Scritto per il blog de Il Fatto Quotidiano lo 07/01/2015
Adesso, leggeremo e sentiremo frasi e propositi da
Apocalisse: l’inizio della fine, lo scontro finale, la sfida mortale, e via
dicendo. L’orrore e lo sgomento per la strage terroristica a Charlie Hebdo innescano
reazioni forti, propositi duri. Ed è sacrosantamente giusto dare la caccia ai
responsabili, mandanti ed esecutori, individuarli, catturarli e perseguirli.
E, poi, è difficile misurare le parole e le reazioni,
con la mente in tumulto e il pensiero ai colleghi che erano maestri d’ironia e
satira, due forme d’espressione che integralisti e terroristi aborrono, perché
implicano il mettersi in discussione e il sapere riconoscere i propri difetti e
le proprie colpe.
Ma, nella guerra al terrorismo, in un conflitto dov’è
in gioco la libertà, in tutte le sue sfaccettature, di fede religiosa, di linea
politica, pure di pensiero e d’espressione, noi dobbiamo avere la lucidità, la
fermezza e il coraggio di non tradire noi stessi e i valori che difendiamo.
E’ già successo, e solo pochi anni or sono, che, per
debellare i terroristi, ci siamo messi sul loro stesso piano: abbiamo
utilizzato metodi e strumenti che non appartengono più alla nostra civiltà,
anche se sono nella nostra storia; abbiamo negato loro giustizia e diritti,
quasi tornando alla legge del taglione; ci siamo affidati alle armi e alle
bombe, alle invasioni e alle occupazioni. E, intanto, dicevamo, con retorica
retriva, di volere vincere “la battaglia dei cuori e delle menti”.
E così, facendo d’ogni erba un fascio, abbiamo
alimentato ostilità e rancore nei nemici del dialogo, fra i proseliti
dell’odio; e, spesso, ce li siamo allevati in seno, nelle periferie del
degrado, là dove alligna il nuovo segregazionismo delle nostre metropoli.
Perché il nemico non è una religione, e neppure
un’etnia; lo scontro non è tra due civiltà, ma tra chi afferma la civiltà
dell’uomo, della parola, del pensiero, della solidarietà e della tolleranza, ovunque
egli stia, e chi la nega. E se ne esce vincitori non accettando di combattere
sul terreno dei ‘cattivi’, efferatezza e negazione dei diritti; ma restando
fermi sul nostro terreno, pietas per le persone e rispetto dei diritti.
Se no, vincono loro, i terroristi, gli integralisti,
gli oscurantisti. La Francia, l’Europa, l’Occidente non facciano proprie
formule xenofobe e non cerchino scorciatoie all'impegno di generazioni; e
rispondano con fermezza e all'unisono, colpendo i responsabili e non
criminalizzando gruppi o comunità.
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