Scritto per Il Fatto Quotidiano dello 02/09/2014
Tra Ucraina e Russia, è guerra aperta. Almeno nelle parole
del ministro della difesa di Kiev. Gheletei dice: “Una grande guerra è arrivata
nella nostra casa, un conflitto come l’Europa non aveva più conosciuto dalla
Seconda Guerra Mondiale”, con decine di migliaia di morti. Le vittime, da aprile,
sono già 2600, centinaia di migliaia gli sfollati e i rifugiati.
L’esercito ucraino ripiega dall'aeroporto di Lugansk, sotto
una pioggia di tiri d’artiglieria sparati –è l’accusa- da soldati russi. Ed è
solo una delle disfatte di giornata per i regolari, che lasciano senza neppure
combattere porzioni di territorio nelle mani dei separatisti, tra Donetsk, la
frontiera russa e il porto di Mariupol, sulle rive del Mare d’Azov, nelle cui
acque affonda una motovedetta ucraina colpita domenica. 700 i soldati ucraini
presi prigionieri solo negli ultimi giorni.
L’arretramento ucraino di fronte agli insorti filo-russi
coincide con la riunione a Minsk del ‘gruppo di contatto’ con esponenti di
Ucraina, Russia e Osce, l’organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in
Europa. La ricerca di una soluzione negoziale prosegue, ma stagna tra incroci
d’accuse e smentite: Kiev, stavolta con l’avallo di foto satellitari dei
servizi occidentali, sostiene che la
Russia ha inviato proprie forze in territorio ucraino; Mosca
smentisce categoricamente.
Il premier polacco Tusk, appena designato presidente del
Consiglio europeo, mette in guardia contro i pericoli di una guerra “non solo
nell'est dell’Ucraina”, commemorando il 75° anniversario dell’invasione nazista
che innescò la Seconda Guerra
Mondiale.
L’inquietudine dei Paesi dell’Europa centrale e orientale
nell’Ue e nella Nato è altissima: al Vertice della Nato in Galles giovedì e
venerdì, l’Alleanza potrebbe decidere di costituire una forza ad hoc per
rendersi “più visibile a Est” –parole del segretario Rasmussen-. In Galles, ci
sarà il presidente ucraino Poroshenko, che si attende “un aiuto pratico” e che
rilancia l’idea dell’adesione alla Nato.
Per la
Germania , “non siamo di fronte a un conflitto in Ucraina, ma
a uno scontro tra Russia e Ucraina”. Il
ministro Steinmeier attribuisce a Putin l’intenzione di creare “corridoi
terrestri” nel sud dell’Ucraina per rifornire via terra la Crimea , la penisola annessa
nell'aprile scorso. Se Kiev persiste nel rifiuto di forme di federalismo, Mosca
potrebbe appoggiare la nascita di uno Stato cuscinetto, come già fatto in
Georgia e in Moldavia.
Per gli europei, specie i tedeschi e gli italiani, la Russia è un fornitore oggi
indispensabile di gas e petrolio. Putin lo ricorda loro inaugurando con i
cinesi un gasdotto siberiano: atto quasi
simbolico, funzionale all'attuazione dell’accordo tra Mosca e Pechino per la
fornitura d’energia. Come dire all’Ue che l’equazione ‘noi abbiamo bisogno del
tuo gas = tu hai bisogno dei nostri euro’ non vale più, perché gli yuan al
cambio col rublo, che si deprezza giorno dopo giorno, sono buoni ugualmente e
forse di più.
Dato che un gasdotto non si fa in un mese, a me pare che Putin avesse in mente la diversificazione coi Cinesi già da tempo, ora la realizza. Nel frattempo noi in Italia ci balocchiamo con gli ambientalisti che lasciano ad altri il petrolio dell'Adriatico e non vogliono neppure vedere se c'è in Basilicata: autolesionismo allo stato puro.
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