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mercoledì 24 settembre 2014

Coalizione anti-Is: Siria, tempesta di fuoco sulla capitale del califfo

Scritto per Il Fatto Quotidiano del 24/09/2014

L’offensiva aerea degli Stati Uniti e di cinque loro alleati arabi inizia nella notte, poche ore prima che il presidente Obama parli all’Assemblea generale delle Nazioni Unite: “Questa non è la guerra dell’America da sola … Vogliamo sventare attacchi terroristici, uno ci siamo già riusciti”.

Le bombe americane e arabe colpiscono Raqqa,la capitale siriana del Califfato, e altri 20 obiettivi, centri di comando e campi di addestramento, fanno decine di vittime: una sessantina i morti, anche civili, secondo fonti non verificabili.

Ma l’efficacia della campagna aerea, che potrebbe durare settimane, è tutta da verificare. Il nemico non è un esercito regolare con basi e depositi di armi e munizioni, come nel caso dell’invasione dell’Iraq nel 2003. I miliziani sono distribuiti sul terreno, non offrono punti di riferimento statici; e le bombe su città e villaggi colpiscono anche la popolazione.

Il regime di Damasco, tenuto fuori dalla ‘coalizione dei volenterosi’ perché Obama non riconosce come interlocutore il presidente al Assad, sbandiera il proprio coinvolgimento: “Gli Usa ci hanno preventivamente informati”. Aerei siriani hanno a loro volta bombardato milizie jihadiste in Libano.

Obama: l’interesse alla sicurezza è comune

I raid aerei contro lo Stato islamico, estesi dall’Iraq alla Siria, sono opera della coalizione realizzata dagli Stati Uniti con alleati occidentali e con Paesi del Golfo e mediorientali "in nome dell’interesse alla sicurezza, che è comune". Sul prato della Casa Bianca, in partenza per il Palazzo di Vetro dell’Onu a New York, Obama ha reso omaggio ai Paesi arabi (Arabia Saudita, Bahrein, Emirati, Qatar e Giordania) che si sono mobilitati per sconfiggere le milizie jihadiste.

Proprio la minaccia integralista è un tema forte dell’Assemblea dell’Onu, dove questa settimana si succedono sul podio molti leader di tutto il Mondo. Obama fa un bilancio politico dei raid notturni: "Gli Usa -dice- sono orgogliosi di essere fianco a fianco dei loro alleati. La forza della coalizione manda un messaggio chiaro al mondo intero: siamo più forti se uniti".

L'alleanza tra l’Occidente e l’Islam moderato e istituzionale intende cancellare lo Stato Islamico, la cui presenza mina Iraq e Siria e catalizza l’estremismo integralista, con effetti contagio in tutta l’area. L'attacco della scorsa notte era mirato al Khorasan, uno dei gruppi della galassia di al Qaeda operanti in Siria: ha consentito –sostiene Obama- di sventare un imminente attentato contro interessi americani e occidentali.

Pioggia di fuoco arabo-americana

La pioggia di fuoco è durata alcune ore: aerei, droni, missili. All'operazione, guidata e coordinata dagli Stati Uniti, non ha partecipato nessun alleato Nato, accanto ai cinque Paesi arabi, nonostante  la disponibilità, in particolare, della Francia –l’Italia mette a disposizione solo un aereo cisterna-. S’è così voluto sottolineare la presenza arabo-sunnita nella "vasta coalizione" anti-Is. All’Onu, Renzi riceve, tuttavia, il grazie di Ban per il ruolo dell’Italia nella coalizione.

Uno schieramento di forze imponente e variegato ha effettuati almeno 30 missioni, non solo contro le postazioni delle milizie del Califfato, ma anche contro la fazione integralista meno nota ma più temuta a Washington (i Khorasan) e contro i qaedisti 'ortodossi' di al Nusra -loro avrebbero subito le maggiori perdite, una cinquantina di combattenti uccisi, oltre a otto civili, tra cui due bambini e una donna-.

Il Pentagono non ha precisato quanti e quali aerei siano stati coinvolti, ma ha specificato che, oltre ai caccia-bombardieri, sono stati utilizzati droni e sono stati lanciati almeno 47 missili da crociera Tomahawk (con una gittata di 2.500 km) da diversi incrociatori nel Golfo Persico e nel Mar Rosso, dove staziona la squadra navale della portaerei a propulsione nucleare George H.W. Bush.

Nell'offensiva aerea, ha esordito il caccia F-22 Raptor Lockeehd-Martin: invisibile ai radar, e tecnologicamente sofisticatissimo,non è mai stato venduto ad alcun Paese straniero, più o meno alleato, contrariamente a quanto avvenuto per il più nuovo F-35.

La Siria gioca le sue carte, la Russia lascia fare

Pur di entrare nel gioco, il regime siriano ha dato un imprevisto (e indesiderato) avallo all’azione della coalizione del regime siriano: Damasco si dichiara pronta a collaborare con qualsiasi sforzo internazionale per combattere il terrorismo; e Mosca, sua alleata, lascia fare, senza scatenare putiferi all’Onu.

Tutti i gruppi contro cui la coalizione si batte sono nemici di al Assad. E il presidente, per ora, non teme la labile opposizione moderata che gli Stati Uniti si ripromettono di armare e addestrare. Quindi, di fatto l'Occidente è al momento un alleato di Damasco.

La guerra aerea intensificata innesca nuove minacce dal campo integralista. I jihadisti, che assediano Kobané, in Siria, prendono in ostaggio un francese; e nuovi messaggi incitano i miliziani a uccidere gli infedeli, francesi, americani o dei Paesi alleati.

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