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martedì 27 gennaio 2015

Is: i curdi si riprendono Kobane, la Stalingrado del Califfo

Scritto per Il Fatto Quotidiano del 27/01/2015

Forse, una svolta. O, forse, solo un episodio nella guerra in Siria e Iraq contro le milizie integraliste del sedicente Califfato: i peshmerga, i guerriglieri curdi, si sono ripresi Kobane, la città al confine tra Siria e Turchia, dove gli jihadisti avevano spinto l’estate scorsa la loro offensiva che pareva allora vittoriosa.

L’enclave curda, che potrebbe rappresentare in questo conflitto quello che Stalingrado significò nella Seconda Guerra Mondiale, era assediata dal 16 settembre.

La fonte, l’Osservatorio siriano per i diritti umani, è di parte. Ma vi sono immagini che avallano l’informazione. Da tempo, qui, l’inerzia del conflitto era cambiata, anche grazie ai raid e ai droni della coalizione messa insieme dagli Stati Uniti. Nei giorni scorsi, a Londra, il segretario di Stato Usa John Kerry l’aveva detto: “Abbiamo fermato l’avanzata integralista”. Ma, ora, il Dipartimento di Stato è prudente: "La battaglia continua".

Raid a parte, l’Occidente, però, è rimasto a guardare, limitandosi ad armare i peshmerga, uomini e donne determinati a difendere le loro case. E la Turchia, coi carri schierati al di là del confine, ben in vista, s’è limitata a gestire alla bell’e meglio l’emergenza umanitaria.

Al fronte, va male. Anche perché vendere petrolio di straforo è meno lucroso, col crollo dei prezzi, e comprarsi armi diventa più complicato. Così, lo Stato islamico sfoga la frustrazione seminando minacce: in un messaggio sul web, il portavoce Muhammad al Adnani esorta i lupi solitari ad agire in Europa. Intitolato "Die in your rage" (“Muori nella tua furia”), il testo incita a “colpire i crociati nel loro territorio e ovunque si trovino” e rinnova la "chiamata ai mujaheddin in Europa": “Ci vedremo a Roma”.

"Avete visto –aggiunge al Adnani- che cosa un singolo musulmano ha saputo fare con il Canada ed il suo Parlamento; e che cosa i nostri fratelli hanno fatto in Francia, Australia, Belgio". Riferimenti ad attentati jihadisti in tutto il mondo: l'attacco al museo ebraico di Bruxelles in cui a fine maggio 2104 morirono quattro persone; il blitz di Ottawa del 22 ottobre, in cui un uomo armato uccise un soldato davanti al monumento ai caduti e poi entrò nel Parlamento canadese sparando; l’episodio di Sydney -15 dicembre-, quando un iraniano di confessione sunnita prese decine di ostaggi in un bar, uccidendone due; e infine gli attacchi di Parigi al settimanale satirico Charlie Hebdo e a un negozio kosher, che fecero 17 morti.

Ma l’odio del Califfato non è solo per l’Occidente: c’è "gioia" per la morte del re saudita Abdullah, "Chiediamo ad Allah di spedirlo all'inferno e di distruggere la casa regnante saudita".

Le milizie non sono in rotta solo a Kobane. Le truppe irachene hanno ripreso il controllo della città e della provincia di Diyala, riferisce un generale iracheno. E nella provincia di Anbar, a Ramadi, un comandante dell’Is è stato ucciso con quattro jihadisti, durante rastrellamenti cui partecipano reparti dell’esercito, forze di polizia e combattenti tribali.

Con altri mezzi, l’intelligence bracca i terroristi. Cinque giovani calciatori portoghesi, trasformatisi in miliziani jihadisti, potrebbero portare l’MI5 a Jihadi John, il cittadino britannico divenuto il boia del Califfato. Secondo il Mail Online, i giovani, trasferitisi a Londra e lì convertitisi all’Islam, sarebbero in Siria e avrebbero partecipato a produzione e distribuzione dei video delle esecuzioni degli ostaggi. Uno dei cinque, Fabio Pocas, 22 anni, veniva dalle giovanili dello Sporting Lisbona, dove aveva militato Cristiano Ronaldo: Pocas poteva sfondare nel calcio professionista inglese, ma ha preferito la causa integralista.

Proprio Jihadi John avrebbe sgozzato, tra sabato a domenica, uno dei due ostaggi giapponesi minacciati in un video diffuso la scorsa settimana. Giappone e Giordania cercano ora di salvare l’altro, il giornalista Kenji Goto, costretto a mostrare le immagini del compagno di prigionia ucciso. In cambio di Goto, gli jihadisti chiedono in rilascio di una terrorista aspirante kamikaze in carcere in Giordania.

Una notizia di segno opposto arriva dall’Australia, dove un ex sindacalista ed ex deputato laburista, Matthew Gardiner, 43 anni, ora in Siria a combattere coi curdi contro i miliziani, rischia l’ergastolo: la legge australiana, infatti, non fa distinzioni, che si combatta con i curdi o con gli jihadisti.

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