P R O S S I M A M E N T E

Buone Feste - Sereno Natale - Un 2017 Migliore - Buone Feste - Sereno Natale - Un 2017 Migliore - Buone Feste - Sereno Natale - Un 2017 Migliore

sabato 12 dicembre 2015

Libia: l'incursione degli jihadisti a Sabrata innesca l'accordo. terrà?

Scritto per Il Fatto Quotidiano del 12/12/2015

Se basta una scorribanda delle milizie del sedicente Stato islamico, con una trentina di Toyota d’ordinanza e le bandiere nere, per accelerare il processo di pace in Libia, allora ben venga l’esibizione muscolare, vera e propria toccata e fuga, secondo testimoni oculari, della soldataglia jihadista a Sabrata, a Ovest di Tripoli: mai gli uomini del Califfo s’erano spinti fin laggiù, a decine di chilometri dal confine con la Tunisia: una zona importante pure per l’Eni. C’è il sospetto che i miliziani siano giunti dalla Tunisia: dalla Sirte, loro roccaforte libica, a Sabrata il viaggio è lungo e passa per Misurata e Tripoli, città sotto il controllo di gruppi islamisti, ma –per quanto se ne sa- finora ostili alla causa integralista.

Poche ore dopo la notizia dell’incursione, giunge quella di un accordo tra i Parlamenti di Tobruck  - quello riconosciuto dalla comunità internazionale - e di Tripoli, quello islamista, che ora sarebbero pronti a firmare il 16 dicembre l’intesa per un governo di unità nazionale proposto dalle Nazioni Unite. Lo annunciano i capi delle due delegazioni che negoziano a Tunisi.

La novità è in palese contraddizione con altre dichiarazioni dei giorni scorsi ed è tutta da verificare: non sarebbe la prima volta nella vicenda libica che un accordo viene dichiarato, ma non attuato. Però, la novità elettrizza l’inviato speciale dell’Onu per la Libia Martin Kobler: “E’ partito il conto alla rovescia per la pace, la sicurezza e della stabilità”. Per Kobler, a Tunisi “c’è stato largo consenso sul fatto che solo la rapida firma dell’intesa può restituire unità al paese”. Carica d’attesa l’atmosfera a Roma, dove va avanti la maratona diplomatica mediterranea (e non solo), che si concluderà domenica con una conferenza internazionale dedicata alla Libia.

Ma torniamo a Sabrata, un sito archeologico patrimonio dell'umanità per l’Unesco: si direbbe che il Califfo sia attirato dalle vestigia del passato, magari –come già accaduto a Palmira e a Ninive- per danneggiarle e tenere con il fiato sospeso quegli occidentali fanatici delle vecchie pietre. Pick-up armati si sono installati nel centro della città, montando dei checkpoint: secondo i media libici, gli jihadisti “parevano tutti tunisini". “Dopo una trattativa con il Consiglio municipale - volevano tre loro compagni catturati da una banda rivale-, si sono allontanati” dal centro.

E, nella notte tra giovedì e venerdì, se ne sarebbero proprio andati: la città sarebbe di nuovo sotto controllo delle tribù. Sabrata è capoluogo della municipalità di Sabrata e Sorman: con l’attuale Tripoli e Leptis Magna, un altro gioiello archeologico, è una delle tre città da cui trae nome la Tripolitania.

Resta da capire il senso dell’incursione. Cauto il ministro degli Esteri Gentiloni, dopo un incontro col collega russo Lavrov: "Le notizie di rafforzamento (delle milizie jihadiste, ndr) in altre zone" della Libia "vanno verificate”. E’ comunque essenziale che la diplomazia sia più veloce della crescita del Califfato in Libia: è “una corsa contro il tempo per stabilizzare la Libia” prima che al-Baghdadi, che qui avrebbe cercato riparo dai bombardamenti in Siria e in Iraq ad opera di americani e loro alleati, russi e lealisti di Assad, la ‘annetta’. Lavrov esclude però bombardamenti sulla Libia.

Nei giorni scorsi, le milizie si erano spinte ad est della Sirte verso Agedabia, dove starebbero preparando attacchi ai pozzi di petrolio. Ma una volta che giunsero – mesi fa - a Derna, vennero punite dall’aviazione egiziana che inflisse loro gravi perdite.

A Roma, la diplomazia cerca di avviare la transizione: in Siria per ora, in Libia domani. La Siria è il territorio dove le grandi potenze cercano di fiaccare con le armi il sedicente Stato islamico. Lavrov rileva che Il Paese è controllato al 70% dagli jihadisti. "I militari russi colpiscono in modo durissimo", fa sapere da Mosca Putin: la Russia starebbe fornendo sostegno anche ai ribelli anti-Assad del Libero esercito siriano – affermazione che desta, però, perplessità -.

Nessun commento:

Posta un commento