Veniamo anche noi, ma restiamo un passo indietro. Proprio
come 11 anni or sono, quando Bush jr
formò la ‘coalizione dei volenterosi’ per invadere l’Iraq adducendo
falsi preteste. O come nel 2011, quando c’era da rovesciare in Libia il regime
di Gheddafi. Che la causa sia sicuramente cattiva, dubbia –almeno a giudicare a
posteriori dai risultati- o buona –come può apparire la mobilitazione dell’Occidente
e dell’Islam ‘istituzionale’ contro i tagliagole del nuovo Califfato-, l’atteggiamento
dell’Italia è sempre lo stesso.
A New York per un consulto all’Onu, il ministro degli Esteri
Federica Mogherini torna a escludere la partecipazione dell'Italia ai raid
aerei contro lo Stato islamico. "L'Italia –dice- sta ragionando sulla
disponibilità a partecipare sul versante militare in termini di addestramento, sostegno
logistico ed eventualmente di rifornimento in volo. Ma non intende prendere
parte a operazioni come quelle che Usa e Francia stanno svolgendo", raid
aerei su obiettivi integralisti in Iraq e ora pure in Siria – i Rafales
francesi sono già entrati in azione per la prima volta-.
L’altro giorno, il Consiglio
di Sicurezza dell’Onu, eccezionalmente riunito a livello ministeriale e presieduto
dal segretario di Stato Usa Kerry –Washington ha la presidenza di turno, questo
mese- ha espresso il proprio sostegno al nuovo governo iracheno del premier al
Abadi, che finalmente tenta di fare collaborare fra di loro sciiti, sunniti e
curdi.
In una dichiarazione,
l’Onu "condanna con forza gli attacchi delle organizzazioni terroriste”,
come lo Stato islamico, la cui "offensiva minaccia in modo significativo tutta
la regione". E la questione del coordinamento internazionale del contrasto
al nuovo Califfato sarà ancora al centro del dibattito, la prossima settimana
dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite.
La presenza all’Onu
della Mogherini venerdì non era strettamente necessaria –l’Italia non siede ora
nel Consiglio di Sicurezza-, ma il ministro sta moltiplicando i contatti,
preparandosi ad assumere, il 1° novembre, la carica di Alto Rappresentante
della politica estera e di sicurezza europea.
A New York, dove ha
visto il ministro degli esteri egiziano Shoukry, tornerà la prossima settimana anche
per incontrare l’iraniano Zarif: l’Italia pensa che l’Iran possa svolgere “un
ruolo positivo” nell’attuale crisi. Giudizio che Kerry condivide, dopo un round
di contatti fra americani e iraniani.
L’Italia ritiene che, per affrontare la minaccia dell'Is,
sia fondamentale agire "sul piano politico" ed avere "una
cornice Onu", che consente di “sminare uno dei rischi maggiori, cioè che la
coalizione venga vista come l'Occidente contro l'Islam", nonostante ne
facciano parte anche Paesi islamici: “Siamo di fronte a una minaccia globale
che necessità una risposta globale”, dice la Mogherini parlando all’Oni; e
specifica che "non ci sono
minacce specifiche contro l'Italia".
Più determinato il
linguaggio degli Stati Uniti. Nel consueto discorso del sabato, Obama ricorda che
oltre 40 Paesi hanno offerto sostegno alla "vasta campagna" anti Is,
sotto forma d’addestramento o equipaggiamento militare, raid aerei e aiuti
umanitari. Le scelte di Obama hanno un ampio sostegno, in questo momento, nell’opinione
pubblica americana: il Senato ha appena dato l’ok alla fornitura di armi
all’opposizione siriana moderata, nonostante la difficoltà d’individuarla e la
consapevolezza –espressa da Kerry- che ci vorranno mesi per metterla in
condizione di reggere l’urto dei jihadisti.
Martedì, Obama
parlerà all’Onu: "E' il momento della leadership americana –afferma-: il
Mondo, quando si sente minacciato e ha bisogno d’aiuto, chiama l'America … Non
esiteremo ad agire contro i terroristi in Iraq e in Siria": “Non è
l'America contro l'Is: c’è un’ampia colazione e c’è la gente della Regione
contro l’Is”.
Sul terreno, gli
integralisti hanno liberato 49 turchi rapiti a giugno, ma hanno ucciso un libanese
loro prigioniero.
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