Nel frullatore dell’orrore delle crisi internazionali, gole
tagliate tra Iraq e Siria, aerei civili abbattuti in Ucraina, le opinioni
pubbliche americana ed europea si scoprono disorientate: insoddisfatte delle
leadership di organizzazioni e governi, incerte sulle scelte da farsi, spesso
contraddittorie tra percezione delle cose da fare e disponibilità a farle. Gli
italiani s’aspettano una forte leadership occidentale, ma vogliono nel contempo
essere più indipendenti nelle relazioni transatlantiche.
Il sondaggio Transatlantic Trends, che si ripete dal 2002
ogni anno, condotto dal German Marshal Fund (Gmf) in collaborazione con la
Compagnia di San Paolo, è stato presentato oggi a Bruxelles, presente il
ministro degli Esteri, e futuro Alto Rappresentante per la politica estera e di
sicurezza europea, Federica Mogherini.
Per l’iniziativa, l’edizione 2014 è un po’ un ritorno alla
casella di partenza: nel 2002, il sondaggio aveva come sfondo la guerra al
terrorismo, dopo l’attacco all’America dell’11 Settembre 2001; oggi,
l’estremismo jihadista ripropone quel tema, mentre il conflitto ucraino
ripropone venti e clima da Guerra Fredda.
Il rilevamento, che è stato condotto prima dell’estate,
interessa 13 Paesi: 10 dell’Unione europea, fra cui l’Italia –gli altri sono
Francia, Germania, Gran Bretagna, Grecia, Olanda, Polonia, Portogallo, Spagna,
Svezia-, gli Stati Uniti, la Turchia e, per la prima volta, la Russia.
Il quadro generale,
tra sfide esterne e ansie economiche
Nell’ultimo anno, costatano i curatori del sondaggio, Europa
e America hanno dovuto affrontare sfide di politica estera sempre più gravi,
mentre preoccupazioni economiche e divisioni interne rendono governi e
cittadini meno inclini a prestare attenzione agli impegni internazionali.
Eppure, le questioni si accavallano: dall’Afghanistan alla Libia all’Ucraina,
il futuro della Nato e dell’Ue, l’impatto dell’immigrazione sulla politica
estera e di sicurezza, le relazioni dell’Occidente con la Russia e l’Iran, solo
per citarne alcune.
Gli analisti di TT2014 mettono in evidenza sette risultati:
1) americani
ed europei non sono d’accordo sul futuro delle relazioni transatlantiche; e una
maggioranza di europei (specie tedeschi) reclamano un approccio più
indipendente;
2) una
maggioranza di americani disapprovano per la prima volta dall’inizio del suo
mandato le politiche internazionali del presidente Obama;
3) uno
spartiacque Nord-Sud continua ad attraversare l’Europa: tre europei su 4 dicono
che l’Ue non fa abbastanza per combattere la crisi economica;
4) una
maggioranza di europei preferiscono venire incontro alle preoccupazioni britanniche piuttosto che spingere la Gran
Bretagna fuori dall’Unione europea –i francesi fanno eccezione-;
5) una
maggioranza transatlantica vuole continuare a fornire sostegno economico e politico
all’Ucraina, anche se ciò comporta tensioni con la Russia; una maggioranza di
americani vogliono l’Ucraina nella Nato, una maggioranza di europei la vogliono
nell’Ue e i 2/3 sono d’accordo per inasprire le sanzioni contro la Russia
–salvo poi deprecarne le ritorsioni-;
6) una
maggioranza di russi vogliono che il loro Paese cerchi di mantenere la propria
influenza sull’Ucraina, anche se ciò significa mettersi in rotta con l’Ue
7) una
larga parte di americani pensano che gli immigranti clandestini debbano potere
legalizzare la loro situazione e disporre di un percorso verso la cittadinanza.
I dati italiani sono particolarmente contraddittori, a tratti sorprendenti, e sembrano rispecchiare disorientamento e incertezza nell’opinione pubblica, oppure –meno drammaticamente- approssimazione nelle risposte. L’atteggiamento degli italiani sugli Stati Uniti resta stabilmente positivo: il 57% (da 56% nel 2013) auspica una forte leadership Usa, il 72% (da 74%) ne ha un’opinione favorevole.
Con gli olandesi, gli italiani sono gli europei che più
apprezzano la politica estera del presidente Obama (74%); con gli svedesi sono
quelli che più ne approvano la gestione dei rapporti con la Russia (62%),
subito dopo gli olandesi (65%). Però, il 58% degli italiani auspicano un
approccio più indipendente nella partnership tra gli Stati Uniti e l’Unione
europea, il 9% in più del 2013.
Colpiscono di più i risultati europei. L’Italia (77%) è
seconda solo alla Germania (78%) nell’appoggio a una forte leadership Ue –salvo
poi contestarne le indicazioni-: il 66% degli italiani hanno un’opinione favorevole
dell’Unione europea. Il 51% approva la politica estera del governo (la media
europea è del 52%).
Gli italiani non vogliono una forte leadership russa o
cinese sulla scena internazionale (68 e 74% rispettivamente): il 69% ha
un’opinione negativa della Russia, il 67% della Cina. E il 47% approva come il
governo gestisce i rapporti con la Russia, anche se il 49% pensa che il contesto
migliore per trattare con Mosca sia quello europeo, il 37% quello nazionale e
appena il 9% quello atlantico.
Come in altri Paesi dell’Europa mediterranea, la crisi
economica continua a preoccupare gli italiani: il 40% giudica la disoccupazione
la priorità numero uno, il 72% si sente toccata dalla crisi (meno del 76% nel
2013), l’87% pensa che l’Ue non abbia fatto né faccia abbastanza contro la
crisi (secondi solo agli spagnoli, 88%); il 58% ritiene che l’euro abbia avuto
un impatto negativo.
Eppure, nonostante le percezioni sopra riportate, il 56%
pensa che la partecipazione all’Ue sia positiva per l’Italia (ma solo l’11% di
quel 56% sostiene che l’Unione ha rafforzato l’economia). Mentre, fra quanti
valutano negativamente la partecipazione dell’Italia all’Ue, il 66% pensa che l’Unione
abbia indebolito l’economia.
L’immigrazione resta un elemento di discussione per gli
italiani: il 64% ne disapprova la gestione da parte del governo. Il 44% pensa
che gli immigrati siano troppi, ma la percentuale scende al 22% quando vengono
fornite cifre esatte sul numero attuale degli immigrati.
Per essere tradizionalmente ‘brava gente’, il 57% degli
italiani vorrebbero un giro di vite agli asili. E, in omaggio alla coerenza, il
52% pensa che gli immigrati si integrano male nella nostra società, mentre
l’anno scorso il 60% pensava che si integrassero bene –un capovolgimento di
maggioranza difficilmente spiegabile-.
Il 50% degli italiani considerano la Nato essenziale (46%
nel 2013): il 69% pensa che debba difendere l’Europa, il 59% appoggia la missione
in Afghanistan, ma un identico 59% disapprova missioni Nato fuori dall’area
atlantica. E il 70% non è favorevole a fornire armi o ad addestrare truppe di
altri Paesi perché possano poi difendersi da soli.
Sul fronte ucraino in modo specifico, il 52% degli italiani
sono favorevoli a che l’Unione europea continui a fornire assistenza economica
e sostegno politico a Kiev, ma l’idea di un ingresso dell’Ucraina nella Nato è
fortemente divisoria (47% sì, 46% no), mentre il 58% dice ok all'adesione all’Ue
e il 59% alle sanzioni contro la Russia. E gli italiani sono fermissimi (80%),
dietro solo tedeschi (85%) e francesi (81%), nel no ad armare l’Ucraina.
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