Scritto per Il Fatto Quotidiano del 18/07/2016
Mentre i
teatrini della diplomazia mettono in scena le loro baruffe, i militari, che
magari non sanno più organizzare i colpi di Stato in Turchia e neppure
contrastare il terrorismo, ricominciano a fare quel che sanno fare meglio: la
guerra. E’ il Pentagono ad annunciare che la Turchia ha già riaperto lo spazio
aereo ai velivoli militari, perché la coalizione anti-jihadisti a guida Usa
potesse riprendere i suoi raid sulle postazioni integraliste tra Siria e Iraq.
Ieri pomeriggio,
la situazione non era del tutto normalizzata: le strutture statunitensi nella
base turca di Incirlik stavano ancora operando “con fonti energetiche proprie”,
riferiva un portavoce militare; ma erano operative. E poco conta, ai fini della
guerra al sedicente Stato islamico, che il comandante della base, il generale
turco Bakir Ercan Van, sia stato arrestato per complicità nel fallito golpe.
L’arresto di
Van potrebbe avallare il sospetto che gli americani sapessero – o potrebbe
essere funzionale ad alimentare il sospetto -. Ma la vicenda di Incirlik è
emblematica dell’intreccio d’interessi e priorità tra la Turchia e gli Stati
Uniti e gli alleati atlantici. Una settimana fa, al Vertice della Nato di
Varsavia, l’Alleanza aveva rafforzato i suoi dispositivi sul fronte orientale,
per venire incontro alle ataviche paure di Polonia e Paesi Baltici nei
confronti della Russia, ma aveva affidato alla Turchia, insieme a Germania e
Italia, un ruolo chiave nella confermata presenza in Afghanistan. E la Turchia,
oltre che partner a fasi alterne e a bassa affidabilità nella guerra al
terrorismo, è pure parte della flotta Nato che pattuglia l’Egeo per
intercettare e scoraggiare i traffici di persone.
In Europa
per incontrare, oggi, a Lussemburgo, i colleghi dell’Ue, il segretario di Stato
John Kerry telefona al ministro degli esteri turco Mevlut Cavusoglu e poi
afferma: ''E' irresponsabile accusare gli Stati Uniti di coinvolgimento” nella
fallita insurrezione. E quanto alle tutele offerte all’imam e magnate Fethullah
Gulen, trasferitosi negli Usa nel 1999, che Ankara ritiene l’ispiratore del
golpe, Kerry ribadisce: “Diciamo ai turchi ‘dateci le prove’, abbiamo bisogno
di documentazione solida per accettare la richiesta di estradizione. Stiamo aspettando
e siamo pronti a procedere nel rispetto degli standard legali''.
Per le
operazioni militari contro il sedicente Stato islamico, la base aerea Nato di
Incirlik, nell’angolo sud-est della costa turca, a 12 km da Adana, è
fondamentale: vi operano, attualmente, circa 5000 militari statunitensi,
diverse centinaia di britannici e personale militare e civile turco. Ma l’importanza
strategica dell’installazione travalica il ruolo nella guerra al terrorismo: è
la base che può accogliere il maggior numero di bombe nucleari Usa in Europa,
un centinaio d’ordigni tattici – attualmente, quelli ospitati sarebbero una
cinquantina -.
Incirlik
è, dunque, il fulcro della cooperazione tra le due numericamente maggiori forze
armate Nato (1.311.000 i soldati statunitensi, 463.000 quelli turchi), ma può
pure diventare l’epicentro delle tensioni: se da qui partono oggi i raid americani
e tedeschi anti-Califfo, l’uso della base era stato inizialmente negato per
tali operazioni.
Nessun commento:
Posta un commento