P R O S S I M A M E N T E

Buone Feste - Sereno Natale - Un 2017 Migliore - Buone Feste - Sereno Natale - Un 2017 Migliore - Buone Feste - Sereno Natale - Un 2017 Migliore

sabato 24 gennaio 2015

Grecia/Ue: dopo QE, e aspettando Tsipras, Ue nella bufera, Italia euforica

Scritto per EurActiv.it il 24/01/2015

La più serena, e magari la più saggia, appare Angela Merkel: la cancelliera tedesca assorbe senza scomporsi -e, anzi, attutisce- la bufera sulle decisioni di Mario Draghi, su cui lei non si pronuncia, rispettando –dice- l’autonomia della Bce; sopporta l’indigestione fiorentina di Matteo Renzi; e stempera le fibrillazioni sul voto in Grecia, negando che questi siano “giorni decisivi” per ‘Ue e l’euro.

Ma intorno a lei è una ridda di dichiarazioni e di ansie, complice quella ‘fiera delle vanità’ mondiale che è il Forum di Davos in Svizzera, dove nulla si decide, ma tutto si discute. I botta e risposta si susseguono, prima e dopo che la Banca centrale europea vari in Quantitative Easing, cioè l’acquisto di bond per 60 miliardi di euro al mese fino a settembre 2016 e una condivisione dei rischi al 20%.

QE: una ridda di pareri

E’ chiaro che i banchieri di tutta Europa, Draghi compreso, e i campioni del rigore sono preoccupati che basti l’annuncio del QE a frenare le riforme nei Paesi che ancora le debbono fare o ultimare. E non basta a rassicurarli la solita carambola verbale del premier italiano, che, magari galvanizzato dall’incoraggiamento della Merkel, assicura che ora metterà “il turbo” alle riforme. La cancelliera, comunque, invita ad “evitare segnali che indeboliscano gli sforzi per le riforme”.

Nonostante l’ok della Corte di Giustizia dell’Ue alla Bce, non tutti al Nord sono certi che la mossa di Draghi rispetti i Trattati. Il presidente della Bundesbank Jens Weidman, che il QE non l’ha né approvato né digerito, ribadisce il suo scetticismo: la decisione comporta dei “rischi”, i governi possono essere indotti a trascurare “la salute dei conti pubblici”.

Draghi non contraddice la Merkel. Anzi, l’asseconda: “Bisogna fare le riforme –dice-, che danno più credibilità” alla ripresa; e, a tal fine, i governi europei “raddoppino gli sforzi”, sui fronti della competitività e del lavoro-; anche se quello che davvero serve “è una vera unione economica”. Quanto allo spettro dell’uscita della Grecia dall’euro, ne “soffrono tutti”.

Italia: clima di euforia

In Italia, però, c’è quasi un clima d’euforia. Confindustria stima che il QE farà crescere il Pil dell’1,8% in due anni –una percentuale stratosferica, rispetto ai dati da recessione  cui siamo ormai abituati- e farà risparmiare alle aziende 3,2 miliardi di euro in interessi. Il governatore di BankItalia Ignazio Visco sostiene che “l’Italia va nella direzione giusta”, che sta tornando “la fiducia col rilancio di consumi, investimenti e occupazione” e che il programma della Bce sarà “efficace per entità e durata”.

Neppure l’ipotesi che l’Ue possa chiederci una correzione del deficit superiore allo 0,25% del Pil pattuito preoccupa il governo, che afferma di avere fornito alla Commissione europea tutti i dati richiesti, o i mercati. Il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan è certo che “l’esame di marzo dell’Ue non è un problema” ed esclude ulteriori manovre. Per lui, le misure della Bce sono “importanti” e vanno “nella giusta direzione”, come “sostegno alla ripresa e spinta alla crescita”.

Eppure, gli indicatori economici continuano a non essere buoni: l’Fmi ci taglia le stime di crescita, già modeste, per il 2015 e ’16 e lo stesso fa Confindustria, prima di entusiasmarsi per il QE.

Grecia: il caldo e il freddo

Dalla Grecia, e sulla Grecia, arrivano segnali contraddittori: Alexis Tsipras, leader di Syriza, partito di sinistra radicale, in testa nei sondaggi, modula i linguaggi a seconda che parli sulle piazze greche o sui giornali europei. Nei comizi, sfida l’Ue e la troika: “Non rispetteremo gli accordi con la troika fatti dai governi precedenti. L'austerità non fa parte dei Trattati'. Nelle interviste, è più morbido: vuole rinegoziare gli impegni con l’Unione e respinge il ‘soccorso nero’ di Marine Le Pen, eurofobo e xenofobo, perché “il voto a noi è un voto contro fascismi”.

Intorno alla Grecia, l’Unione soffia il caldo e il freddo. Wolfgang Schaeuble, ministro delle Finanze tedesco, è rigido: “La Grecia è fuori, se si rifiuta d’attuare le riforme”. Jeroen Dijsselbloem, presidente dell’Eurogruppo, olandese, è meno drastico: “Lavoreremo con chiunque vinca le elezioni in Grecia … Se serve, noi siamo pronti a fare di più … L’Eurozona resterà intatta”. Il governatore Visco intravvede un “rischio di frammentazione finanziaria”, ma è convinto che “gli Stati interverranno”.

Nessun commento:

Posta un commento