In platea ad ascoltarlo, c’è la figlia Chelsea, da
poco mamma per la seconda volta. Lui si dice “orgoglioso” e racconta la loro
storia. Lei, da casa, twitta il discorso: Bill è un atout per lei, ma pure un
rischio. Come un coltellino svizzero, può risolvere, coi contatti, l’empatia, l’esperienza,
un sacco di problemi; ma può pure ferirla, se maneggiato incautamente, per le
storie del passato.
Il partito democratico ha formalmente attribuito la
nomination dopo la conta dei delegati dei 57 Stati e territori presenti alla
convention. "Siamo qui a fare storia", ha detto il sindaco di
Baltimora e segretario della Convention, Stephanie Rawlings-Blake, aprendo la
chiama in ordine alfabetico, dall'Alabama. La soglia fatidica dei 2.382
delegati, necessaria per garantirsi la nomination, è stata superata dal South
Dakota. Poi, su input proprio di Sanders, è scattata l’acclamazione; ed è stato
boato.
La conta è stata preceduta da una serie di interventi
a favore dell’una o dell’altro candidato, cioè della Clinton e di Bernie
Sanders. La prima a prendere la parola per Sanders è stata Tulsi Gabbard delle
Hawaii: il senatore del Vermont, in platea, s’è alzato per salutare i
sostenitori che gli riservavano un’ovazione.
E ci sono state lacrime e commozione quando il
fratello di Bernie, Larry, ha fatto la dichiarazione per i democratici
all'estero. Larry, docente universitario in Gran Bretagna, ha detto che i genitori,
morti giovani, sarebbero stati immensamente orgogliosi "dei risultati
ottenuti dal loro figlio”, mentre il senatore si commuoveva. "E' con
enorme orgoglio che do il mio voto a Bernie Sanders", ha proclamato Larry,
indicando 10 preferenze. A Hillary, presentata come "prossimo presidente
degli Stati Uniti", sono andati sette voti.
La prima ad intervenire a favore della Clinton è stata
invece Barbara Mikulski, prima donna eletta al Senato per il partito
democratico. "Per tutti le donne che hanno rotto le barriere - ha
affermato -, chiedo la nomination per Hillary Clinton". Il suo discorso è
stato seguito da quello di John Lewis, icona dei diritti civili: "Abbiamo
fatto tanti progressi e non torneremo indietro. Dobbiamo tutti andare ai seggi
a novembre e votare come non abbiamo mai fatto prima”.
La conta dei delegati ha confermato che la Clinton ha
vinto la nomination democratica e ha battuto il suo rivale anche senza tenere
conto dei super-delegati, cioè i notabili del partito dalla sua parte nella
stragrande maggioranza. Il senatore del Vermont, un combattente leale, non solo
non contesta la legittimità della nomination, ufficializzata dalla convention
democratica, ma si fa avvocato della Clinton davanti ai suoi fans delusi.
Sul palco passano politici, divi, donne, frotte di
neri –ben 24, il primo giorno -: c’è Meryl Streep vestita con i colori della
bandiera, Alicia Keys che canta SuperWoman’, Madelein Albright che mette in
guardia contro i gusti di Trump in politica estera (“Ammira i dittatori, anche
Putin”). Arriva pure l’appoggio di Jimmy Carter, presidente dal 1977 all’ ’81 e
Nobel per la Pace: “Votate”, dice ai giovani.
Le proteste, dentro e fuori il Wells Fargo Center di
Filadelfia, producono zero feriti, zero arresti, 55 multe (inflitte a coloro
che cercano di scavalcare le barriere). In ospedale finiscono 17 persone: colpa
del caldo, non delle manganellate. Nella seconda giornata, c’è pure un sit in
in sala stampa di un centinaio di delegati delusi.
Oggi, la kermesse democratica prosegue con uno dei
suoi momenti clou: il discorso del presidente Obama, presente la presidente
della Camera Laura Boldrini. Domani, la chiusura sarà ovviamente affidata al
discorso di accettazione della nomination di Hillary. L’Fbi continua a indagare
sul furto delle quasi 20mila mail pubblicate da Wikileaks, che hanno fatto
sconquassi ai vertici del partito. La pista russa resta viva e apparirebbe consistente,
nonostante le smentite: il presidente Obama parla d’una “possibile interferenza”
russa. (fonti vv – gp)
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