Scritto per Il Fatto Quotidiano del 23/09/2016
Ancora non si sa chi abbia esploso, l’altra notte, i
colpi di arma da fuoco che hanno ridotto in fin di vita un uomo a Charlotte,
durante le proteste per l’uccisione martedì sera d’un nero di 43 anni padre di
sette figli. Ma una cosa è certa: quelle pallottole non venivano dall’arma di
un poliziotto.
L’indicazione dovrebbe contribuire ad allentare la
tensione nella cittadina, dove, negli incidenti che per la seconda notte
consecutiva l’hanno sconvolta, ci sono stati nove feriti – solo uno grave - e
44 arresti. Il governatore della North Carolina Pat McCrory ha proclamato lo
stato d’emergenza, ma il coprifuoco, che era stato ventilato, non è stato
adottato.
Il sussulto di tensioni razziali ha di nuovo cambiato
il fondale della campagna per la Casa Bianca tra Hillary Clinton e Donald
Trump. Con un colpo di scena dei suoi, il candidato repubblicano indulge, ora,
alla rabbia dei neri: è “molto turbato” da quanto accaduto a Tulsa, in
Oklahoma, più che a Charlotte, e parla di una “crisi nazionale”, di cui sono
ovviamente responsabili il presidente Obama e la candidata democratica.
Hillary non lo rincorre. Mentre Obama telefona ai
sindaci di Tulsa e di Charlotte, testimonia loro cordoglio per le vittime e
vicinanza alle famiglie, s’informa sulla situazione e su quanto può fare e
invia la Guardia Nazionale, l’ex first lady reagisce con sdegno, ma senza
accenti teatrali: “E’ insopportabile e deve diventare intollerabile… Quante
altre volte dovremo vederlo accadere…”.
A giudicare dall’ultimo sondaggio Wall Street Journal
/ Nbc, l’opinione pubblica americana è meno volatile di quanto i media avevano
immaginato, nonostante la polmonite di Hillary, l’insidia del terrorismo, le
tensioni razziali, ed è meno sensibile ai richiami di Trump alla paura e alla
forza. A quattro giorni da lunedì sera, quando i due candidati si troveranno
per la prima volta faccia a faccia sul palco di un dibattito televisivo,
Hillary è avanti di sei punti: 43 a 37%. Dietro, il libertario Gay Johnson al
9% - voti in linea di massima sottratti a Trump - e la verde Jill Stein al 3% -
voti invece sottratti a Hillary -. In attesa di verifiche, la rimonta del
magnate non pare esserci stata o, almeno, essersi concretizzata.
Per una delle distorsioni incomprensibili delle
reazioni umane, la rabbia nera non scuote Tulsa, dove pure l’assassinio di
Terence Crutcher intacca la scorza ‘law & order’ di Trump (che, dopo avere
visto il video, si chiede che cosa sia saltato in mente agli agenti per agire
così), ma segna Charlotte, dove il video dell’uccisione di Keith Scott Lamont
non chiarisce se la vittima abbia davvero puntato una pistola contro i
poliziotti, prima di essere abbattuto: le immagini non sono state rese
pubbliche, ma i familiari potranno vederle.
La protesta s’allarga ad altre città: a New York, centinaia
di persone sfilano sulla 5° Strada e Broadway. Un nero muore dopo una colluttazione con agenti a Baltimora.
Trump ne ricava l’immagine di un "Paese ferito” e prospetta una "agenda nazionale contro il crimine" per rendere l'America di nuovo sicura – una formula, non un piano -. Sul palco di Pittsburgh in Pennsylvania, il magnate lancia un appello all'unità e conia l’ennesima variante del suo slogan ‘Make America Great Again’: "Fare l'America di nuovo una". Il tutto accusando Obama e i democratici: "Il nostro Paese ne esce male agli occhi del mondo mentre dovremmo esserne leader. Ma come possiamo guidare, se non riusciamo a controllare le nostre citta?".
A Charlotte, la notte potrebbe rilanciare le violenze: per stemperarle, la polizia cerca l’uomo che ha sparato l’altra sera, innescando momenti di estrema tensione. I manifestanti volevano forzare il cordone di poliziotti in tenuta anti-sommossa per entrare nella lobby dell'hotel dove il ferito veniva soccorso. Gli agenti hanno lanciato lacrimogeni e granate stordenti; dalla folla, partivano pietre e bottiglie. Facinorosi hanno danneggiato automobili, infranto vetrine, devastato negozi, pure lo store degli Hornets, la squadra di basket di Charlotte che gioca nella Nba.
Trump ne ricava l’immagine di un "Paese ferito” e prospetta una "agenda nazionale contro il crimine" per rendere l'America di nuovo sicura – una formula, non un piano -. Sul palco di Pittsburgh in Pennsylvania, il magnate lancia un appello all'unità e conia l’ennesima variante del suo slogan ‘Make America Great Again’: "Fare l'America di nuovo una". Il tutto accusando Obama e i democratici: "Il nostro Paese ne esce male agli occhi del mondo mentre dovremmo esserne leader. Ma come possiamo guidare, se non riusciamo a controllare le nostre citta?".
A Charlotte, la notte potrebbe rilanciare le violenze: per stemperarle, la polizia cerca l’uomo che ha sparato l’altra sera, innescando momenti di estrema tensione. I manifestanti volevano forzare il cordone di poliziotti in tenuta anti-sommossa per entrare nella lobby dell'hotel dove il ferito veniva soccorso. Gli agenti hanno lanciato lacrimogeni e granate stordenti; dalla folla, partivano pietre e bottiglie. Facinorosi hanno danneggiato automobili, infranto vetrine, devastato negozi, pure lo store degli Hornets, la squadra di basket di Charlotte che gioca nella Nba.
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