Scritto per EurActiv il 14/05/2014
La presidenza di turno italiana del Consiglio
dell’Ue ‘batte in testa’, o meglio ‘perde colpi’, prima d’incominciare. A poco
più di sette settimane, 50 giorni suppergiù, dal 1° luglio, né il logo è stato scelto,
né il programma è stato presentato.
A febbraio, tutto pareva ben lanciato: il logo
pronto a essere scelto, dopo un concorso nelle scuole; ed il programma, di cui
già circolavano bozze, avanzato. Poi, il cambio di governo ha rallentato scelte
e annunci: s’era pensato che logo e programma potessero uscire il 9 Maggio, la
festa dell’Europa; ma i tempi sono ancora slittati.
Nulla di irrimediabile; anzi, neppure nulla di
davvero grave. Il calendario della presidenza è pronto e viene regolarmente
aggiornato; e l’idea di fare gli informali a Milano è per il momento mantenuta,
nonostante le ombre della ‘tangentopoli dell’Expo’.
Una fonte che ha letto la bozza di programma della
presidenza ne definisce le ambizioni “modeste”. In parte, forse, perché c’è la consapevolezza che il tempo a disposizione “per
discutere di politiche” dell’Ue e prendere decisioni non sarà molto, dovendosi,
durante il semestre italiano, rinnovare tutte le principali istituzioni
dell’Unione europea: l’VIII legislatura del Parlamento europeo incomincerà a
luglio; e, in autunno, dovrebbe insediarsi la nuova Commissione, di cui –prima-
sarà stato scelto dal Consiglio europeo e votato dal Parlamento europeo il
nuovo presidente; e andranno pure rinnovati il presidente del Consiglio europeo
e l’alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza europea.
Due temi forti della presidenza italiana dovrebbero certamente
essere l’occupazione –una derivata della crescita- e l’immigrazione. Non vi
sono, invece, prospettive concrete d’apertura d’una nuova fase d’approfondimento
dell’integrazione, anche perché gli unici interlocutori che il presidente del
Consiglio Matteo Renzi e il
sottosegretario agli Affari europei Sandro Gozi hanno finora trovato
disponibili a una revisione dei Trattati sono i britannici.
Però, loro lo vogliono fare per rinazionalizzare una
serie di scelte europee, non certo per accrescere i poteri dell’Unione.
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