Scritto per Il Fatto Quotidiano del 30/12/2015
Arrivano ancora da Bruxelles allarmi che angosciano
l’Europa alla vigilia del Capodanno: arresti che sventano attentati, spari dopo
un rocambolesco inseguimento. Ed è macabra l’eco delle parole del Califfo, che
sul terreno subisce smacchi, in Iraq a Ramadi e in Siria, dove gli jihadisti
perdono una diga, ma che proclama: “I raid non ci indeboliscono”, non crediate
di averci neutralizzato.
L’audio-messaggio di Santo Stefano è un invito
all’azione ai soldati della Jihad isolati in Europa o altrove: cellule autonome
o guerrieri solitari possono passare all’azione, senza un coordinamento e senza
seguire disposizioni precise.
Intanto, il Pentagono annuncia che dieci leader
del sedicente Stato islamico, almeno due dei quali collegati alle carneficine
del 13 novembre a Parigi, sono stati uccisi in raid aerei negli ultimi giorni.
Tra essi, c'è Charaffe al Mouadan, noto come ‘Souleyman’, in rapporto con la
mente degli attacchi del mese scorso Abdelhamid Abaaoud. Moudan, ucciso in un
raid sulla Siria il 24 dicembre, stava progettando, secondo le fonti, nuovi
attacchi. Mouadan, 26 anni, cresciuto
in un sobborgo di Parigi, era stato arrestato nell'ottobre 2012, quando voleva partire
con due amici per lo Yemen o l'Afghanistan, passando per la Somalia. Nonostante
fosse in libertà vigilata, nel 2013 riuscì a recarsi in Siria. Era amico di uno
dei kamikaze del Bataclan, Samy Amimour.
Un altro capo jihadista coinvolto nei
fatti di Parigi e ora eliminato è Abdul Qader Hakim, vittima d’un bombardamento
su Mosul il 26 dicembre. Pure ucciso Siful Haq Sujen, un bengalese che studiò
in Gran Bretagna, uno degli hacker del Califfo. "Stiamo colpendo la testa
del serpente, ma non l’abbiamo ancora spezzata e può ancora mordere",
commenta il Pentagono.
Sul terreno e qui da noi. L’allarme che
arriva da Bruxelles echeggia quello diramato dopo Natale dalla polizia
austriaca, messa sul chi vive da “una intelligence amica” su possibili attacchi
entro l’anno in diverse capitali europee.
I presunti terroristi arrestati a Bruxelles volevano
colpire "luoghi emblematici" della capitale belga, nonostante lo stato
di allerta elevato dopo le stragi di Parigi -3 su 4, significa attacco
“possibile”- e la caccia all’uomo a
Molenbeek che ne seguì. Le autorità lamentano scarsa collaborazione da parte
della popolazione musulmana.
Nelle perquisizioni tra domenica e lunedì a Bruxelles
e dintorni, nel Brabante fiammingo e a Liegi, sono stati sequestrati materiale
informatico e di propaganda dell’Is e da addestramento militare. Sei i fermati;
due sono poi stati arrestati –i loro nomi non sono stati diffusi-: sono
accusati di minaccia d’attentati e reclutamento di terroristi.
Per i media belgi, nel mirino c'era il quartier generale
della polizia belga vicino alla Grand Place: è stato deciso d’aumentare la
sorveglianza, di cambiare gli orari d’apertura e d’alzare lo stato d’allerta
dei militari che presidiano le strade.
Non aveva invece rapporto col terrorismo
l’inseguimento con sparatoria, sempre a Bruxelles: un’auto francese che cercava
di sottrarsi a un posto di blocco s’è schiantata contro una barriera; feriti e
arrestati i due occupanti.
Fra i segnali di allarme, una notizia positiva: una
cantante di 31 anni, Laura Croix, colpita sei volte al Bataclan il 13 novembre,
sottoposta a dieci interventi chirurgici, rimasta in coma per un mese, s’è
risvegliata e ha ripreso a comunicare e a parlare: lo ha rivelato il fratello
Sebastien, “fa domande, ha terribili incubi”.
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