Scritto per Il Fatto Quotidiano dello 02/09/2014
Putin l’Oligarca, Putin lo Zar. Putin il macho, l’atleta, il compagno di festini in dacia con l’amico Berlusconi, l’uomo dagli occhi di
ghiaccio mostra nella crisi ucraina una natura da agente del Kgb e da Brezhnev
del XXI secolo. E l’Occidente s’interroga: è lui l’uomo della nuova guerra
fredda o addirittura, come dicono a Kiev, di una terza guerra mondiale?
Putin gioca il caldo e il freddo con un’America che ha
permesso alla Russia di ritrovare sulla scena internazionale il suo piedistallo
da Super-Potenza. Obama, il presidente ‘tentenna’, e l’Europa incerta tra
difesa dei diritti umani e calcolo degli interessi economici hanno consentito a
Putin di passare indenne il quadriennio di relativa eclissi istituzionale,
quando era solo premier con Medvedev al Cremlino.
Tornato presidente nel 2012,
Putin ha imposto un ritmo diverso alle relazioni Usa-Russia – Obama s’intendeva
di più con Medvedev – e ha solleticato
il nazionalismo russo. La svolta e il ritorno a protagonista ineludibile delle
cronache internazionali si sono avuti con la crisi siriana nell’estate 2013.
Obama si era cacciato in un vicolo cieco legando un
intervento militare in Siria all'asserito uso di armi chimiche da parte del
regime, Putin lo tirò fuori dall'impasse con l’accordo per smantellare
l’arsenale di gas di Assad. La miopia europea e la fretta baltica di provocare la Russia sull'uscio di casa
hanno innescato nel novembre 2013 la crisi ucraina. Una rivolta di piazza
rovesciò il regime filo-russo, peraltro espressione di un voto democratico, ma
i contraccolpi di quell'insurrezione venata di ideologie naziste hanno
consentito a Mosca l’annessione della Crimea.
Putin, forse persino al di là delle sue iniziali intenzioni,
sta ora valutando la possibilità di creare nell'est dell’Ucraina uno Stato
indipendente, o almeno un’entità autonoma filo-russa. E intanto mantiene il dialogo con la Merkel e con altri leader
europei e affida al ministro degli Esteri Lavrov il rapporto con gli Stati
Uniti.
Con Kiev usa un linguaggio a tratti esplicito, da partito
fratello, che ricorda il Breznev dell’invasione della Cecoslovacchia nel 1968:
“In due settimane i nostri carri possono arrivare a Kiev”, “Siamo una potenza
nucleare, con noi non si scherza”, “Vogliamo un negoziato per uno Stato
autonomo nell'Ucraina orientale”.
E ironizzando sulla sacralità dei diritti
dell’uomo per gli europei, accusa Bruxelles di “chiudere gli occhi” sulle
vittime civili fatte dalle forze regolari ucraine che non esitano a bombardare
le città tenute dagli insorti filo-russi. I quali, a loro volta, hanno buttato
giù, sia pure per errore, un aereo di linea della Malaysian Air Lines.
Frasi spesso ridimensionate o corrette dai portavoce, dopo averne misurato l’impatto sugli interlocutori. E magari seguite da affermazioni più distensive sulla disponibilità alla trattativa e da apprezzamenti positivi sul presidente ucraino Petro Poroshenko, “partner con cui si può dialogare”. Purché Kiev non varchi il confine dell’adesione all’Ue e, soprattutto, dell’ingresso nella Nato. E gli ucraini temono Donetsk 2014 come Danzica 1939.
Frasi spesso ridimensionate o corrette dai portavoce, dopo averne misurato l’impatto sugli interlocutori. E magari seguite da affermazioni più distensive sulla disponibilità alla trattativa e da apprezzamenti positivi sul presidente ucraino Petro Poroshenko, “partner con cui si può dialogare”. Purché Kiev non varchi il confine dell’adesione all’Ue e, soprattutto, dell’ingresso nella Nato. E gli ucraini temono Donetsk 2014 come Danzica 1939.
Caro Giampiero, continuo a credere che piu' si risponde a Putin con le carezze, piu' si riceveranno schiaffi. E' chiaro che si sta guardando alle conseguenze sia economiche, che bellicose, che potrebbero derivare da un'azione piu' forte dell'europa, ma credetemi voglio dare notizie direttamente dal campo. Le autorita' russe hanno gia' cominciato a distribuire passaporti russi ai separatisti del Dombas e quelli che sono scappati da quelle zone e che hanno contatti con chi e' rimasto confermano che Putin non si fermera'. Continuera' l'invasione del paese e le conseguenze saranno pagate anche dall'europa perche', quando si capira che si deve reagire con forza sara' tropo tardi. Un detto russo dice se vuoi avere un nemico fai un favore ad un tuo amico. Ecco oggi tutta la societa moderna e democratica occidentale sta' facendo letteralmente un favore a Putin...in cambio di cosa ???
RispondiEliminaCaro Massimo, la diffidenza verso Putin è assolutamente motivata. Ma -chiedo a te che dai notizie dal campo- gli ucraini meritano davvero fiducia?
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