Scritto, in versioni diverse, per LaPresse, www.GpNewsUsa2016.eu e Formiche.net il 20/12/2016
Donald
Trump è “il miglior reclutatore” del sedicente Stato islamico, con le sue “sortite
razziste” e la sua campagna contro i musulmani, cui vuole vietare l’ingresso
negli Stati Uniti. Hillary Rodham Clinton ha usato il
terzo dibattito in diretta televisiva fra gli aspiranti alla nomination democratica
alla Casa Bianca per attaccare più il battistrada fra i repubblicani che i suoi
innocui rivali interni.
Sul palco di Manchester, nel New
Hampshire, dove il 9 febbraio ci saranno le primarie, e in diretta televisiva sulla Abc, la Clinton e gli altri
aspiranti democratici, il senatore del Vermont Bernie Sanders, che giocava
quasi in casa, e l’ex governatore del Maryland Martin O’Malley hanno anzi
mostrato molto fair-play reciproco, pur se non sono mancati punti di frizione.
Tutto il confronto s’è sviluppato su un
doppio binario, la sicurezza nazionale e la lotta al terrorismo – qui, la
Clinton ha detto “no” a nuove guerra e che armare le persone non è una
risposta, ribadendo d’essere favorevole a inasprire i controlli sulle vendite
di armi -; e l’economia – qui, la Clinton ha ripetuto di volere tassare di più
i ricchi, mentre ha escluso maggiori tasse alla classe media -.
Sanders, che si autodefinisce ‘socialista’
e che è l’antagonista più quotato della ex first lady, che però quasi lo doppia
nei sondaggi fra i potenziali elettori democratici, dove O’Malley raccoglie
scarso credito, s’è differenziato dall’ex segretario di Stato; ha sostenuto che
la fine del regime d’Assad in Siria non è una priorità e l’ha criticata sui
rapporti con la finanza di Wall Street.
Il senatore si presentava al dibattito
dopo un vortice di polemiche, perché la sua campagna aveva, forse
inavvertitamente, sottratto dati a quella di Hillary, ponendosi in contrasto
con la Commissione elettorale democratico. Ma Sanders, che ha appena avuto
l’appoggio d’un grosso sindacato e che, forse anche grazie all’acquisizione dei
dati, ha raccolto in un solo giorno un milione di dollari, s’è subito scusato con
la ex first lady e pure con i suoi sostenitori per l’errore fatto.
“Non è il tipo d campagna che vogliamo
condurre”, ha detto il senatore. Hillary ha risposto: “Apprezzo sinceramente le
tue parole, Bernie. E’ molto importante che ci lasciamo alle spalle questo
problema”. Le due campagne collaboreranno all’inchiesta indipendente che dovrà
stabilire che cosa sia successo, anche a livello tecnico.
Pace fatta e
incidente chiuso, a dimostrazione dell’assenza di animosità in campo
democratico: nel primo dibattito, a ottobre, Sanders aveva già rinunciato ad
attaccare l’ex segretario di Stato sulla polemica per l’uso della mail privata
invece che di quella ufficiale, “parliamo di quel che interessa l’America
–aveva detto-, l’economia e il lavoro”.
Hillary è parsa molto rilassata e a suo
agio: ha scherzato su se stessa (“Tutti dovrebbero amarmi”) e sul ruolo del marito
Bill, l’ex presidente; ha citato, in chiusura, la saga di Star Wars di cui è appena
uscito l’ultimo episodio (“che la forza sia con voi”) e s’è pure presentata in
ritardo alla ripresa dopo la pausa, scusandosi.
L’agenda prevede altri tre dibattiti in
diretta televisiva fra gli aspiranti democratici. O’Malley se n’è lamentato
perché i repubblicani, che ne hanno già sostenuti 5, ne prevedono 11 (ma il
loro campo è molto più folto e la loro corsa molto più incerta).
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