Scritto per Il Fatto Quotidiano del 12/12/2015
Se basta una scorribanda delle milizie del sedicente Stato
islamico, con una trentina di Toyota d’ordinanza e le bandiere nere, per
accelerare il processo di pace in Libia, allora ben venga l’esibizione
muscolare, vera e propria toccata e fuga, secondo testimoni oculari, della
soldataglia jihadista a Sabrata, a Ovest di Tripoli: mai gli uomini del Califfo
s’erano spinti fin laggiù, a decine di chilometri dal confine con la Tunisia:
una zona importante pure per l’Eni. C’è il sospetto che i miliziani siano giunti
dalla Tunisia: dalla Sirte, loro roccaforte libica, a Sabrata il viaggio è
lungo e passa per Misurata e Tripoli, città sotto il controllo di gruppi
islamisti, ma –per quanto se ne sa- finora ostili alla causa integralista.
Poche ore dopo la notizia dell’incursione, giunge quella di
un accordo tra i Parlamenti di Tobruck -
quello riconosciuto dalla comunità internazionale - e di Tripoli, quello
islamista, che ora sarebbero pronti a firmare il 16 dicembre l’intesa per un
governo di unità nazionale proposto dalle Nazioni Unite. Lo annunciano i capi
delle due delegazioni che negoziano a Tunisi.
La novità è in palese contraddizione con altre dichiarazioni
dei giorni scorsi ed è tutta da verificare: non sarebbe la prima volta nella
vicenda libica che un accordo viene dichiarato, ma non attuato. Però, la novità
elettrizza l’inviato speciale dell’Onu per la Libia Martin Kobler: “E’ partito
il conto alla rovescia per la pace, la sicurezza e della stabilità”. Per
Kobler, a Tunisi “c’è stato largo consenso sul fatto che solo la rapida firma
dell’intesa può restituire unità al paese”. Carica d’attesa l’atmosfera a Roma,
dove va avanti la maratona diplomatica mediterranea (e non solo), che si
concluderà domenica con una conferenza internazionale dedicata alla Libia.
Ma torniamo a Sabrata, un sito archeologico patrimonio
dell'umanità per l’Unesco: si direbbe che il Califfo sia attirato dalle
vestigia del passato, magari –come già accaduto a Palmira e a Ninive- per
danneggiarle e tenere con il fiato sospeso quegli occidentali fanatici delle
vecchie pietre. Pick-up armati si sono installati nel centro della città,
montando dei checkpoint: secondo i media libici, gli jihadisti “parevano tutti
tunisini". “Dopo una trattativa con il Consiglio municipale - volevano tre
loro compagni catturati da una banda rivale-, si sono allontanati” dal centro.
E, nella notte tra giovedì e venerdì, se ne sarebbero proprio
andati: la città sarebbe di nuovo sotto controllo delle tribù. Sabrata è capoluogo
della municipalità di Sabrata e Sorman: con l’attuale Tripoli e Leptis Magna, un
altro gioiello archeologico, è una delle tre città da cui trae nome la
Tripolitania.
Resta da capire il senso dell’incursione. Cauto il ministro degli
Esteri Gentiloni, dopo un incontro col collega russo Lavrov: "Le notizie
di rafforzamento (delle milizie jihadiste, ndr) in altre zone" della Libia
"vanno verificate”. E’ comunque essenziale che la diplomazia sia più
veloce della crescita del Califfato in Libia: è “una corsa contro il tempo per
stabilizzare la Libia” prima che al-Baghdadi, che qui avrebbe cercato riparo
dai bombardamenti in Siria e in Iraq ad opera di americani e loro alleati,
russi e lealisti di Assad, la ‘annetta’. Lavrov esclude però bombardamenti
sulla Libia.
Nei giorni scorsi, le milizie si erano spinte ad est della
Sirte verso Agedabia, dove starebbero preparando attacchi ai pozzi di petrolio.
Ma una volta che giunsero – mesi fa - a Derna, vennero punite dall’aviazione
egiziana che inflisse loro gravi perdite.
A Roma, la diplomazia cerca di avviare la transizione: in
Siria per ora, in Libia domani. La Siria è il territorio dove le grandi potenze
cercano di fiaccare con le armi il sedicente Stato islamico. Lavrov rileva che Il
Paese è controllato al 70% dagli jihadisti. "I militari russi colpiscono
in modo durissimo", fa sapere da Mosca Putin: la Russia starebbe fornendo
sostegno anche ai ribelli anti-Assad del Libero esercito siriano – affermazione
che desta, però, perplessità -.
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