Scritto per www.GpNewsUsa2016.eu e Formiche.net il 30/09/2016
Donald Trump induce i
media americani a rompere con le proprie tradizioni: USAToday, il terzo
quotidiano statunitense per diffusione, l’unico davvero nazionale – lo si trova
negli aeroporti di tutta l’Unione -, per la prima volta nella sua storia rompe
di 34 anni prende posizione nella corsa alla Casa Bianca e invita i suoi
lettori a non votare per il candidato repubblicano. "Non è adeguato a fare
il presidente", afferma perentorio un articolo di fondo, che, però, se
boccia Trump, non esprime un endorsement a Hillary Clinton.
La candidata
democratica, dal canto suo, accusa il rivale di avere messo i suoi interessi
personali ed i suoi affari “al di sopra delle leggi, dei valori e della politica
degli Stati Uniti". L’ex first lady si riferisce a una vicenda svelata da
Newsweek con la formula ‘Castro connection’: affari con Cuba fatti in
violazione dell’embargo.
L’editoriale di USAToday - L'editoriale del quotidiano è
durissimo verso il magnate, giudicato "senza il temperamento, la preparazione,
la fermezza e l'onestà necessarie per fare il presidente". E portatore,
invece, di "indifferenza e ignoranza", con le quali mette in
discussione tutti gli impegni fondamentali presi da tutti i presidenti Usa
dalla fine della Seconda Guerra Mondiale in poi.
Trump viene quindi
descritto come "inaffidabile, male attrezzato per essere
comandante-in-capo, portatore di pregiudizi, con alle spalle un'attività imprenditoriale
con luci e ombre”. E ancora: “parla in maniera sconsiderata, ha imbarbarito il
dialogo nazionale ed è un bugiardo seriale".
Quanto a Hillary, il
comitato editoriale di USAToday ammette di essere diviso sul suo conto: alcuni
vedono in lei tutte le qualità per essere un buon presidente, altri esprimono
forti riserve.
La ‘Castro connection’ – Le rivelazioni di Newsweek rischiano
di alienare a Trump le simpatie della comunità degli esuli cubani, influente
soprattutto in Florida, il più ‘pesante’ degli Stati in bilico. I fatti,
ricostruiti dal settimanale attraverso documenti e testimonianze, risalgono al
1988: allora alla guida della Trump Hotels and Casino Resorts, il magnate
investì, tramite una società di consulenza, in attività imprenditoriali a Cuba,
salvo voi ‘travestire’ da beneficienza le spese fatte, per farle apparire
legali.
Quell’iniziativa non
condusse a nulla di concreto, ma l’imbarazzo resta. Anche perché Trump, ricorda
Newsweek, allora si dichiarava favorevole all’embargo e oggi promette, se
eletto, di cancellare il disgelo con Cuba portato avanti da Barack Obama, se il
regime dell’Avana non garantirà la libertà religiosa e non libererà i detenuti
politici.
Fra i primi a
chiedergli di fornire chiarimenti su quella che sarebbe una violazione della
legge, l’ex aspirante alla nomination repubblicana e senatore della Florida di
origine cubana Marco Rubio.
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Trump l’ha
fatto a modo suo, negando di avere mai fatto affari con Cuba e di essere stato
nell’isola – Newsweek, però, non afferma né l’una cosa né l’altra – e attaccando
l’autore del servizio: "Non sono mai stato a Cuba – dice il magnate -, non
ho mai fatto affari a Cuba, non c'è altro da dire. Se lo avessi fatto, lo direi
apertamente". Trump ha poi messo in dubbio l'integrità dell’autore
dell'articolo, Kurt Eichenwald: "Ha una pessima reputazione come
giornalista". (fonti vv – gp)
venerdì 30 settembre 2016
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