Sui due suoi fronti più caldi, l’immigrazione e la Grecia, si profila per l’Unione europea un’altra settimana d’intensi negoziati senza decisioni definitive. Il Vertice di Riga a fine settimana, pur dedicato ad altri temi, offrirà l’occasione ai leader dei 28 d’affrontare anche queste spinose questioni.
Fronte Grecia, proseguono le trattative tra il governo di Atene e le Istituzioni finanziarie internazionali competenti e non si esclude un Eurogruppo straordinario entro fine mese.
Fronte immigrazione, il Consiglio dei Ministri degli Esteri
di lunedì a Bruxelles discuterà l’Agenda messa a punto mercoledì della
Commissione europea, che prevede fra l’altro quote di ripartizione vincolanti
dei rifugiati fra i 28, alcuni dei quali però si sono già chiamati fuori,
esercitando il diritto di ‘opting out’ (Gran Bretagna, Irlanda, Danimarca),
mentre altri si sono detti non disponibili.
Per quanto riguarda le azioni contro gli scafisti schiavisti, l’Italia stessa ha dato un colpo di freno all’ipotesi di azioni militari, in attesa che il Consiglio di Sicurezza dell’Onu si pronunci –una bozza di risoluzione potrebbe emergere proprio lunedì-, mentre i governi libici –ve ne sono almeno due- se ne mostrano insofferenti.
Tra Tobruk e Tripoli, c’è volta a volta chi mostra disponibilità a collaborare e chi agita la minaccia delle infiltrazioni di terroristi sui barconi, di cui però l’intelligence europea non ha finora trovato “alcuna traccia”.
Fronte Grecia, i negoziati tra Bruxelles e Atene proseguono in un clima che alterna ottimismo e pessimismo. Le notizie delle ultime ore alimentano più timori che speranze. L’agenzia di rating Fitch conferma la valutazione CCC del debito greco –spazzatura- e avverte che il rischio default è reale. Il governo di Atene ha pagato a metà maggio stipendi e pensioni per mezzo miliardo di euro, ma la notizia che, per farlo, avrebbe raschiato le disponibilità delle ambasciate all’estero desta apprensione.
Le stesse autorità greche ammettono che sarà più difficile pagare stipendi e pensioni a fine mese, così come rimborsare a giugno i prestiti internazionali. Nel contempo, il governo di Atene continua a respingere “misure capestro”. E l’Fmi, che è parte delle trattative, e respinge l’accusa d’esserne “il poliziotto cattivo”, o di volersene sfilare, come scrive la stampa greca, ammette che i progressi fatti sono pochi.
Eppure, i mercati restano fiduciosi, i protagonisti delle trattative alternano ottimismo e pessimismo. Il controverso ministro dell’Economia greco Yaris Varoufakis sostiene che “c’ l’intesa su gran parte dei punti controversi”, ma aggiunge: “Non faremo promesse solo per ottenere aiuti” che a fine mese potrebbero divenire urgenti. E infatti l’obiettivo resta di chiudere entro maggio.
La Grecia ha offerto ai suoi creditori internazionali la vendita del porto del Pireo, chiedendo offerte per una quota di maggioranza nel porto. Nonostante la mossa conciliante, la Bundesbank non dà segno di voler allentare la sua linea dura e Jens Weidmann critica la Bce per avere erogato finanziamenti di emergenza ad Atene.
Per quanto riguarda le azioni contro gli scafisti schiavisti, l’Italia stessa ha dato un colpo di freno all’ipotesi di azioni militari, in attesa che il Consiglio di Sicurezza dell’Onu si pronunci –una bozza di risoluzione potrebbe emergere proprio lunedì-, mentre i governi libici –ve ne sono almeno due- se ne mostrano insofferenti.
Tra Tobruk e Tripoli, c’è volta a volta chi mostra disponibilità a collaborare e chi agita la minaccia delle infiltrazioni di terroristi sui barconi, di cui però l’intelligence europea non ha finora trovato “alcuna traccia”.
Fronte Grecia, i negoziati tra Bruxelles e Atene proseguono in un clima che alterna ottimismo e pessimismo. Le notizie delle ultime ore alimentano più timori che speranze. L’agenzia di rating Fitch conferma la valutazione CCC del debito greco –spazzatura- e avverte che il rischio default è reale. Il governo di Atene ha pagato a metà maggio stipendi e pensioni per mezzo miliardo di euro, ma la notizia che, per farlo, avrebbe raschiato le disponibilità delle ambasciate all’estero desta apprensione.
Le stesse autorità greche ammettono che sarà più difficile pagare stipendi e pensioni a fine mese, così come rimborsare a giugno i prestiti internazionali. Nel contempo, il governo di Atene continua a respingere “misure capestro”. E l’Fmi, che è parte delle trattative, e respinge l’accusa d’esserne “il poliziotto cattivo”, o di volersene sfilare, come scrive la stampa greca, ammette che i progressi fatti sono pochi.
Eppure, i mercati restano fiduciosi, i protagonisti delle trattative alternano ottimismo e pessimismo. Il controverso ministro dell’Economia greco Yaris Varoufakis sostiene che “c’ l’intesa su gran parte dei punti controversi”, ma aggiunge: “Non faremo promesse solo per ottenere aiuti” che a fine mese potrebbero divenire urgenti. E infatti l’obiettivo resta di chiudere entro maggio.
La Grecia ha offerto ai suoi creditori internazionali la vendita del porto del Pireo, chiedendo offerte per una quota di maggioranza nel porto. Nonostante la mossa conciliante, la Bundesbank non dà segno di voler allentare la sua linea dura e Jens Weidmann critica la Bce per avere erogato finanziamenti di emergenza ad Atene.
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