Scritto per Il Fatto Quotidiano dello 02/07/2016
Non siamo più ai tempi di ‘Mississipi Burning’ e neppure de ‘La Calda Notte dell’Ispettore Tibbs’: il primo ambientato nel 1964, quando il Sud s’opponeva al tramonto della segregazione; il secondo ambientato pochi anno più tardi e giocato sul contrasto tra la vita dei neri nel Nord-Est e nel Sud dell’Unione.
Non siamo più ai tempi di ‘Mississipi Burning’ e neppure de ‘La Calda Notte dell’Ispettore Tibbs’: il primo ambientato nel 1964, quando il Sud s’opponeva al tramonto della segregazione; il secondo ambientato pochi anno più tardi e giocato sul contrasto tra la vita dei neri nel Nord-Est e nel Sud dell’Unione.
Ma il Ku Klux Klan, che predica la supremazia dei
bianchi e che sta celebrando i suoi 150 anni, è pronto a un’ennesima rinascita,
sfruttando l’abbrivio delle presidenziali e il vento del nazionalismo e del
populismo, di una politica xenofoba se non razzista e anti-immigrazione
foraggiata dall'ideologia – o forse solo dalle sortite - del candidato
repubblicano Donald Trump.
Nel Sud dell’Unione, il rito che vede gli
incappucciati bruciare la croce nella notte si ripete ancora. E le adesioni al
KKK sono aumentate durante il doppio mandato del presidente Obama, primo nero
alla Casa Bianca, così come sono aumentate le uccisioni di neri da parte della
polizia e gli episodi d’intolleranza razziale. Siamo, comunque, nell'ordine
delle migliaia di adepti, rispetto al milione e passa dell’epoca nera di questo
movimento, fra le due guerre.
Ku Klux Klan è il nome utilizzato da diverse
organizzazioni segrete più o meno collegate fra loro: l’origine risale a dopo
la Guerra Civile e la data di nascita è controversa. C’è chi fa nascere il KKK
a Pulaski nel Tennessee, la vigilia di Natale del 1865, ad opera di reduci
della Confederazione, mossi dal razzismo e dal risentimento per la sconfitta.
C’è chi ne vede l’esordio al congresso di Nashville, nell’estate del 1867,
quando il generale Nathan Bedford Forrest divenne il primo Grande Mago.
Il nome ha origini colte, classiche: le prime due
sillabe vengono dalla parola greca kuklos, circolo, o cerchia di fratelli. Ad
accumunare gli incappucciati, tutti di bianco vestiti, pulsioni d’estrema
destra, il razzismo, l’anti-semitismo, l’omofobia, l’anti-comunismo e pure
l’anti-cattolicesimo, di cui sono un’espressione le croci in fiamme.
Storicamente, il movimento attraversa fasi diverse:
fino al 1874, quando la repressione federale quasi lo annienta, è una
confraternita di ex giubbe grigie. Poi, tra le due guerre, rinasce e cresce
facendo eco a fascismo e nazismo, con la fisionomia razzista e le ritualità che
il cinema ci rendono familiari. Quando negli Anni Venti passano le leggi Jim
Crow per la segregazione razziale, nell’Unione i cavalieri bianchi sono oltre
un milione.
Infine, dagli Anni Cinquanta, il movimento si
frammenta in una miriade di piccoli gruppi spesso non collegati l’uno all’altro.
Intanto, razzisti e segregazionisti perdevano le loro battaglie: l’accesso dei
neri ai mezzi pubblici, alle scuole pubbliche, al voto, ai vertici della
politica, della magistratura, delle forze armate, persino alla Casa Bianca.
La stampa mette in relazione il sussulto di ripresa
del KKK con l’ascesa di Trump, che, magari inconsciamente, assume, ad esempio,
alcune loro proposte anti-immigrazione degli Anni Venti. E, sulle ali
dell’entusiasmo, i capi delle singole cellule paiono disposti a mettere da
parte le differenze e a ritrovare un’unità.
Aderire al clan ai tempi dell’online non è difficile:
basta compilare un modulo sul web. Requisito fondamentale è l’appartenenza alla
razza bianca e alla religione cristiana. I proseliti possono poi acquistare
online per 145 dollari la tunica bianca con il marchio del clan. Il numero
degli affiliati non è pubblico, ma si parla di alcune migliaia. Un’organizzazione
ebraica che monitora il KKK ritiene che il gruppo oggi più attivo, 'Barker's Loyal
White Knights', conti circa 200 membri, mentre a livello nazionale si
arriverebbe a un totale di tremila adepti.
Nessun commento:
Posta un commento