Scritto per Il Fatto Quotidiano del 12/09/2014
Il piano appare chiaro e semplice: “Indebolire e, a termine,
distruggere lo Stato islamico”, che è “un’organizzazione terroristica che ha
come unica visione il massacro dei suoi oppositori”. Ma il sentiero che il
presidente Obama vuole percorrere in Siria, rilanciando la guerra al
terrorismo, è stretto e fa discutere: l’idea è di appoggiare l’opposizione
moderata al presidente al Assad contro l’estremismo integralista delle milizie
jihadiste del nuovo Califfato, senza ben sapere chi aiuti e che effetti otterrai.
Il progetto è quello d’una coalizione volontaria internazionale,
che può già contare sull’avallo, acquisito in Galles la scorsa settimana, di
alcuni Paesi Nato. A Gedda, il segretario di Stato Kerry mette insieme 10 Paesi
arabi, fra cui l’Arabia Saudita e le monarchie del Golfo, l’Iraq e l’Egitto, tutti
schierati contro l’integralismo sunnita. E Kerry prosegue il lavorio
diplomatico, andrà domani al Cairo.
Nell’anniversario dell’attacco all’America dell’11 Settembre
2001, Obama dice: “Non cederemo alla paura”. Il presidente parla a una Nazione
che vuole sì agire contro la minaccia terroristica, ma che teme di restare di
nuovo impantanata in un conflitto, adesso che i ‘ragazzi’ stanno finalmente per
tornare dall’Afghanistan. I militari statunitensi in Iraq saranno presto1600.
La notizia, di fonte Ong, che i raid in Siria contro
postazioni dell’Is hanno fatto 11 morti civili ridà corpo ai dilemmi
occidentali, ma pure arabi, su come affrontare la minaccia del terrorismo, la cui sfida è decisamente cambiata, dopo
l’uccisione di bin Laden e l’indebolimento di al Qaida, il cui nuovo capo al Zawahiri
non ha mai avuto l’impatto carismatico dello ieratico miliardario saudita.
Le nuove sigle hanno tattiche, strategie e obiettivi spesso locali e il
Califfato crea uno Stato.
Cattive letture ed errori
di valutazione hanno segnato l’approccio anti-terrorismo occidentale. E c’è
da chiedersi se oggi siamo di fronte a una radicalizzazione della minaccia globale,
o se non assistiamo piuttosto a episodi di una guerra intestina all’Islam.
"E la Russia di Putin, che è al fianco del regime di Damasco, pone il problema della legittimità di un intervento internazionale senza l’avallo dell’Onu e chiede che il Consiglio di Sicurezza ne sia investito: senza un mandato dell’Onu, l’azione della coalizione sarebbe un’aggressione. Come l’invasione dell’Iraq.". Neppure un dubbio di Putin di avere fatto di peggio in Ucraina, con l'annessione della Crimea e l'appoggio ai ribelli del Nord-Est ucraino con invasione del territorio ucraino con uomini e mezzi? Neppure uno? La faccia come il c....
RispondiElimina"E c’è da chiedersi se oggi siamo di fronte a una radicalizzazione della minaccia globale, o se non assistiamo piuttosto a episodi di una guerra intestina all’Islam": mi sembra un falso dilemma, dato che però l'eventuale guerra intestina, esonda oltre l'Islam (vedi manifestini rinvenuti a Londra): non si può assistere indifferenti sperando che la risolvano i Re d'Arabia & C., non avverrà. Quindi é comunque una minaccia globale (a mio avviso).