Scritto per La Presse il 24/05/2015
L’Ue ha di fronte una settimana corta, ma critica per i negoziati su Grecia e Agenda per l’Immigrazione: corta, perché lunedì è giorno di festa nel Nord dell’Europa (il Lunedì della Pentecoste, un bis del Lunedì di Pasquetta); critica perché i nodi potrebbero finalmente venire al pettine, specie se la Grecia confermerà di non potere rimborsare a inizio giugno le rate del debito con l’Fmi “perché non ci sono i soldi”. Da Atene, però, giungono dichiarazioni contraddittorie, come le ultime del ministro delle Finanze Varoufakis, prima “abbiamo già fatto la nostra parte”, poi “l’uscita dall’euro sarebbe una catastrofe”.
I colloqui e gli incontri a margine del Vertice di Riga, giovedì e venerdì scorsi, non hanno portato passi avanti concreti né sul fronte greco, né su quello dell’immigrazione,. Per la Grecia, i negoziati proseguono, senza che sia fissata una riunione straordinaria dell’Eurogruppo, che non è però esclusa. Per l’immigrazione, il prossimo appuntamento a livello ministeriale è imminente, ma sarà interlocutorio: il Consiglio dei Ministri dell’Ue sulla cooperazione, martedì 26.
La Grecia all’ora delle decisioni – Per la Grecia, al di là delle genericità tipo “sì al compromesso, ma non sia irragionevole” –una frase a Riga del premier Tsipras-, si avvicina l’ora delle decisioni,. Dopo quattro mesi di trattative inconcludenti, la Germania e altri Paesi della zona euro danno ormai l’impressione di non considerare più l’ipotesi dell’uscita della Grecia dall’euro un tabù.
Sia che parli la cancelliera Merkel sia che parli il ministro dell’Economia Schaeuble, la Germania insiste che l’intesa non è affatto vicina. E sollecita la Grecia a fare la propria parte, per le riforme ed i conti pubblici. E la Merkel alza la barra politica, segnalando che potrebbe consultare il Bundestag su eventuali nuovi aiuti ad Atene.
Secondo fonti a Bruxelles, le questioni “in sospeso” più rilevanti rimangono le pensioni, i tassi dell'Iva, l'avanzo primario ed il mercato del lavoro. Il tempo stringe e i toni, invece d’ammorbidirsi, s’inaspriscono: può pure essere una strategia negoziale, ma la sensazione è di correre sul filo.
L’economia va meglio, la trattativa peggio - Quasi per assurdo, il migliorato clima economico generale diventa un handicap per Atene, perché l’euro zona è sollecitata dal presidente della Banca centrale europea Mario Draghi a fare “progressi importanti sulle riforme strutturali”, approfittando del fatto che le prospettive di crescita non sono mai state così positive dal 2008. L’effetto del QE, che spinge consumi e investimenti in misura più potente del previsto, non deve indurre i governi a dare colpi di freno.
E l’accelerazione delle riforme rischia di accrescere le distanze tra la Grecia e i partner, anche se Draghi, parlando nei giorni scorsi a Washington e a Lisbona, ha insistito che “la flessibilità deve essere parte del dna della zona euro” e che, dove il debito è elevato, i conti vanno corretti “anche con misure pro-crescita”. Nel contempo, il presidente della Bce chiede ai governi di “non abbassare la guardia sulla governance”: “Dall'inizio della crisi –dice-, abbiamo fatto progressi notevoli, ma c’è un ritardo pericoloso nel completamento dell’Unione economica”.
Immigrazione, la Commissione rifà i compiti – Sull’Agenda dell’Immigrazione, invece, la parola è tornata alla Commissione europea, che deve riformulare le proposte, specie per quanto riguarda la distribuzione in quote dei rifugiati, dopo l’accoglienza negativa o comunque critica di 12 Paesi, fra cui Gran Bretagna, Polonia, Francia e Spagna, all’ipotesi iniziale.
Dopo Riga, il premier Renzi stima che si sia spazio per un’intesa, che potrebbe maturare a giugno. E la Commissione ritiene che l’Agenda nel suo complesso “non sia a rischio”. Le quote non sono l’unica questione in sospeso. Anche la missione navale anti scafisti schiavisti va definita, tenendo conto della risoluzione in discussione al Consiglio di Sicurezza dell’Onu. Un impatto sulla vicenda potrebbe avere la visita a Bruxelles martedì e mercoledì del segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon.
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