Scritto per Il Fatto Quotidiano del 16/09/2014
Il ‘crinale degli
ostaggi’ attraversa la componente occidentale della coalizione internazionale
contro il Califfato. Le differenze d’approccio tra americani e britannici, da
un lato, decisi a non negoziare con i terroristi e a non pagare riscatti, e
francesi e italiani, dall'altro, inclini a riportare a casa gli ostaggi
letteralmente “costi quel che costi”, non sono nuove, ma –quando si
ripropongono- suscitano polemiche e sollevano un velo di diffidenza fra
alleati.
Nel frullatore
britannico delle critiche e delle recriminazioni –la terza vittima del boia in
nero che parla con l’accento di Londra è un cooperante scozzese-, finisce pure
Federica Mogherini, futura Lady Pesc europea -dal 1° novembre-, attualmente
ministro degli Esteri italiano, e quindi di per sé catalizzatore e parafulmine
dei contrastanti sentimenti europei.
Come Lady Pesc, la Mogherini dovrà assumere
la rigidità anti-terrorismo di molti Paesi Ue. Come ministro, deve preoccuparsi
degli ostaggi italiani: padre Paolo Dall’Oglio e le due giovani Vanessa e
Greta, tutti e tre svaniti in Siria, tutti e tre -nella valutazione e nella
speranza di servizi ed esperti-ancora vivi. Storie fra di loro diverse e
percorsi di prigionia verosimilmente diversi, cui gli italiani vogliono però
dare un esito comune: la liberazione e il ritorno a casa.
Eppure, i tagliagola delle
milizie integraliste, con la mannaia sul collo d’un quarto ostaggio, ancora un
britannico, mettono tutti –o quasi- d’accordo. A Parigi, la conferenza sull’Iraq serra le fila contro gli jihadisti dell'Is.
Ma se il nemico è comune, gli obiettivi dei membri della coalizione sono spesso
diversi: le monarchie del Golfo vogliono tenersi al riparo dall’avanzata
integralista; l’Occidente vuole proteggersi dalla minaccia terroristica.
La riunione di Parigi –presenti una trentina di
delegazioni, fra cui Onu, Ue, Lega araba- esprime l’intenzione d’appoggiare il
governo di Baghdad con ogni mezzo, compreso "adeguato aiuto
militare". L’aiuto, si precisa, dovrà essere "in linea con le
necessità espresse dalle autorità irachene, nel rispetto del diritto
internazionale e senza mettere a rischio la sicurezza della popolazione
civile".
Armiamo i nemici dell’Is, sperando ci siano poi
amici. Ma la Russia
lancia un sasso nello stagno: “E’ un errore fare distinguo tra terroristi buoni
e cattivi”.
L’impegno ad “eliminare”
la minaccia jihadista, preso da Obama e ribadito da Cameron e altri leader
occidentali ed arabi, non convince in pieno. Più di due americani su tre, il
68%, non ha fiducia nella strategia messa a punto dalla Casa Bianca di
eliminare gli jihadisti sunniti dello Stato Islamico tra Iraq e Siria con raid
aerei, delegando invece le operazioni di terra in Iraq all’esercito di Baghdad
e ai peshmerga curdi e in Siria ai cosiddetti ribelli moderati.
Il consulto di Parigi aggiunge un tassello al
disegno di Obama per una coalizione anti-jihadista. Hollande avverte che
"la minaccia è globale e la risposta deve essere globale": senza
perdere tempo, l'aviazione francese conduce la sua prima missione (aerei-spia
Rafales decollano dalla base militare francese di Abu Dhabi e compiono una
ricognizione sull'Iraq).
Ai colleghi ministri degli Esteri, la Mogherini ricorda che l'Italia
ha già inviato i primi due carichi di armi e munizioni ai guerriglieri curdi,
nel nord dell'Iraq. Ma Roma rivendica un ruolo politico, contando su
"buone relazioni con tutti i Paesi della regione".
Nella coalizione, non entra l’Iran:
Teheran non raccoglie l’invito di Obama alla collaborazione perché –dice la
guida suprema Ali Khamenei- gli americani “hanno le mani sporche di sangue”. E la Turchia ne resta ai margini.
Mentre la Siria
ne viene ostentatamente tenuta fuori: Washington non vuole coordinarsi col
regime di al Assad. Il Vaticano alza un muro di silenzio sulle voci di minacce
al Papa:”Nulla di specifico”.
Gli iracheni incassano aiuti e sostegno.
Ma se il presidente Massoum, un curdo, sollecita altri
raid aerei perché “senza una pronta risposta lo Stato islamico occuperà altri
territori", il neopremier, lo sciita al Abadi, mette uno stop ai
bombardamenti sulle città in mano all’Is, per scongiurare vittime civili. E il leader religioso Moqtada Sadr tuona: “Se gli americani
tornano,li colpiremo”.
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