La vittoria elettorale del Front National nel primo turno delle regionali francesi di domenica scorsa 6 dicembre è un tassello dello scenario apocalittico di Sottomissione, mi suggerisce acutamente come spunto la direttrice di Media Duemila Maria Pia Rossignaud. Sottomissione è il romanzo dello scrittore francese Michel Houllebecq, pubblicato in coincidenza –non ricercata- con la strage di Charlie Hebdo all’inizio dell’anno e che preconizza una Francia governata da un partito islamico che nel 2022 batte il Front National.
Raccolgo volentieri
lo spunto. Ma, invece di partire da una cronaca dell’accaduto, preferisco
lanciarmi in un racconto di fantascienza, con la speranza che diventi un
pronostico vincente: domenica prossima 13 dicembre la disfatta del FN nel
ballottaggio delle regionali francesi darà forte e chiaro il segnale della
riscossa dello ‘spirito repubblicano’, che è anche ‘spirito cartesiano’, sulla
paura e sulla rabbia.
Finirà 11 regioni a
due, con il FN vincente solo là dove Marine, la figlia e zia, e Marion,
comunque sia la nipote, l’hanno fatta da padrone al primo turno, nel Nord–Pas
de Calais–Piccardia e tra Alpi, Provenza e Costa Azzurra. Ovunque altrove,
anche dove xenofobi e qualunquisti, anti-Islam e anti-Europa, sono arrivati in
testa al primo turno, la convergenza repubblicana prevale. Come accadde nel
2002, quando, di fronte all’eventualità di ritrovarsi all’Eliseo Jean-Marie Le
Pen, oggi il padre e il nonno, i francesi lo sommersero al ballottaggio sotto
oltre l’82% di voti –al secondo turno, non ne ebbe di più che al primo-.
Certo, oggi le condizioni
sono diverse dal 2002, la credibilità delle istituzioni (e dei leader, oltre
che dei partiti) s’è ulteriormente assottigliata, la minaccia del terrorismo è
incombente in Francia – ma allora eravamo a meno di un anno dall’attacco
all’America dell’11 Settembre – e ovunque in Europa, la pressione dei migranti
è altissima, gli strascichi della crisi economica ancora pesanti. Ma i
francesi, giustamente critici e insoddisfatti dei loro leader, e preoccupati
della sicurezza e dell’economia, hanno lo spirito critico per sottrarsi alle
false ricette di chiusura e contrapposizione.
S’è molto parlato, in
questi giorni, di leader populisti e/o popolari: se è vero che i leader
populisti sono spesso, anzi quasi sempre, popolari, perché brandiscono come
proprie idee e proposte che rispondono alle pulsioni di larga parte
dell’opinione pubblica, è però vero che noi abbiamo bisogno, in Francia, in Italia,
in Europa, di leader che acquistino popolarità battendosi per convincere la
gente a condividere opinioni giuste. Che guidino, invece di seguire e
assecondare.
Marine e Marion
sembrano il presente, ma sono il passato. Se dovessero stare nel futuro francese,
e se i loro cloni dovessero stare nel futuro nostro ed europeo, saremmo tutti
andati indietro. Seguendo loro, pifferaie di musiche già suonate, e dandola
vinta al Califfo. Che proprio lì ci vuole condurre, dove vive lui: nel passato.
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