Scritto per EurActiv.it il 12/01/2014
E venne il momento dei
bilanci, anzi del bilancio, quello ufficiale, della presidenza di turno
italiana del Consiglio dell’Ue: il presidente del Consiglio Matteo Renzi lo presenta
domani a Strasburgo, al Parlamento europeo in sessione plenaria, che ne farà
oggetto di dibattito. La pagina della presidenza è però ormai voltata: dal 1°
gennaio, ci pensa la Lettonia, il cui premier Laimdota Straujuma, infatti, illustrerà mercoledì all’Assemblea
comunitaria il proprio programma.
A giudizio di Palazzo
Chigi, il bilancio della presidenza di turno italiana non è scevro di
risultati, malgrado le difficoltà oggettive di un semestre intessuto di
scadenze istituzionali. Risultati ottenuti spendendo con oculatezza: su un
budget inizialmente stimato a 69,5 milioni di euro, i risparmi sono stati
dell’ordine del 15/20%.
L’avere assicurato una
transizione istituzionale senza intoppi e nei tempi previsti è annoverato come
merito: “L’Italia –dicono le fonti della presidenza- ha contribuito a garantire una
fluida transizione istituzionale: si sono insediati un nuovo Parlamento, una
nuova Commissione, un nuovo presidente del Consiglio europeo”. La candidatura
italiana di Federica Mogherini ad Alto Rappresentante per la politica estera e
di sicurezza europea avrebbe inoltre favorito l’intesa fra i Ventotto sul mosaico delle
nomine.
Fra i risultati politici della presidenza italiana, fonti vicine a Palazzo Chigi
citano la priorità posta, nell’azione dell’Ue, su crescita e occupazione; l’accettazione
del principio di maggiore flessibilità nel vaglio dei conti pubblici; il via
libera di massima al ‘piano Juncker’, che si propone d’innescare, con 21
miliardi di euro di finanziamenti pubblici, oltre 300 miliardi di investimenti.
Tutte cose che, però, vanno verificate nei prossimi mesi, per vagliare
l’aderenza tra indicazioni di massima e decisioni concrete.
Risultati sono stati ottenuti sul fronte dell’immigrazione, con
l’allestimento e l lancio della’operazione di sorveglianza congiunta della
frontiera esterna mediterranea ‘Tritone’, sotto l’egida di frontex, la
posizione comune sul pacchetto Clima – Energia 2030, un obiettivo di riduzione
delle emissioni di gas serra (almeno pari al 40% rispetto ai livelli del 1990),
un target per le energie rinnovabili (27%) e un obiettivo indicativo per quanto
concerne l’aumento dell’efficienza energetica (27%), che le consentirà di
svolgere un ruolo guida nella Conferenza di Parigi sul clima del marzo 2015.
Sui fronti internazionali, la presidenza italiana ha ottenuto una maggiore
trasparenza del negoziato Ue-Usa per una zona di libero scambio transatlantica
–proprio nei giorni scorsi, alcuni documenti negoziali sono stati resi
pubblici- e ha sancito l’accordo commerciali Ue-Canada; e ha contribuito ad
assicurare un migliore coordinamento e una maggiore dotazione della lotta
contro l’epidemia d’ebola. Oltre ad essere coinvolta in tutti gli aspetti del
complicato rapporto Ue-Ucraina-Russia, politici, economici, energetici.
Ovvio che, nella fase di transizione a un nuovo Parlamento e ad una nuova
Commissione, l’attività legislativa europea sia stata relativamente ridotta.
Anche qui, tuttavia, le fonti della presidenza segnalano la definitiva adozione
del meccanismo di risoluzione unico bancario, di nuovi strumenti in campo
fiscale per la lotta a frodi ed evasione e per una migliore tutela dei clienti
di banche ed assicurazioni: vi sono poi stati progressi nei settori dei
trasporti, delle tlc, degli Ogm –ogni Paese deciderà se vietarli o meno-,
dell’ambiente –sui sacchetti di plastica, è passata la linea più rigorosa
italiana-, mentre resta incompiuto, nonostante i progressi, l’iter legislativo
del ‘made in’ cui l’Italia tiene in modo particolare.
La presidenza italiana ha poi coinciso con l’adozione formale della
strategia europea per la macro-regione adriatico ionica e con passi in avanti
decisi verso l’adozione, che avverrà quest’anno, della strategia europea per la
macro-regione alpina.
Infine, su un fronte spesso trascurato mediaticamente, ma che proprio in
questi giorni acquisisce rilievo e visibilità, perché i valori europei sono
sotto attacco terroristico, l’Italia s’è data da fare e ancora si batte per
colmare una lacuna dell’Ue: l’assenza di un quadro giuridico e istituzionale
che consenta di confrontarsi periodicamente sul rispetto dei diritti umani e
dello stato di diritto all’interno dell’Unione e dei suoi partner.
Se, prima dell’adesione, il rispetto degli standard europei su legalità e
diritti umani è oggetto d’analisi da parte delle istituzioni, dopo l’adesione
tale controllo cessa completamente: un’incongruenza inaccettabile. Nel
Consiglio Affari Generali di dicembre, l’accordo è stato unanime sulla proposta
italiana di creare una meccanismo che consenta al Consiglio di esaminare e
dibattere periodicamente la situazione di stato di diritto, legalità e rispetto
dei diritti umani nell’Unione e in tutti gli Stati membri.
Nessun commento:
Posta un commento