Scritto per www.GpNewsUsa2016.eu e Formiche.net lo 03/09/2016
L’Fbi pubblica una sintesi dell’interrogatorio di
Hillary Clinton del 2 luglio, che ha condotto all'archiviazione dell’indagine
sull'ex segretario di Stato che usò un account di posta elettronica privato,
invece di quello ufficiale, quando guidava la diplomazia statunitense, tra il
2009 e il 2013 - il cosiddetto ‘emailgate’ - e non avere, quindi, trattato in
modo adeguato informazioni classificate.
L’Fbi, che conclusa l’inchiesta ha deciso per il non
luogo a procedere, con l’avallo del Dipartimento della Giustizia, ha anche
diffuso una sintesi del dossier. La pubblicazione della documentazione è
avvenuta in seguito a diverse istanze, avanzate da organizzazioni
conservatrici, in base al Freedom of Information Act (Foia), che regola
l’accesso dei cittadini alle informazioni che sono in possesso delle Amministrazioni
pubbliche.
L’ ‘emailgate’ è una delle vicende su cui la campagna
di Donald Trump punta per screditare l’immagine della Clinton. La pubblicazione
del dossier avviene pochi giorni dopo la scoperta d’un’altra serie di mail,
circa 15 mila, che l’ex segretario di Stato non aveva consegnato e di cui ora un
giudice federale ha ordinato la diffusione a partire da prima del 13 settembre.
Fra il materiale recuperato, vi sarebbero scambi che
riguardano la strage di Bengasi, dove, l’11 settembre 2012, furono ucciso
l’ambasciate Usa in Libia Chris Stevens e altri quattro cittadini americani,
altro tema delicato per l’ex segretario di Stato, nonostante l’indagine d’una
commissione del Congresso gestita dall'opposizione repubblicana non abbia
portato ad accuse nei suoi confronti. Resta, poi, calda la vicenda dei
finanziamenti da governi stranieri alla Fondazione Clinton.
Tutto ciò si riflette nei sondaggi di un’opinione
pubblica volatile e sensibile all'input dei media. Secondo il rilevamento Reuters-Ipsos
dell’ultima settimana, Trump è oggi al 40%, mentre Hillary ha bruciato gli otto
punti di vantaggio che aveva ed è al 39%. Il recupero di Trump è conseguenza dei
maggiori consensi del magnate fra gli elettori repubblicani, ma soprattutto della
vampata d’attenzione per le grane della Clinton, su cui lo showman salta: a suo
giudizio, le nuove carte dell’Fbi confermano la disonestà di Hillary, che dal
canto suo plaude – ma non potrebbe fare diversamente – alla diffusione del
rapporto e delle nuove carte.
Certo, il documento dell’Fbi non migliora la situazione
dell’ex first lady. Rispondendo alle domande dell’Fbi sulle mail di quand'era
segretario di Stato, la candidata democratica afferma di non avere avuto alcun
ruolo nel selezionare le email “di lavoro” girate al Dipartimento della
Giustizia, che sarebbero state scelte dal suo team legale, mentre quelle
personali sarebbero state cancellate.
Nel dossier pubblicato ci sono tanti ‘non ricordo’: “La
Clinton non era in grado di fare un esempio su come veniva determinato se un
documento era classificato o meno, né sapeva che C significasse ‘classified’… La
Clinton non era in grado di ricordare alcuna specifica metodologia per scegliere
l’obiettivo di un attacco con droni…”.
L’Fbi, inoltre, ammette che è impossibile stabilire con assoluta certezza se le mail di Hillary siano state hackerate, anche se non ve n’è alcuna evidenza, mentre emerge che un predecessore di Hillary al Dipartimento di Stato, il generale Colin Powell, le raccomandò prudenza nell'uso del Blackberry. (fonti vv – gp)
L’Fbi, inoltre, ammette che è impossibile stabilire con assoluta certezza se le mail di Hillary siano state hackerate, anche se non ve n’è alcuna evidenza, mentre emerge che un predecessore di Hillary al Dipartimento di Stato, il generale Colin Powell, le raccomandò prudenza nell'uso del Blackberry. (fonti vv – gp)
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