Scritto il 26/12/2015
Molti colleghi e amici, bene informati, da buoni
giornalisti, mi chiedono se sia vero che ho lasciato La Presse e perché. Lo
confermo: è vero. Quella conclusasi il 21 dicembre è stata un’esperienza di
lavoro breve – poco più di otto mesi -, in un’Azienda molto dinamica e con una
redazione che ha nella rapidità e nella flessibilità, oltre che nella
freschezza e nell'entusiasmo, punti di forza importanti.
La mia uscita non è frutto di recriminazioni: sono riconoscente
all’Azienda e al direttore Antonio Di Rosa, collega ed amico dagli esordi
professionali, per la fiducia accordatami.
Ho deciso di interrompere l’esperienza in anticipo sul
previsto per una somma di motivi: hanno certamente pesato la sensazione
d’essere fuori luogo –io pensionato- occupando una posizione potenziale da “posto
fisso”, quando moltissimi giovani colleghi s’arrabattano in avvilenti
precariati; e pure il desiderio d’essere più padrone del mio tempo e di potermi
dedicare con maggiore continuità ai temi che più mi appassionano e dove sono
meno incompetente. Ma il punto cruciale è che non sono mai riuscito a rendermi
e a sentirmi utile, non avendo mai trovato la giusta sintonia con l’Azienda e
con il prodotto.
Di qui, la decisione di lasciare.
Di qui, la decisione di lasciare.
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