Scritto per Il Fatto Quotidiano dello 07/09/2014
Adesso
che l’Ucraina smette di farla, sembra quasi che la guerra ai russi gliela
vogliamo fare noi. Con le sanzioni. Che innescano ritorsioni. E, per ora, fanno
più male le ritorsioni delle sanzioni: a noi europei –non agli americani- e
pure ai russi, perché noi vendiamo di meno -200 milioni di danni per gli
agricoltori italiani- e a Mosca i prezzi degli alimentari sono saliti del 10%
in un mese.
In
attesa di contagiare la politica, la tregua sul terreno tiene. Almeno, questa
la versione ufficiale, dopo una telefonata tra i presidenti ucraino Poroshenko
e russo Putin. Nonostante la conta dei morti sul terreno vada avanti, i due leader, si
legge in un comunicato, convengono che "il cessate-il-fuoco è in generale
osservato” e discutono “i modi per conservare lo stato di tregua".
Ovviamente, ciascuno mantiene il punto. Poroshenko difende “l’integrità
dell’Ucraina”. Putin vuole l’autonomia per le regioni dell’Est russofone. Il
timbro dei leader sulla tenuta della tregua fa seguito a scambi d’accuse tra
autorità di Kiev e ribelli filo-russi per presunte violazioni del cessate-il-fuoco,
dopo la firma dell’accordo a Minsk venerdì
Un membro del Parlamento dell'autoproclamata Repubblica di Donetsk, Vladimir
Makovich, accusa l'esercito regolare del tiro di missili contro postazioni
degli insorti intorno a Donetsk. A giro di dispacci d’agenzie, la replica di
Kiev: il Consiglio nazionale per la sicurezza e la difesa lamenta che i
militari ucraini hanno subito "una serie di provocazioni da parte dei
ribelli".
E’ probabile che s’andrà avanti così per giorni: c’è la volontà dei
leader di ignorare, o minimizzare, gli incidenti e di affrontare la trattativa.
Ma la Russia
non intende subire senza ribattere le mosse della Nato e dell’Ue: alla
dislocazione della forza di reazione rapida in 5 basi nell’Est dell’Alleanza,
nei Baltici, in Polonia e in Romania, risponde annunciando la creazione di una
base nell'Artico; e promette di ribattere colpo su colpo alle sanzioni europee.
L'Ue, infatti, ha concordato venerdì un nuovo pacchetto di misure economiche
contro la Russia ,
che, nonostante il cessate il fuoco, potrebbero essere formalmente adottate
domani –ma c’è l’ipotesi che la loro attuazione venga sospesa, se la tregua
tiene-. Le nuove sanzioni vogliono "aumentare l'efficacia delle
misure in atto”, per innescare “un cambio di rotta della Russia in
Ucraina".
Le misure riguardano la finanza e i settori dell’energia, della difesa e
della tecnologia cosiddetta ‘duale’, cioè a uso sia civile sia militare.
Inoltre, viene estesa dal 95 a
119 la lista delle persone i cui beni in Europa saranno congelati e che non potranno
entrare nell’Ue: tra essi, alcuni oligarchi e vari leader filo-russi in Ucraina
e in Crimea.
Per la Russia la Nato usa il conflitto come "pretesto
per attuare piani concepiti da tempo". E la forza di reazione rapida di
5mila militari "aumenterà la tensione" nella regione. Mosca
sa che l'iniziativa è uno sfoggio di muscoli per rassicurare alcuni alleati, ma
non può passarla sotto silenzio. Se non altro per assecondare in patria la sindrome
da 'cittadella assediata’.
Nel gioco di reazioni e ritorsioni, la Russia non ha finora usato l’arma più temuta
dagli europei, specie Italia e Germania: l’energia. Ma con l’arrivo della
cattiva stagione Mosca potrà di nuovo ricorrere, anche nei confronti dell’Ue, al
ricatto della sospensione delle forniture di gas a Kiev.
Senza, però, tirare troppo la corda, perché l’escalation
è pericolosa anche per Mosca: l’effetto sanzioni comincia a farsi sentire e un giro
di vite potrebbe appesantire un’economia da tempo stagnante e infastidire una élite
di oligarchi che non vuole perdere soldi e rinunciare al lusso.
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