Scritto per Il Fatto Quotidiano del 23/05/2015
Il
suo potere è anche ‘hard’ –è il comandante in capo del più micidiale apparato
militare mai esistito-, ma lo esercita -si sarebbe detto una volta- alla Sor
Tentenna: tra il dialogo e la guerra, spesso esitante il primo, mai
determinante la seconda. Per il
presidente Usa Barack Obama, i cambi di strategia sono all’ordine del giorno e
il prossimo deve essere imminente, se persino l’Italia gli chiede apertamente
una verifica: segno che ormai è stata decisa. Anche
se Obama tiene fermo un punto: non vuole mandare truppe in campo.
Davanti
all'avanzata parallela dei miliziani jihadisti in
Iraq e in Siria, il governo italiano –afferma a Riga il ministro degli esteri
Gentiloni- "è preoccupato” e considera “fondamentale” una verifica “della
strategia che stiamo attuando". L’occasione sarà un incontro a Parigi il 2
giugno, dove il segretario di Stato Usa Kerry e rappresentanti dei 60 Paesi
alleati faranno il punto sulla lotta al Califfato.
Che, per il momento, non dà tregua: sul
terreno, all’esercito iracheno e ai ‘lealisti’ di al Assad; e nell’etere, con
un assillante minacciosa propaganda anti-occidentale. Daqib,
la rivista in inglese degli integralisti, affida al suo giornalista di
riferimento, John Cantlie, il reporter britannico ostaggio, divenuto una stella
mediatica jihadista, la minaccia di un attacco senza pari contro l’America,
agari un attentato nucleare.
In un pezzo intitolato "La tempesta
perfetta", come il film diretto da Wolfgang Petersen nel 2000 –ma qui la
tempesta è l’avvento del Califfato-, Cantlie esalta la capacità di
coordinamento degli integralisti a livello globale in tempo reale, così che “la
potenzialità per operazioni mai viste cresce esponenzialmente". Questo nel
web o per azioni terroristiche in campo avverso.
Sul terreno di guerra, strategie e dinamiche sono più
tradizionali. Negli ultimi otto giorni, dopo settimane di
bombardamenti aerei della coalizione internazionale e attacchi letali dei droni
Usa contro alcuni capi-, i miliziani hanno conquistato Ramadi, capitale della
provincia irachena sunnita di al-Anbar, e Palmira, nel deserto siriano, oltre
al valico di frontiera di al Tanaf, a Sud.
Ora, il regime di al-Assad ha perso il
controllo di metà del territorio nazionale e di tutti e tre i passaggi di
frontiera con l'Iraq: Bukamal era già in mano agli jihadisti; e a Nord al Jarrubia
è gestito dalle forze curde. Nelle ultime ore, gli integralisti sono ancora
avanzati nella provincia centrale di Homs, alla frontiera con l'Iraq, occupando
impianti di gas.
Rispetto all’avvio della campagna aerea
lanciata lo scorso autunno dalla coalizione internazionale a guida americana, e
nonostante disfatte nei mesi scorsi al confine tra Turchia e Siria e in Iraq,
specie a Tikrit, i miliziani hanno allargato il territorio da loro controllato
nei due Paesi. Le forze di Baghdad, da quando il sostegno iraniano s’è ridotto,
non reggono il confronto con gli jihadisti; e i lealisti di al Assad paiono
quasi in rotta, come se avvertissero scricchiolii nel regime, non più in grado di
proteggere chi lo sostiene.
Ce n’è quanto basta per mettere sotto accusa
una strategia inefficace sia a sconfiggere il nemico sia a tenere uniti gli
alleati. Mentre Washington cerca di coinvolgere Teheran in Iraq, gli iraniani
aprono un fronte anti-sunnita nello Yemen e le monarchie del Golfo, alleate
degli Stati Uniti, si coalizzano con l’Egitto contro gli insorti sciiti in quel
Paese. Non a caso, mentre ciò accade, l’avanzata dei miliziani ritrova slancio.
In Siria, ieri, dopo un mese di assedio, i governativi hanno lasciato ai ribelli islamisti siriani, stavolta qaedisti del Fronte al-Nusra, un ospedale appena fuori Jisr al-Shughour, nella provincia di Idlib (siamo già in area alauita, la roccaforte di al Assad). E c’è stato pure il sequestro di un religioso, padre Jacques Mourad, priore del monastero di Mar Elian, rapito da un commando sotto la minaccia delle armi. Il sacerdote appartiene alla comunità di Mar Musa El Habashi, fondata dal gesuita italiano padre Paolo Dall'Oglio, sequestrato il 29 luglio 2013 e di cui non si hanno notizie.
In Siria, ieri, dopo un mese di assedio, i governativi hanno lasciato ai ribelli islamisti siriani, stavolta qaedisti del Fronte al-Nusra, un ospedale appena fuori Jisr al-Shughour, nella provincia di Idlib (siamo già in area alauita, la roccaforte di al Assad). E c’è stato pure il sequestro di un religioso, padre Jacques Mourad, priore del monastero di Mar Elian, rapito da un commando sotto la minaccia delle armi. Il sacerdote appartiene alla comunità di Mar Musa El Habashi, fondata dal gesuita italiano padre Paolo Dall'Oglio, sequestrato il 29 luglio 2013 e di cui non si hanno notizie.
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