Su quel che resta della presidenza di Barack Obama, 13 mesi e un pezzo, i repubblicani volano alti e larghi come avvoltoi, aspettando di spartirsene la carcassa: la scorsa notte, il Senato, controllato dall’opposizione conservatrice, ha dato l’ok a misure contro l’Obamacare, la riforma sanitaria, finora l’unico lascito tangibile del primo nero alla Casa Bianca. Poco prima, nella scia della strage di San Bernardino, democratici e repubblicani s’erano fronteggiati sull’inasprimento dei controlli sulle vendite di armi; e i conservatori erano riusciti a bloccare qualsiasi novità.
Certo, se a succedere
ad Obama sarà un altro democratico, come Hillary Clinton, i repubblicani
dovranno rinviare i loro banchetti. Per ora, però, Obama deve difendersi da
solo: il voto contro l'Affordable Care Act è passato con 52 sì e 47 no; la Casa
Bianca può bloccarne l’iter, con il veto. La legge, che torna ora al vaglio dei
deputati, elimina i sussidi federali per l'assicurazione sanitaria di circa 6
milioni di cittadini a reddito medio-basso e interventi per i più poveri.
Sulle armi, i democratici,
più sospinti da Obama che di buzzo loro, puntavano a introdurre l'obbligo di maggiori
controlli su chi acquista le armi nelle fiere o nei mercati dell'usato e su
Internet; e volevano sanare un vuoto normativo che consente ai sospettati di
terrorismo di comprare armi ed esplosivi. Per giustificare i loro no, i repubblicani
hanno addotto i rischi di errori o d’omonimia.
Battuto un’ennesima volta
su questo fronte, Obama ha ricordato le vittime della
strage in California all’accensione dell'albero di Natale nazionale, davanti
alla Casa Bianca. "Questo è il momento più felice dell'anno –ha detto, con
accanto la first lady Michelle e le due figlie-, ma ci sono concittadini che
hanno il cuore affranto, che soffrono per i loro cari, soprattutto a San
Bernardino".
Quasi alla stessa
ora, una sparatoria scoppiava in un Wal-Mart di Darien, nei pressi di Chicago:
bilancio, un ferito e un uomo in fuga dopo un litigio finito a pistolettate.
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