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martedì 2 settembre 2014

Ucraina: più guerra che negoziato, sanzioni e ritorsioni di pari passo

Scritto per Il Fatto Quotidiano dello 02/09/2014

Tra Ucraina e Russia, è guerra aperta. Almeno nelle parole del ministro della difesa di Kiev. Gheletei dice: “Una grande guerra è arrivata nella nostra casa, un conflitto come l’Europa non aveva più conosciuto dalla Seconda Guerra Mondiale”, con decine di migliaia di morti. Le vittime, da aprile, sono già 2600, centinaia di migliaia gli sfollati e i rifugiati.

L’esercito ucraino ripiega dall'aeroporto di Lugansk, sotto una pioggia di tiri d’artiglieria sparati –è l’accusa- da soldati russi. Ed è solo una delle disfatte di giornata per i regolari, che lasciano senza neppure combattere porzioni di territorio nelle mani dei separatisti, tra Donetsk, la frontiera russa e il porto di Mariupol, sulle rive del Mare d’Azov, nelle cui acque affonda una motovedetta ucraina colpita domenica. 700 i soldati ucraini presi prigionieri solo negli ultimi giorni.

L’arretramento ucraino di fronte agli insorti filo-russi coincide con la riunione a Minsk del ‘gruppo di contatto’ con esponenti di Ucraina, Russia e Osce, l’organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa. La ricerca di una soluzione negoziale prosegue, ma stagna tra incroci d’accuse e smentite: Kiev, stavolta con l’avallo di foto satellitari dei servizi occidentali, sostiene che la Russia ha inviato proprie forze in territorio ucraino; Mosca smentisce categoricamente.

Il premier polacco Tusk, appena designato presidente del Consiglio europeo, mette in guardia contro i pericoli di una guerra “non solo nell'est dell’Ucraina”, commemorando il 75° anniversario dell’invasione nazista che innescò la Seconda Guerra Mondiale.

L’inquietudine dei Paesi dell’Europa centrale e orientale nell’Ue e nella Nato è altissima: al Vertice della Nato in Galles giovedì e venerdì, l’Alleanza potrebbe decidere di costituire una forza ad hoc per rendersi “più visibile a Est” –parole del segretario Rasmussen-. In Galles, ci sarà il presidente ucraino Poroshenko, che si attende “un aiuto pratico” e che rilancia l’idea dell’adesione alla Nato.

Per la Germania, “non siamo di fronte a un conflitto in Ucraina, ma a uno scontro tra Russia e Ucraina”.  Il ministro Steinmeier attribuisce a Putin l’intenzione di creare “corridoi terrestri” nel sud dell’Ucraina per rifornire via terra la Crimea, la penisola annessa nell'aprile scorso. Se Kiev persiste nel rifiuto di forme di federalismo, Mosca potrebbe appoggiare la nascita di uno Stato cuscinetto, come già fatto in Georgia e in Moldavia.

La Commissione europea è al lavoro per mettere a punto ulteriori sanzioni. Alla cancelliera tedesca Merkel, che ripete che l’Ue varerà nuove misure “sostanziali” contro la Russia –entro la settimana, se non ci sarà il ritiro-, il ministro degli esteri russo Lavrov risponde: “Replicheremo, tuteleremo i nostri interessi”. Putin invita l’Ue al buon senso e dice di sperare di evitare “i danni di queste punture rispettive”, sanzioni e ritorsioni.

Per gli europei, specie i tedeschi e gli italiani, la Russia è un fornitore oggi indispensabile di gas e petrolio. Putin lo ricorda loro inaugurando con i cinesi un gasdotto siberiano: atto quasi simbolico, funzionale all'attuazione dell’accordo tra Mosca e Pechino per la fornitura d’energia. Come dire all’Ue che l’equazione ‘noi abbiamo bisogno del tuo gas = tu hai bisogno dei nostri euro’ non vale più, perché gli yuan al cambio col rublo, che si deprezza giorno dopo giorno, sono buoni ugualmente e forse di più.

1 commento:

  1. Dato che un gasdotto non si fa in un mese, a me pare che Putin avesse in mente la diversificazione coi Cinesi già da tempo, ora la realizza. Nel frattempo noi in Italia ci balocchiamo con gli ambientalisti che lasciano ad altri il petrolio dell'Adriatico e non vogliono neppure vedere se c'è in Basilicata: autolesionismo allo stato puro.

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