Scritto per EurActiv.it il 25/01/2015, su dispacci d'agenzia
"Quella di Syriza in Grecia è certamente una vittoria
importante. Ora vediamo le proposte che farà Alexis Tsipras. Contiamo che ne
vengano nuove opportunità di proseguire il cambiamento in Europa che noi
abbiamo avviato a favore della crescita, degli investimenti e della lotta
contro la disoccupazione". Lo dice Sandro Gozi, sottosegretario agli
Affari europei, mentre si delinea il successo del partito di Alexis Tsipras
nelle elezioni politiche greche.
Ma se l’Italia fa un’apertura di credito, c’è pure chi mette
subito paletti, come il presidente della Bundesbank Jens Weidmann, che a una tv
tedesca dice: “E’ interesse del governo greco fare le riforme necessarie a
risolvere i problemi strutturali del Paese. La Grecia deve aderire alle
condizioni del salvataggio”.
Domani alla
riapertura delle borse, quando ormai si conosceranno con esattezza le
dimensioni del successo di Syriza, gli operatori agiranno sapendo se il movimento
anti-austerity'avrà i 151 voti necessari per formare da solo il nuovo governo -ipotesi
meno gradita al mercato- o dovrà trovare alleati più moderati, come i
socialisti del Pasok o il To Potami del giornalista televisivo Stauros
Theodorakis.
Il governo italiano, nelle parole di Gozi, “rispetta” il risultato
del voto in Grecia ed è “pronto a lavorare con il nuovo governo greco”. Ma, in
Italia, i commenti politici della sinistra radicale sono tutti entusiasti,
mentre euro-critici di tutti gli schieramenti ed euro-scettici denunciano concordi
la sconfitta delle politiche Ue “rigore e riforme”.
Prima dell’inizio dell’Eurogruppo, domani, a Bruxelles, vi sarà
una colazione di lavoro dei cosiddetti ‘quattro presidenti’ (del Consiglio
europeo, del Parlamento euopeo, della Bce e dell’Eurogruppo stesso), per
valutare insieme la situazione.
L'Italia è
esposta verso la Grecia per circa 40 miliardi di euro, considerando prestiti
bilaterali e quote di partecipazione nel fondo salva-stati Esm, nella Bce e
nell'Fmi. Lo calcola Bloomberg secondo cui pù esposte del nostro Paese ci sono Germania
(60 miliardi) e Francia (46 miliardi).
I 322
miliardi di debiti della Grecia, secondo i dati del Ministero delle Finanze
greco resi pubblici alla fine del terzo trimestre 2014, sono solo per il 17% in
capo a soggetti privati. Il 62% è in capo ai governi dell'Eurozona, l’11% alla Bce e il 10% all'Fmi.
I governi
dell'Eurozona, tra prestiti bilaterali concessi in occasione del primo
salvataggio nel 2010 e fondi elargiti attraverso l'Esm, sono esposti
complessivamente per 195 miliardi di euro. Essi, inoltre, hanno sostenuto la
Grecia, in proporzione alle loro quote di partecipazione, anche tramite la Bce,
di cui l'Italia detiene il 12,3% del capitale, e l'Fmi, di cui il nostro Paese è
socio con il 3,2%. In sintesi, l'esposizione dell'Italia ammonta a circa 40
miliardi, più della Spagna (26 miliardi), dell’Olanda (12 miliardi) e di tutti
gli altri.
L'esito del
voto greco tiene in apprensione i mercati, preoccupati per il destino del
debito d’Atene. Gli analisti paiono però escludere reazioni isteriche, un po'
per l' ‘effetto paracadute' del Quantitative Easing lanciato giovedì dalla Bce
e un po' per il fatto che - dopo il piano d’aiuti condizionato alle misure di
austerity imposte dalla troika (Fmi, Ue, Bce) - l'esposizione verso i privati,
secondo i dati elaborati da Ig Markets, è scesa dal 59% al 17% del totale.
Insomma,
qualora dovesse aprirsi una discussione sul taglio del debito greco - punto
cardine del programma del movimento di Tsipras -, stavolta, a differenza che
nel 2010, il problema sarà in primo luogo dei governi e della istituzioni
europee (e non di banche e fondi): il timore del contagio è ridotto e l’impatto
sull’Eurozona potrebbe essere “marginale”.
Nessun commento:
Posta un commento