Scritto per Il Fatto Quotidiano del 24/09/2014
L’offensiva aerea degli Stati Uniti e di cinque loro
alleati arabi inizia nella notte, poche ore prima che il presidente Obama parli
all’Assemblea generale delle Nazioni Unite: “Questa non è la guerra
dell’America da sola … Vogliamo sventare attacchi terroristici, uno ci siamo
già riusciti”.
Le bombe americane e arabe colpiscono Raqqa,la
capitale siriana del Califfato, e altri 20 obiettivi, centri di comando e campi
di addestramento, fanno decine di vittime: una sessantina i morti, anche
civili, secondo fonti non verificabili.
Ma l’efficacia della
campagna aerea, che potrebbe durare settimane, è tutta da verificare. Il nemico
non è un esercito regolare con basi e depositi di armi e munizioni, come nel
caso dell’invasione dell’Iraq nel 2003. I miliziani sono distribuiti sul
terreno, non offrono punti di riferimento statici; e le bombe su città e
villaggi colpiscono anche la popolazione.
Il regime di Damasco, tenuto fuori dalla ‘coalizione
dei volenterosi’ perché Obama non riconosce come interlocutore il presidente al
Assad, sbandiera il proprio coinvolgimento: “Gli Usa ci hanno preventivamente
informati”. Aerei siriani hanno a loro volta bombardato milizie jihadiste in
Libano.
Obama:
l’interesse alla sicurezza è comune
I raid aerei contro lo Stato islamico, estesi dall’Iraq alla
Siria, sono opera della coalizione realizzata dagli Stati Uniti con alleati
occidentali e con Paesi del Golfo e mediorientali "in nome dell’interesse
alla sicurezza, che è comune". Sul prato della Casa Bianca, in partenza
per il Palazzo di Vetro dell’Onu a New York, Obama ha reso omaggio ai Paesi
arabi (Arabia Saudita, Bahrein, Emirati, Qatar e Giordania) che si sono
mobilitati per sconfiggere le milizie jihadiste.
Proprio la minaccia integralista è un tema forte dell’Assemblea
dell’Onu, dove questa settimana si succedono sul podio molti leader di tutto il
Mondo. Obama fa un bilancio politico dei raid notturni: "Gli Usa -dice-
sono orgogliosi di essere fianco a fianco dei loro alleati. La forza della
coalizione manda un messaggio chiaro al mondo intero: siamo più forti se
uniti".
L'alleanza tra l’Occidente e l’Islam moderato e
istituzionale intende cancellare lo Stato Islamico, la cui presenza mina Iraq e
Siria e catalizza l’estremismo integralista, con effetti contagio in tutta
l’area. L'attacco della scorsa notte era mirato al Khorasan, uno dei gruppi
della galassia di al Qaeda operanti in Siria: ha consentito –sostiene Obama- di
sventare un imminente attentato contro interessi americani e occidentali.
Pioggia di
fuoco arabo-americana
La pioggia di fuoco è durata alcune ore: aerei, droni,
missili. All'operazione, guidata e coordinata dagli Stati Uniti, non ha
partecipato nessun alleato Nato, accanto ai cinque Paesi arabi, nonostante la disponibilità, in particolare, della Francia
–l’Italia mette a disposizione solo un aereo cisterna-. S’è così voluto
sottolineare la presenza arabo-sunnita nella "vasta coalizione"
anti-Is. All’Onu, Renzi riceve, tuttavia, il grazie di Ban per il
ruolo dell’Italia nella coalizione.
Uno schieramento di forze imponente e variegato ha
effettuati almeno 30 missioni, non solo contro le postazioni delle milizie del
Califfato, ma anche contro la fazione integralista meno nota ma più temuta a
Washington (i Khorasan) e contro i qaedisti 'ortodossi' di al Nusra -loro
avrebbero subito le maggiori perdite, una cinquantina di combattenti uccisi,
oltre a otto civili, tra cui due bambini e una donna-.
Il Pentagono non ha precisato quanti e quali aerei siano
stati coinvolti, ma ha specificato che, oltre ai caccia-bombardieri, sono stati
utilizzati droni e sono stati lanciati almeno 47 missili da crociera Tomahawk
(con una gittata di 2.500
km) da diversi incrociatori nel Golfo Persico e nel Mar
Rosso, dove staziona la squadra navale della portaerei a propulsione nucleare
George H.W. Bush.
Nell'offensiva aerea, ha esordito il caccia F-22 Raptor
Lockeehd-Martin: invisibile ai radar, e tecnologicamente sofisticatissimo,non è
mai stato venduto ad alcun Paese straniero, più o meno alleato, contrariamente
a quanto avvenuto per il più nuovo F-35.
La Siria gioca le sue carte, la
Russia lascia fare
Pur di entrare nel gioco, il regime siriano ha dato un
imprevisto (e indesiderato) avallo all’azione della coalizione del regime
siriano: Damasco si dichiara pronta a collaborare con qualsiasi sforzo
internazionale per combattere il terrorismo; e Mosca, sua alleata, lascia fare,
senza scatenare putiferi all’Onu.
Tutti i gruppi contro cui la coalizione si batte sono nemici
di al Assad. E il presidente, per ora, non teme la labile opposizione moderata
che gli Stati Uniti si ripromettono di armare e addestrare. Quindi, di fatto
l'Occidente è al momento un alleato di Damasco.
La guerra aerea intensificata innesca nuove minacce dal campo
integralista. I jihadisti, che assediano Kobané, in Siria, prendono in ostaggio
un francese; e nuovi messaggi incitano i miliziani a
uccidere gli infedeli, francesi, americani o dei Paesi alleati.