Scritto per Il Fatto Quotidiano del 22/12/2015
Molti erano convinti che l’ ‘opposizione moderata
siriana’, contro il regime di Assad e gli sgherri del Califfo, fosse una sorta
di luogo mitico della diplomazia occidentale, inconsistente sul terreno ed
attiva solo con qualche comunicato da Londra del loro Osservatorio in esilio.
Ed ecco che salta fuori, di colpo, la Brigata della Missione segreta, a rivendicare
l'omicidio di Samir Qantar, dirigente di Hezbollah eliminato due notti fa con
un raid missilistico su Damasco – un assassinio subito attribuito dal movimento
sciita libanese a Israele -.
Vatti a fidare delle apparenze, ma pure delle
dichiarazioni ufficiali: in Siria, nulla, o quasi, è come appare e le alleanze
sono giochi di specchi. La rivendicazione della Brigata va presa con beneficio
d’inventario, ma non va neppure scartata a priori. Potrebbe essere che tutti hanno un po’
di ragione: la Brigata potrebbe avere agito, magari inconsapevolmente, perché
infiltrata, su input israeliano.
Così come va riferita con distacco l’assicurazione del
portavoce di Putin, Dmitri Peskov, secondo cui le operazioni militari russe n
Siria sono condotte nel rispetto del diritto internazionale, "incluse le
parti che regolano o vietano l'uso di tipi di armi specifici": i russi,
cioè, smentiscono i rapporti delle organizzazioni per la difesa dei diritti
umani, che denunciano il ricorso a bombe a grappolo durante i raid.
Non ci sono elementi oggettivi e indipendenti che
avallino le illazioni dell’Osservatorio o inficino quelle di Peskov. Ma lo
stesso Putin ha evocato, a due riprese, il possibile impiego dell’atomica in
Siria: Mosca è pronta ad andare per le spicce, se necessario, per liquidare il
Califfo e i suoi jihadisti. Né tranquillizza l’assicurazione del presidente
Obama che il sedicente Stato islamico non è in grado di distruggere gli Stati
Uniti: resta piuttosto da vedere se è vero il contrario, cioè che gli Stati
Uniti e i loro alleati possono distruggere lo Stato islamico.
Ma torniamo a Damasco. La Brigata è una delle tante
formazioni che formano il Libero Esercito Siriano, braccio armato
dell'opposizione sunnita non jihadista al regime di Assad. In un video, il
gruppo afferma di aver ucciso Qantar e la sua scorta con una "operazione
mirata" condotta insieme a un'altra fazione insurrezionale, la 'Brigata
dei Cavalieri di Horan'.
Un portavoce anonimo, circondato da miliziani in
quella che sarebbe una sala operativa, smentisce “quanto sostenuto da
Hezbollah, secondo cui sarebbe stato un bombardamento aereo sionista" ad
eliminare Qantar. "Le affermazioni del Partito di Satana", prosegue
il portavoce, giocando sul nome di Hezbollah, 'Partito di Dio', "sono solo
un tentativo d'indebolire lo spirito dei nostri combattenti".
A Beirut, dove si celebravano i funerali di Qantar,
Sayyed Hashem Safeieddin, numero due di fatto del movimento sciita libanese alleato
del regime di Assad, non ha però dato credito alla Brigata e s’è rivolto allo
Stato ebraico, che “pagherà caro l'omicidio”: "Se gli israeliani pensano di
avere chiuso il conto con noi si sbagliano di grosso", perché “ne hanno invece
aperti parecchi di più". Hassan Nasrallah, leader di Hezbollah, ha detto
che gli israeliani hanno colpito con missili lanciati da aerei.
A Mosca, è intanto risultato "illeggibile"
il contenuto della scatola nera del caccia russo Sukhoi24M abbattuto da due F16
turchi il 24 novembre lungo il confine con la Siria: già si sapeva che la scheda
di memoria estratta venerdì dall'apparecchiatura era danneggiata, ma un'analisi
più approfondita ha ora rivelato che estrarne i dati di volo è impossibile. Il
che non contribuisce a smorzare le tensioni tra Russia e Turchia. Il governo di
Ankara ha cattivi rapporti nella Regione, oltre che con la Russia, con i curdi
ovunque siano, con il regime di Assad e con il governo di Baghdad, che dovrebbero
essere tutti suoi alleati contro gli jihadisti. Si direbbe che tutto fili
liscio solo con il Califfato, che dovrebbe essere il nemico, ma che, invece,
sarebbe partner d’affari.
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