Scritto per Il Fatto Quotidiano del 16/09/2016
Nella campagna elettorale negli Stati Uniti, irrompe
di nuovo la violenza della polizia contro i neri e torna l’ombra delle tensioni
razziali: in una stradina di servizio a est del centro di Columbus, capitale
dell’Ohio, agenti inseguono e uccidono un ragazzino nero di 13 anni, armato di
una pistola ad aria compressa che “sembrava identica” all’arma in uso alle
forze dell’ordine.
Il poliziotto bianco, con un’anzianità di servizio di
nove anni, che ha premuto più volte il grilletto è stato sospeso. La vittima si
chiamava Tyree King. L’episodio è sotto inchiesta.
E’ accaduto mercoledì, al calar della notte. La
polizia è stata chiamata per una rapina a mano armata a una banca messa in atto
da una banda. Agli agenti, uno degli impiegati ha detto di essere stato
avvicinato da un gruppo di persone che volevano del denaro: aveva una pistola. Poco
dopo, riferisce il rapporto della polizia, sono stati intercettati tre individui
sospetti, corrispondenti alla descrizione: quando gli agenti hanno cercato di
fermarli e di parlare loro, due dei tre sono scappati. E' iniziato così un
breve inseguimento: uno dei fuggitivi, correndo, ha estratto la sua pistola ad
aria compressa; la polizia ha fatto fuoco, uccidendo un ragazzino. Vana poi la
corsa all’ospedale dei bambini.
Il tragico episodio è l’ennesimo di una striscia di
neri inermi uccisi da poliziotti, per lo più bianchi, lunga anni, ma fattasi più
fitta negli ultimi mesi: un episodio a Baton Rouge, in Louisiana, ai primi di
luglio, ha aperto una serie inquietante e ha innescato criminali ritorsioni con
stragi di agenti opera di cecchini neri.
Le cronache da Columbus, se avranno strascichi di
proteste e violenze, possono spostare il focus della campagna, centrato da quasi
una settimana sulle condizioni di salute di Hillary Clinton, affetta da
polmonite e vittima di un malore domenica a Ground Zero, durante la cerimonia
in memoria delle vittime degli attacchi terroristici dell’11 Settembre 2001.
L’Ohio, dove i neri non sono particolarmente numerosi,
è uno degli Stati chiave delle elezioni Usa e, con la Florida, è spesso
decisivo. Secondo un sondaggio Cnn/Orc, qui il candidato repubblicano Donald Trump
è avanti di cinque punti (e in Florida di tre). Per correre ai ripari, Hillary
manda lì due pezzi da novanta, Bernie Sanders ed Elizabeth Warren. Secondo un
rilevamento NYT/Cbs, c’è un testa a testa a livello nazionale: l’ex first lady
guida 46 a 44% (46 a 41% tra i probabili elettori), mentre ad agosto era avanti
otto punti. In una corsa a quattro, Hillary e Trump sono pari al 42%, con il
libertario Gary Johnson all'8% e la veder Jill Stein al 4%. Secondo un poll del
LAT, infine, Trump è avanti di sei punti, 47 a 41%: il massimo vantaggio mai
attribuitogli dopo le convention.
Il magnate, che ieri ha sparato l’ennesima ‘bomba’, promettendo
25 milioni di posti di lavoro, non ha l’appoggio di neri e ispanici. Nel
Michigan, a Flint, la città della strage nel liceo di Columbine e di Michael
Moore, una donna pastore nera l’ha bloccato mentre concionava contro Obama e
Hillary nella sua chiesa metodista: “Ci parli dei nostri problemi”, cioè l’emergenza
dell’acqua al piombo, “non dei fatti suoi”.
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