Scritto per Il Fatto Quotidiano dell'11/09/2016
La pace, anzi la tregua, è fatta: tra Usa e Russia. Che lo sia davvero tra le fazioni in Siria, lo si vedrà da domani sera, perché il cessate-il-fuoco scatta dal tramonto di lunedì. Ma che tenga e duri, non c’è da metterci la mano sul fuoco: altri ne abbiamo visto, di annunciati con clamore e presto naufragati.
La pace, anzi la tregua, è fatta: tra Usa e Russia. Che lo sia davvero tra le fazioni in Siria, lo si vedrà da domani sera, perché il cessate-il-fuoco scatta dal tramonto di lunedì. Ma che tenga e duri, non c’è da metterci la mano sul fuoco: altri ne abbiamo visto, di annunciati con clamore e presto naufragati.
Una differenza, però, stavolta c’è. L’intesa raggiunta
a Ginevra nella notte tra venerdì e sabato, dopo una maratona negoziale di 13
ore, tra il segretario di Stato statunitense Kerry e il ministro degli Esteri
russo Lavrov è il frutto degli spiragli aperti nel dialogo faticoso, al G20 di
Hangzhou, tra i presidenti Obama e Putin. Ed è completata da un piano di
transizione politica e da un impegno di coordinamento militare anti-terrorismo
delle due Potenze.
In quel colloquio senza risultati concreti, i leader
americano e russo hanno probabilmente compreso, al di là di tutte le diffidenze
e differenze, di potersi fidare più l’uno dell’altro che dei rispettivi amici -
nemici che li attorniano nella vicenda siriana: il regime di al-Assad, l’Iran e
la Turchia per i russi; la sedicente e impalpabile opposizione moderata, i
curdi, l’Arabia saudita e le monarchie del Golfo e ancora la Turchia, che non
sai mai da che parte metterla, per gli americani.
In teoria e a parole, tutte le parti in campo hanno un
avversario comune: il sedicente Stato islamico. Ma per quasi tutte
l’autoproclamato Califfo non è il nemico principale: i turchi, ad esempio, sono
più preoccupati che vincano i curdi; e i sauditi che vincano gli iraniani. Così
molti protagonisti preferiscono che il conflitto si trascini senza sbocchi con
centinaia di vittime la settimana, piuttosto che giungere a conclusione.
Nelle prossime 36 ore, bisogna attendersi sviluppi
cruenti sul terreno, come sempre la vigilia d’una tregua annunciata. Così, i
comitati di coordinamento locale, che fanno capo all’Osservatorio siriano per i
diritti umani, non sempre attendibile, segnalano che 24 persone sono rimaste
uccise e decine ferite in raid aerei sul mercato di Idlib, nel nord della
Siria, condotti – dicono - da aerei russi.
Largamente positivi i commenti al cessate-il-fuoco
concordato, né poteva essere altrimenti: si sta, ovviamente, al-Assad, che
s’adegua alle scelte di Mosca. Voci contro-corrente si levano, invece,
dall’opposizione al regime, che teme lamove del regime, ma che ha ulteriormente
perso coesione, con il tentativo degli integralisti ex al-Nusra di mescolarsi
ai moderati.
C’è “pieno” il sostegno dell’Ue, mentre la Russia cerca di garantire quello della Turchia. E molti sottolineano l’occasione per fare finalmente giungere aiuti ad Aleppo e altrove dove i civili sono assediati dai combattenti: Staffan De Mistura, inviato speciale dell’Onu, ci conta.
C’è “pieno” il sostegno dell’Ue, mentre la Russia cerca di garantire quello della Turchia. E molti sottolineano l’occasione per fare finalmente giungere aiuti ad Aleppo e altrove dove i civili sono assediati dai combattenti: Staffan De Mistura, inviato speciale dell’Onu, ci conta.
Per l’Italia, "l'accordo apre la porta alla
speranza di una svolta nella guerra in Siria", dice il ministro degli
Esteri Gentiloni, che ricapitola i termini dell’intesa: il cessate-il-fuoco e i
corridoi umanitari, ma anche un coordinamento nella lotta al terrorismo tra Usa
e Russia e il ripristino delle condizioni per la ripresa in Siria di un
processo politico. In una telefonata, Gentiloni conferma a De Mistura
“l'appoggio italiano alle proposte negoziali che, se la tregua sarà in vigore,
le Nazioni Unite avanzeranno nel prossimo vertice ministeriale sulla Siria” in
programma a New York tra 10 giorni, a margine dell’Assemblea generale delle
Nazioni Unite.
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