Le
ragioni, non sono chiare. Ma il dato è inconfutabile: l’Ice, cioè l’iniziativa
dei cittadini europei, per il pluralismo dei media è fallita, anzi è stata un
flop pesante. Con appena 204 mila adesioni registrate, è rimasta lontanissima
dal milione di firme necessarie per essere portata all’attenzione della
Commissione europea.
La
raccolta delle adesioni, aperta il 19 agosto 2013, s’è conclusa il 19 agosto
2014. L’Italia, con oltre 25 mila firme, è stato il Paese che ha mostrato
maggiore sensibilità, davanti a Bulgaria, Germania, Regno Unito e Ungheria.
Aderendo, i cittadini chiedevano al legislatore europeo d’adottare con urgenza
misure a sostegno di un pluralismo dei media effettivo.
L’Ice
è una procedura introdotta dal Trattato di Lisbona e, quindi, ancora
relativamente nuova e poco rodata. Questa, in particolare, suscitava riserve di
vario tipo, pure sui poteri dell’Ue in merito.
Ma
le dimensioni dell’insuccesso suscitano interrogativi: sulle procedure
comunitarie, che pongono paletti alla raccolta delle adesioni; ed anche
sull’impatto del tema sui cittadini. Come se gli europei siano convinti che la
pluralità dell’informazione non sia un bene da garantire, oppure che esso sia ormai
loro appannaggio; o, magari, siano rassegnati a non goderne, o poco convinti di
potere conseguire il risultato ‘per legge’.
La
campagna - coordinata in Europa dalle associazioni Alternative Europee e Alliance International de Journalistes - è stata guidata in Italia dall’Arci. Sul
territorio nazionale, alla raccolta delle firme hanno pure aderito Slc-Cgil,Articolo 21, L’Unità, la Repubblica e
altri media, sigle e organizzazioni. Ma l’effettiva mobilitazione è stata
relativa.
Sebbene
l’obiettivo previsto dall’Ice – un
milione di firme - non sia stato raggiunto, numerosi esponenti politici e
grosse firme del giornalismo hanno aderito all’iniziativa, come il presidente
del Parlamento europeo Martin Schulz e –in
Italia- Stefano Rodotà, che ha fatto da testimonial, producendo
un video appello. Su EurActiv.it, Viola De Sando ha riportato alcune reazioni
all’insuccesso dell’iniziativa.
“Dall'agosto
2013 ad oggi la situazione della libertà di stampa in
molti paesi dell'Ue è peggiorata in modo drammatico”, ha commentato a
fallimento costatato Giovanni Melogli, portavoce dell’Alliance International
de Journalistes, ricordando che “una lunga crisi economica, la seduzione di
regimi politici semi autoritari, spacciati come soluzioni efficaci per il
recupero di salvaguardie nazionali, ecosistemi mediatici travolti dalla
rete e incapaci di ritrovare modelli sostenibili e una drammatica
precarizzazione della professione giornalistica, con evidenti risvolti sulla qualità
dell'informazione, sono solo alcuni degli elementi di una deriva di cui non si
vede la fine".
Con
l’Ice per il pluralismo dei media “abbiamo sottolineato un tema che qualcuno
voleva derubricare dall’agenda politica”, ha dichiarato Lorenzo Marsili, portavoce di Alternative Europee. “Grazie anche alle azioni da
noi realizzate, registriamo dei segnali d'apertura da parte della Commissione
europea, benché non vi sia ancora nulla di concreto. Da oggi riprendiamo dunque
il nostro impegno per non permettere l'erosione di uno dei pilastri della
democrazia europea, la libertà di espressione e d’informazione, senza cui l'intero
sogno europeo crollerebbe”.
Nessun commento:
Posta un commento