P R O S S I M A M E N T E

Buone Feste - Sereno Natale - Un 2017 Migliore - Buone Feste - Sereno Natale - Un 2017 Migliore - Buone Feste - Sereno Natale - Un 2017 Migliore

martedì 16 settembre 2014

Iraq: coalizione anti-Is, il crinale degli ostaggi

Scritto per Il Fatto Quotidiano del 16/09/2014

Il ‘crinale degli ostaggi’ attraversa la componente occidentale della coalizione internazionale contro il Califfato. Le differenze d’approccio tra americani e britannici, da un lato, decisi a non negoziare con i terroristi e a non pagare riscatti, e francesi e italiani, dall'altro, inclini a riportare a casa gli ostaggi letteralmente “costi quel che costi”, non sono nuove, ma –quando si ripropongono- suscitano polemiche e sollevano un velo di diffidenza fra alleati.

Nel frullatore britannico delle critiche e delle recriminazioni –la terza vittima del boia in nero che parla con l’accento di Londra è un cooperante scozzese-, finisce pure Federica Mogherini, futura Lady Pesc europea -dal 1° novembre-, attualmente ministro degli Esteri italiano, e quindi di per sé catalizzatore e parafulmine dei contrastanti sentimenti europei.

Come Lady Pesc, la Mogherini dovrà assumere la rigidità anti-terrorismo di molti Paesi Ue. Come ministro, deve preoccuparsi degli ostaggi italiani: padre Paolo Dall’Oglio e le due giovani Vanessa e Greta, tutti e tre svaniti in Siria, tutti e tre -nella valutazione e nella speranza di servizi ed esperti-ancora vivi. Storie fra di loro diverse e percorsi di prigionia verosimilmente diversi, cui gli italiani vogliono però dare un esito comune: la liberazione e il ritorno a casa.

Eppure, i tagliagola delle milizie integraliste, con la mannaia sul collo d’un quarto ostaggio, ancora un britannico, mettono tutti –o quasi- d’accordo. A Parigi, la conferenza sull’Iraq serra le fila contro gli jihadisti dell'Is. Ma se il nemico è comune, gli obiettivi dei membri della coalizione sono spesso diversi: le monarchie del Golfo vogliono tenersi al riparo dall’avanzata integralista; l’Occidente vuole proteggersi dalla minaccia terroristica.

La riunione di Parigi –presenti una trentina di delegazioni, fra cui Onu, Ue, Lega araba- esprime l’intenzione d’appoggiare il governo di Baghdad con ogni mezzo, compreso "adeguato aiuto militare". L’aiuto, si precisa, dovrà essere "in linea con le necessità espresse dalle autorità irachene, nel rispetto del diritto internazionale e senza mettere a rischio la sicurezza della popolazione civile".
Armiamo i nemici dell’Is, sperando ci siano poi amici. Ma la Russia lancia un sasso nello stagno: “E’ un errore fare distinguo tra terroristi buoni e cattivi”.

L’impegno ad “eliminare” la minaccia jihadista, preso da Obama e ribadito da Cameron e altri leader occidentali ed arabi, non convince in pieno. Più di due americani su tre, il 68%, non ha fiducia nella strategia messa a punto dalla Casa Bianca di eliminare gli jihadisti sunniti dello Stato Islamico tra Iraq e Siria con raid aerei, delegando invece le operazioni di terra in Iraq all’esercito di Baghdad e ai peshmerga curdi e in Siria ai cosiddetti ribelli moderati.

Il consulto di Parigi aggiunge un tassello al disegno di Obama per una coalizione anti-jihadista. Hollande avverte che "la minaccia è globale e la risposta deve essere globale": senza perdere tempo, l'aviazione francese conduce la sua prima missione (aerei-spia Rafales decollano dalla base militare francese di Abu Dhabi e compiono una ricognizione sull'Iraq).

Ai colleghi ministri degli Esteri, la Mogherini ricorda che l'Italia ha già inviato i primi due carichi di armi e munizioni ai guerriglieri curdi, nel nord dell'Iraq. Ma Roma rivendica un ruolo politico, contando su "buone relazioni con tutti i Paesi della regione".

Nella coalizione, non entra l’Iran: Teheran non raccoglie l’invito di Obama alla collaborazione perché –dice la guida suprema Ali Khamenei- gli americani “hanno le mani sporche di sangue”. E la Turchia ne resta ai margini. Mentre la Siria ne viene ostentatamente tenuta fuori: Washington non vuole coordinarsi col regime di al Assad. Il Vaticano alza un muro di silenzio sulle voci di minacce al Papa:”Nulla di specifico”.

Gli iracheni incassano aiuti e sostegno. Ma se il presidente Massoum, un curdo, sollecita altri raid aerei perché “senza una pronta risposta lo Stato islamico occuperà altri territori", il neopremier, lo sciita al Abadi, mette uno stop ai bombardamenti sulle città in mano all’Is, per scongiurare vittime civili. E il leader religioso Moqtada Sadr tuona: “Se gli americani tornano,li colpiremo”.

Nessun commento:

Posta un commento