre sul punto di piangere ha
ricordato l’ultima conversazione con il figlio, il giorno prima della sua
morte. "Nessuno ci ascolta, a nessuno sembra importare. Il giorno
successivo venne assassinato da terroristi dell'Islam radicale. Considero
Hillary Clinton personalmente responsabile per la morte di mio figlio, personalmente".
Il tema della seconda giornata è l’economia, ‘Rimettere l'America al lavoro’: fra i protagonisti, ci sono ex rivali divenuti alleati, come il governatore del New Jersey Chris Christie e Ben Carson, oltre a due Trump – ce ne sono sempre sul palco, qui a Cleveland -. (fonti vv – gp)
Il tema della seconda giornata è l’economia, ‘Rimettere l'America al lavoro’: fra i protagonisti, ci sono ex rivali divenuti alleati, come il governatore del New Jersey Chris Christie e Ben Carson, oltre a due Trump – ce ne sono sempre sul palco, qui a Cleveland -. (fonti vv – gp)
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