Scritto per Metro del 14/01/2015
L’Europa che a Parigi
marcia con la Francia per la difesa della libertà in tutte le sue sfaccettature
dà una risposta impressionante alla minaccia terroristica: è l’Europa dei
cittadini, prima e più di quella delle Istituzioni e dei leader; un’Europa che riscopre
i valori comuni della libertà, della democrazia, della pace e se ne riappropria
–o, almeno, non vuole esserne espropriata da integralisti sanguinari-.
C’è chi s’immagina, oppure
s’illude?, che il no al terrorismo possa innescare un salto di qualità nella
coesione politica dell’Unione europea e possa infondere nei cittadini un
sentimento d’appartenenza che né l’integrazione economica e monetaria né le
bandiere della libera circolazione dei beni e delle persone e neppure la
missione d’accoglienza e di solidarietà verso immigrati e rifugiati hanno
davvero creato.
I dibattiti di queste
ore al Parlamento europeo, anello di congiunzione tra le presidenze di turno
italiana e lettone, rinfocolano la speranza, ma alimentano pure la diffidenza, che
i governi non sappiano cogliere il momento e che abbiano paura non dei
terroristi, ma del trasferimento di poteri dagli Stati all’Unione.
E, ad appena una
settimana dalla strage integralista di Charlie Hebdo, la politica già frena le
spinte e guasta le intuizioni della gente comune. Il dibattito sull'ipotesi d’introdurre
limitazioni al principio della libera circolazione delle persone, la richiesta
di sospendere gli accordi di Schengen per l’Expo di Milano, ne sono esempi: c’è
il rischio che l’Ue riparta da Parigi, ma all’indietro, non in avanti.
Eppure, in un conflitto dove sono in
gioco tutte le libertà, di fede religiosa, di linea politica, e pure di pensiero e d’espressione, noi dobbiamo
avere la lucidità, la fermezza e il coraggio di non tradire noi stessi e i
valori che difendiamo. Limitarci nel godimento delle nostre libertà
significherebbe certificare la nostra
sconfitta. Esaltarle, allargandone lo spettro e i confini in spirito di
tolleranza e d’integrazione, segnerebbe, invece, l’annichilimento della paura.
La
Francia e l’Europa non facciano proprie formule
xenofobe e non cerchino
scorciatoie all'impegno di generazioni: rispondano con fermezza e all'unisono,
colpendo i responsabili senza criminalizzare fedi o etnie. E facciano
dell’Unione, politica, non solo economica, la stella polare della loro azione e
la solida garanzia del nostro futuro.
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