Scritto per La Presse lo 04/05/2015
L’Ue spinge per raggiungere un “accordo tecnico completo”, prima della riunione dell'Eurogruppo di lunedì 11. Ma l’ennesima “settimana decisiva” di questo laborioso negoziato tra Bruxelles e Atene si apre fra presagi di un altro “nulla di fatto”. Fonti solitamente informate non escludono l’ipotesi che, di rinvio in rinvio e di rattoppo in rattoppo, si giunga fino al Vertice di giugno, quando i leader dei 28 torneranno a discutere delle prospettive economiche.
Anche se la situazione delle casse di Atene desta preoccupazione e il rimborso d’un miliardo di euro all’Fmi entro il 12 maggio è a rischio. Tirare avanti in queste condizioni per due mesi pare difficile.
Proprio l’Fmi è, nel racconto greco, l’interlocutore più inflessibile del governo Tsipras: sul taglio delle pensioni, dove le posizioni restano lontane, mentre ci sono progressi su altri capitoli. Secondo fonti greche, l’Fmi è rigido anche sulla libertà di licenziare nel settore privato e sul blocco dell’aumento del salario minimo.
Atene si mostra ottimista su un’intesa che sblocchi aiuti per 7,2 miliardi di euro – ma lo fa sempre -. I colloqui con gli interlocutori internazionali, la Commissione europea, la Bce, l’Fmi, la ex troika, sono ripresi mercoledì e sono proseguiti nel fine settimana: per l’Ue, sono stati “costruttivi”, ma c’è “ancora del lavoro da fare”: “C’è stata convergenza su alcuni temi, ma si lavora ancora su altri”.
A Bruxelles e in alcune delle capitali dei 28, la notizia d’un depotenziamento del negoziatore greco, il ministro dell’economia Yannis Varoufakis, avevano suscitato qualche ottimismo, dopo lo scontro tra Varoufakis e i colleghi all’informale di Riga il 24 aprile: lì, erano davvero ‘volati i piatti’. Ma proprio Varoufakis, che aveva già smentito un suo ‘defenestramento’ –“il negoziatore resto io”-, ha di nuovo confermato oggi via twitter: “Resto ministro e negozio per la Grecia nell’Eurogruppo”, nonostante “le speranze” altrui di segno diverso.
Dopo le parole grosse dell’informale lettone, da giorni la Commissione europea smussa gli angoli e smorza le tensioni. Il presidente Jean-Claude Juncker è sicuro che la “Grecia non farà default e resterà nell’euro”, anche se ormai la prospettiva preoccupa i partner, ma fa paura solo ad Atene, dove l’allarme liquidità è alto e si teme la chiusura di 8500 esercizi commerciali entro fine giugno.
Il presidente dell’Eurogruppo Jeroen Djisselbloem s’è impegnato in un giro delle capitali dell’euro, Berlino, Parigi e pure Roma, mentre ad Atene il suo ‘arci-rivale’ Varoufakis ripete che il goveno vuole un accordo “a giorni” ed è pronto a varare un piano di riforme –affermazione più volte fatta, ma finora mai avveratasi-. Fra le ipotesi allo studio, c’è un piano per un’aliquota Iva fissa al 18%, con l’eccezione dei medicinali; ma si parla pure di “alternative”, protraendo l’indeterminatezza che irrita i partner.
Contribuiscono a sdrammatizzare il clima del negoziato le notizie moderatamente positive sull’economia europea, in attesa che la Commissione renda note domani le previsioni di primavera.
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