Scritto per Il Fatto Quotidiano del 19/09/2016, utilizzando in parte il post su GpNewsUsa2016.eu
A una
settimana dal 15° anniversario degli attacchi dell’11 Settembre 2001, New York
ripiomba nell'angoscia del terrorismo, alla fine di un sabato di straordinarie
violenze negli Stati Uniti, con esplosioni nella Grande Mela e nel New Jersey e
un attacco all'arma bianca - rivendicato dal Califfato - in un centro
commerciale del Minnesota. Le indagini sono affidate a Fbi e task force
anti-terrorismo, oltre che dalle forze di polizia locali.
L’allarme
sicurezza s’insinua e subito s’ingigantisce nella campagna elettorale per la
Casa Bianca: Donald Trump cavalca la paura; le autorità, invece, sono caute, parlano
di “atto intenzionale”, ma non avallano la pista terroristica né riscontrano
“collegamenti internazionali” – ma non possono neppure escludere l’azione di
‘lupi solitari’ -.
A New York, a
Chelsea, nel quadrante sud-ovest di Manhattan, poco dopo le 20 di sabato,
un’esplosione, sembra di un ordigno confezionato con una cassetta degli
attrezzi nascosta in un cassonetto, provoca una trentina di feriti – tutti già
dimessi la mattina di domenica - sulla 23° Strada tra la 6° e la 7° Avenue.
Poco dopo, un altro ordigno rudimentale, una pentola a pressione con dei fili, viene
trovato e rimosso inesploso sulla 27° Strada alla stessa altezza.
La polizia,
per molte ore, sigilla il quartiere - chi è per strada non può entrarvi, chi è
in casa non deve uscire – e cerca altri eventuali ordigni simili, trova pure un
pacco sospetto, ma non pare trattarsi di un’altra bomba. Vicino al luogo dell’esplosione,
gli agenti recuperano un pezzo di carta con qualcosa scritto sopra: s’ignora se
sia una firma o una rivendicazione. Un tipo di ‘arma’, la pentola a pressione,
evoca l’attentato alla Maratona di Boston, nel 2014.
E la mattina
di sabato, c’era stata un’esplosione nel New Jersey, a Seaside Park, senza
vittime, proprio a margine di una maratona di militari, la cui partenza era
però stata ritardata – e quindi il luogo del botto era semi-deserto -. Più
cruento l’attacco all’arma bianca in un centro commerciale del Minnesota: otto
feriti; l’aggressore, un uomo, che lancia grida ‘islamiche’ e che chiede ad almeno
una delle vittime se è musulmano, viene ucciso da un agente fuori servizio che
era lì.
Il Califfato
riconosce all’accoltellatore ‘martire’ la qualifica di “soldato dell’Islam”,
mentre tace su quanto avvenuto a New York e nel New Jersey, nonostante le
manifestazioni d’esultanza sul web.
Sul fronte
di Usa 2016, la somma e l’intensità degli episodi gioca a favore della retorica
di Trump. In linea con il presidente Obama, il sindaco De Blasio e il
governatore Cuomo – tutti democratici -, Hillary Clinton mostra cautela e
invita a sospendere il giudizio fin quando il quadro degli eventi non sarà
chiaro.
Trump,
invece, è il primo a parlare di “bomba”, anzi annuncia lo scoppio prima delle
autorità, e vede nella serie di attacchi la conferma che il Paese è in pericolo
e che il presidente Obama, come la Clinton, che ne è un clone politico, non
sanno garantirne la sicurezza. “Gente, viviamo in un momento in cui dobbiamo
usare le maniere forti, molto molto molto forti”.
L’ansia
della sicurezza ripiomba sulla campagna elettorale, a 50 giorni giusti dal
voto. A New York, che nn conosceva una paura simile dal 2010, dalle ore d’un
fallito attentato a Times Square, è pure la vigilia dell'Assemblea generale
delle Nazioni Unite, che, da oggi, vede la presenza in città di decine di capi
di Stato o di governo, fra cui il presidente Obama, avvertito dell'esplosione mentre
era a Washington, ad una cena della Congressional Black Caucus Foundation in
onore della Clinton.
Chelsea, nel
West Side di Manhattan, è uno dei quartieri più animati e notturni della Grande
Mela: la 23° Strada è una delle più trafficate, con diverse stazioni della
metropolitana e un'alta concentrazione di ristoranti, supermercati e uffici.
Non lontano,
ci sono Eataly e il Flatiron Building, dove vive Chelsea, la figlia di Hillary,
che qui fu portata domenica scorsa, dopo il malore a Ground Zero.
La Farnesina informa che nessun italiano è fra i feriti dello scoppio a New York e consiglia ai connazionali di stare lontani dall’area dell’esplosione.
La Farnesina informa che nessun italiano è fra i feriti dello scoppio a New York e consiglia ai connazionali di stare lontani dall’area dell’esplosione.
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