Scritto per Il Fatto Quotidiano dello 03/09/2014
Giorni grami sul terreno per le
milizie jihadiste: la precisione dei raid Usa, l’efficacia dei peshmerga
intorno a Kirkuk, persino l’offensiva delle forze regolari irachene a Tikrit.
Le cronache del conflitto raccontano che l’avanzata del Califfato s’è fermata,
che gli integralisti subiscono rovesci.
Rilanciata proprio dalle atrocità
delle milizie, la guerra contro il terrorismo ottiene risultati –i droni, in
Somalia, hanno eliminato i capi dei qaedisti locali- e fa proseliti: la
‘coalizione dei volenterosi’, evocata dagli Stati Uniti, raccoglie l’adesione
dell’Egitto, dopo quella delle monarchie del Golfo.
Forse proprio perché messi sulla
difensiva, gli jihadisti agiscono di nuovo sulla leva dell’orrore, decapitando
un secondo ostaggio americano Steven Sotloff e
minacciando d’uccidere il britannico David Haines. Nel video-messaggio
esplicito, cercano di fare breccia nel ventre molle del fronte loro nemico: intimano
al governo di Baghdad, che lo sciita al Abadi sta formando, di porre fine
"all'alleanza demoniaca con l'America contro lo Stato islamico". E
attaccano Obama e la sua “politica estera arrogante contro lo Stato islamico”.
Prima dell’esecuzione, Sotloff dice: "Sto pagando il
prezzo" dei raid contro l’Is in Iraq. Perché l’intensità degli attacchi aerei
Usa si fa sentire: all'ospedale di Mosul, il capoluogo della provincia di
Ninive, la città più importante nelle mani del Califfato, c’erano ieri i
cadaveri di 11 jihadisti, vittime dei bombardamenti.
Gli jihadisti avrebbero pure iniziato a ritirarsi da una
serie di villaggi a sud di Kirkuk, in particolare nell'area di Daquq,
ripiegando verso i monti Hamrin, più a ovest, e mantenendo solo posti di blocco
sulle strade. Le fonti curde attribuiscono la mossa alla perdita –domenica-
della città di Amerli.
I peshmerga hanno pure sventato –uccidendo due kamikaze-
un’azione terroristica nella provincia di Diyala, a nord-ovest di Baghdad.
A nord della capitale, le forze regolari rachene sono
riuscite a entrare a Tikrit, la città di Saddam, dopo intensi combattimenti –tuttora
in corso- con i miliziani jihadisti. I militari avrebbero finora preso il controllo
dell'Università, dell'ospedale e di alcune posizioni nella zona Ovest della
città, che il Califfato aveva preso a giugno.
Ma gli equilibri del conflitto restano instabili. Intorno a
Kirkuk, i pozzi di petrolio non sarebbero più controllati dagli iracheni. A
Baghdad, una folla di parenti di soldati dati per dispersi da giugno, nel
collasso dell'esercito di fronte all'avanzata delle milizie sunnite, ha preso d’assalto
il Parlamento aggredendo deputati e inscenando sit-in di protesta, prima che le
forze dell’ordine li sgomberassero.
Si teme che molti dei 1.700 militari di cui non si sa più
nulla siano stati uccisi: l'Onu e Amnesty denunciano atrocità e accusano lo
Stato islamico di compiere una campagna di "sistematica pulizia etnica nel
nord dell'Iraq, rendendosi responsabile di crimini di guerra tra cui uccisioni
sommarie e rapimenti di massa contro appartenenti a minoranze etniche e
religiose".
Una risposta alla barbarie del Califfato e alla minaccia del
terrorismo verrà pure dal Vertice Nato, domani e venerdì, nel Sud del Galles.
Obama arriva oggi in Europa per discuterne con gli alleati.
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