Scritto per EurActiv.it il 24/01/2015
La più serena, e magari la più saggia, appare Angela
Merkel: la cancelliera tedesca assorbe senza scomporsi -e, anzi, attutisce- la
bufera sulle decisioni di Mario Draghi, su cui lei non si pronuncia, rispettando
–dice- l’autonomia della Bce; sopporta l’indigestione fiorentina di Matteo Renzi;
e stempera le fibrillazioni sul voto in Grecia, negando che questi siano “giorni
decisivi” per ‘Ue e l’euro.
Ma intorno a lei è una ridda di dichiarazioni e di
ansie, complice quella ‘fiera delle vanità’ mondiale che è il Forum di Davos in
Svizzera, dove nulla si decide, ma tutto si discute. I botta e risposta si
susseguono, prima e dopo che la Banca centrale europea vari in Quantitative
Easing, cioè l’acquisto di bond per 60 miliardi di euro al mese fino a settembre
2016 e una condivisione dei rischi al 20%.
QE:
una ridda di pareri
E’ chiaro che i banchieri di tutta Europa, Draghi
compreso, e i campioni del rigore sono preoccupati che basti l’annuncio del QE a
frenare le riforme nei Paesi che ancora le debbono fare o ultimare. E non basta
a rassicurarli la solita carambola verbale del premier italiano, che, magari galvanizzato
dall’incoraggiamento della Merkel, assicura che ora metterà “il turbo” alle
riforme. La cancelliera, comunque, invita ad “evitare segnali che indeboliscano
gli sforzi per le riforme”.
Nonostante l’ok della Corte di Giustizia dell’Ue alla
Bce, non tutti al Nord sono certi che la mossa di Draghi rispetti i Trattati. Il
presidente della Bundesbank Jens Weidman, che il QE non l’ha né approvato né
digerito, ribadisce il suo scetticismo: la decisione comporta dei “rischi”, i
governi possono essere indotti a trascurare “la salute dei conti pubblici”.
Draghi non contraddice la Merkel. Anzi, l’asseconda:
“Bisogna fare le riforme –dice-, che danno più credibilità” alla ripresa; e, a
tal fine, i governi europei “raddoppino gli sforzi”, sui fronti della competitività
e del lavoro-; anche se quello che davvero serve “è una vera unione economica”.
Quanto allo spettro dell’uscita della Grecia dall’euro, ne “soffrono tutti”.
Italia: clima di
euforia
In
Italia, però, c’è quasi un clima d’euforia. Confindustria stima che il QE farà
crescere il Pil dell’1,8% in due anni –una percentuale stratosferica, rispetto
ai dati da recessione cui siamo ormai
abituati- e farà risparmiare alle aziende 3,2 miliardi di euro in interessi. Il
governatore di BankItalia Ignazio Visco sostiene che “l’Italia va nella direzione giusta”,
che sta tornando “la fiducia col rilancio di consumi, investimenti e
occupazione” e che il programma della Bce sarà “efficace per entità e durata”.
Neppure
l’ipotesi che l’Ue possa chiederci una correzione del deficit superiore allo
0,25% del Pil pattuito preoccupa il governo, che afferma di avere fornito alla
Commissione europea tutti i dati richiesti, o i mercati. Il ministro dell’Economia
Pier Carlo Padoan è certo che “l’esame di marzo dell’Ue non è un problema” ed
esclude ulteriori manovre. Per lui, le misure della Bce sono “importanti” e vanno
“nella giusta direzione”, come “sostegno alla ripresa e spinta alla crescita”.
Eppure,
gli indicatori economici continuano a non essere buoni: l’Fmi ci taglia le
stime di crescita, già modeste, per il 2015 e ’16 e lo stesso fa Confindustria,
prima di entusiasmarsi per il QE.
Grecia:
il caldo e il freddo
Dalla Grecia, e sulla Grecia, arrivano segnali
contraddittori: Alexis Tsipras, leader di Syriza, partito di sinistra radicale,
in testa nei sondaggi, modula i linguaggi a seconda che parli sulle piazze
greche o sui giornali europei. Nei comizi, sfida l’Ue e la troika: “Non rispetteremo
gli accordi con la troika fatti dai governi precedenti. L'austerità non fa
parte dei Trattati'. Nelle interviste, è più morbido: vuole rinegoziare gli
impegni con l’Unione e respinge il ‘soccorso nero’ di Marine Le Pen, eurofobo e
xenofobo, perché “il voto a noi è un voto contro fascismi”.
Intorno alla Grecia, l’Unione soffia il caldo e il
freddo. Wolfgang Schaeuble, ministro delle Finanze tedesco, è rigido: “La Grecia
è fuori, se si rifiuta d’attuare le riforme”. Jeroen Dijsselbloem, presidente
dell’Eurogruppo, olandese, è meno drastico: “Lavoreremo con chiunque vinca le
elezioni in Grecia … Se serve, noi siamo pronti a fare di più … L’Eurozona
resterà intatta”. Il governatore Visco intravvede un “rischio di frammentazione
finanziaria”, ma è convinto che “gli Stati interverranno”.
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