Scritto per Il Fatto Quotidiano del 23/05/2015
Il suo potere è tutto ‘soft’, ma lo esercita -si sarebbe
detto una volta- con un pugno di ferro dentro un guanto di velluto. Al Vertice
di Riga tra i leader dell’Ue e i loro vicini dell’Europa orientale, Angela
Merkel riesce a evitare il peggio (con la Russia) e a tenere insieme i fili dei
negoziati che s’intrecciano fra i 28, per la Grecia e sull'immigrazione. Certo,
dal Vertice non esce nulla, ma non c’è neppure la smagliatura d’una polemica (troppo)
sopra le righe.
In un’occasione analoga, a Vilnius, 18 mesi or sono, la
precipitazione dell’Unione nell’assecondare la presidenza di turno lituana fu
la miccia che fece deflagrare il conflitto tra Russia e Ucraina. Questa volta,
tutti sono avvertiti e la Merkel tiene sotto controllo la presidenza di turno
lettone, ancora più oltranzista della lituana nei sentimenti anti-russi.
Per l’Agenda dell’Immigrazione proposta dalla Commissione
europea, con le quote di ripartizione dei rifugiati e missioni navali anti
scafisti schiavisti, e per la trattativa con la Grecia perché rispetti gli
impegni e faccia le riforme, non è qui l’ora delle decisioni. Ma la
cancelliera, tra plenaria e bilaterali, evita esasperazioni e si mostra
convinta che l’intesa alla fine si troverà.
Senza cedimenti, però. Alla Russia, non glielo manda a dire
che il G8 anche quest’anno sarà un G7, se nella crisi ucraina Putin continuerà
a non rispettare il diritto internazionale. Di tutte le sanzioni, questa è
quella che fa meno male, pur facendo un sacco di rumore. La Merkel ne aveva già
informato il Bundestag, giovedì: il ritorno della Russia nel Gruppo dei Grandi
è "inimmaginabile", fin quando Mosca non agirà nel rispetto della
democrazia e dello stato di diritto.
Il Vertice si svolge a giugno a Elmau, in Baviera, sotto la
presidenza di turno tedesca: "Gli sviluppi in Ucraina sono la ragione per
cui ci incontreremo in 7 e non 8", spiega la cancelliera. Se "il G7 è
una comunità di valori, che lavora insieme per la libertà, la democrazia, lo
stato di diritto", per farne parte bisogna “rispettare le leggi degli
Stati e la loro integrità territoriale": “Quel che fa la Russia in Ucraina
non è compatibile con tutto ciò".
Sono toni fermi, ma misurati. Della Russia, l’Unione –specie
Italia e Germania- ha bisogno per gli approvvigionamenti energetici e –specie
l’Italia- perché non si metta di traverso all’Onu sull’idea d’una missione
navale anti-scafisti schiavisti (nel Consiglio di Sicurezza, Mosca ha diritto
di veto).
La strategia dell’immigrazione non è in agenda a Riga. Ma la
Merkel continua a giocarsi il jolly della solidarietà, senza no alla
suddivisione dei rifugiati –la Germania, del resto, ne prende già più di tutti-:
sarà che da lei non ci sono elezioni davvero importanti –ma in Turingia e in
Brandeburgo s’è appena votato-, la cancelliera evita qualsiasi accenno
populista. E Francia e Spagna, le cui levate di scudi anti quote avevano stupito,
precisano: non sono contro il principio, ma contro i criteri. L’Esecutivo
rifarà i compiti, in vista del prossimo round, già martedì 26.
E la Merkel si conferma assolutamente centrale nella
trattativa con la Grecia, che, come era già successo ad aprile, esclude di
nuovo l’Italia: la cancelliera vede il premier Tsipras con il presidente
francese Hollande e senza esponenti delle Istituzioni Ue (l’assenza del
presidente della Commissione Juncker è un ‘mini-giallo’).
La trilaterale dura due ore e mezza, in una suite dell’Hotel Radisson: all’uscita, volti sorridenti, ma bocche cucite. La Grecia e i suoi creditori hanno di fronte una settimana di fuoco: stipendi e pensioni da pagare, crediti da restituire e poca liquidità. A fine Vertice, Tsipras, sempre ottimista, parla di “toni costruttivi”, la Merkel avverte che resta da fare “molto lavoro”. E tutti partono sereni, senza accordi, ma senza litigi.
La trilaterale dura due ore e mezza, in una suite dell’Hotel Radisson: all’uscita, volti sorridenti, ma bocche cucite. La Grecia e i suoi creditori hanno di fronte una settimana di fuoco: stipendi e pensioni da pagare, crediti da restituire e poca liquidità. A fine Vertice, Tsipras, sempre ottimista, parla di “toni costruttivi”, la Merkel avverte che resta da fare “molto lavoro”. E tutti partono sereni, senza accordi, ma senza litigi.
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