Scritto per www.GpNewsUsa2016.eu e Formiche.net il 20/07/2016
Con 1725 voti – ne bastavano 1237 -, la convention
di Cleveland ha nominato Donald Trump candidato democratico alla Casa Bianca:
dopo 16 mesi di campagna elettorale e decine di primarie, il magnate ha sbaragliato
16 concorrenti, superato l'ostracismo dell'establishment del partito e formalmente
conquistato la nomination.
Rompendo
di nuovo la tradizione, che vorrebbe il candidato sul palco solo l’ultimo
giorno, Trump, che lunedì aveva introdotto la moglie Melania, ieri ha prima
reagito con un tweet alla nomination: “E’ un grande onore … Lavorerò sodo e non
vi deluderò mai”; ed è poi comparso, per tre minuti, sui mega-schermi della
Quicken Loans Arena.
"Oggi è un giorno molto speciale. Non
lo dimenticherò mai", ha detto, parlando da New York: "Insieme abbiamo
raggiunto questo storico traguardo, con il più ampio numero di voti nella
storia del partito repubblicano. Questo è un movimento e dobbiamo andare fino
in fondo". "Sono davvero onorato di essere stato nominato per la
presidenza – ha proseguito -. Non vedo l'ora di condividere le mia
considerazioni con voi giovedì", che andranno dal rafforzamento delle
frontiere in funzione anti-immigrazione alla lotta al sedicente Stato islamico.
Trump ha poi definito "un onore”
correre con il suo vice Mike Pence: "E' un grand'uomo e sarà un grande
vice-presidente”. E ha concluso: Abbiate una serata fantastica … A novembre
vinceremo".
La chiamata degli Stati, cioè la conta del
voti per ratificare la nomina del candidato presidenziale, ha seguito il copione
tradizionale, in ordine alfabetico, dopo che tentativi di ostruzionismo e
"obiezioni di coscienza" erano stati superati senza grossi intoppi. Gli
avversari di Trump, cioè quei repubblicani conservatori e moderati, hanno
preferito non esserci, piuttosto che dare battaglia in un contesto scontato.
Come vuole la tradizione, è toccato allo Stato
del candidato, New York, sancire il superamento della soglia dei 1.237 delegati
necessari per garantire la nomination. A decretarne il successo, è stato Donald
Jr., il figlio maggiore, con a fianco il fratello Eric, la sorella Ivanka e la
sorellastra Tiffany, nata dalla seconda moglie di Trump, Marla Maples. Erano tutti
visibilmente emozionati: "Congratulazioni, Papà: ti vogliamo bene",
ha detto, con le lacrime agli occhi, Donald Jr., plaudendo all'impresa del
padre.
La ratifica è stata solo minimamente
turbata da una protesta ‘last minute’ sulle procedure avanzata dai delegati dell'Alaska.
Lo speaker della Camera e presidente della Convention, Paul Ryan, massimo
esponente politico repubblicano e non esattamente un ammiratore di Trump, ha
dovuto annunciare la nomination, ufficializzando il ticket con il governatore
dell'Indiana Pence, nominato candidato vice presidente per acclamazione.
Ryan, che non ha mai formalmente ‘endorsed’
Trump, ha esortato all’unità del partito, spronandolo a "competere in ogni
parte d'America per ogni singolo voto": "Solo con Trump e Pence – ha detto
- abbiamo la chance di qualcosa di meglio"; ed ha preso di mira Hillary
Clinton.
L'elemento unificante della convention
repubblicana è proprio l'incessante giaculatoria contro l'ex first lady,
portata avanti da tutti gli speaker, anche in quella che doveva essere la
giornata dedicata all'economia e all'occupazione: dal governatore del New
Jersey Chris Christie a Donald Jr., salito sul palco con il piglio del politico
esperto. "Se volete sapere che tipo di presidente sarà mio padre, allora
lasciatemi spiegare come ha fatto i suoi affari ... noi non abbiamo imparato
dai masters, ma dalle persone laureate in buon senso", ha detto Donald
Jr., galvanizzando la platea.
Sul palco anche Tiffany, 22 anni, che ha
sottolineato il talento del padre nel motivare le persone. "Per me il valore
di un genitore si fonda su quanto è in grado di sostenerti nei momenti
difficili".
Orchestrata come una festa di famiglia, la seconda giornata
della convention repubblicana è stata chiusa dall’ex neurochirurgo Ben Carson, un
guru già rivale di Trump nella corsa per la nomination: coloro che pur di non
eleggere Trump voteranno la Clinton "non usano il cervello che Dio ha loro
dato - ha tuonato -: questa elezione non riguarda Trump o ogni altro uomo politico,
ma la gente che reagisce per riprendersi l'America".
Fuori dalla Quicken Loans Arena sono continuate le manifestazioni di protesta, finora senza incidenti di rilievo. Gli arrestati, da domenica, sono stati solo cinque. (fonti vv - gp)
Fuori dalla Quicken Loans Arena sono continuate le manifestazioni di protesta, finora senza incidenti di rilievo. Gli arrestati, da domenica, sono stati solo cinque. (fonti vv - gp)
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